RENZO FRANCABANDERA | Lo Stabile del Veneto continua la sua politica di favorire l’incontro di giovani interpreti provenienti dalla scuola con registi esperti, in un mix di formazione e pratica del lavoro. Era capitato con il progetto dedicato alla rilettura della Commedia dantesca e affidato a Fabrizio Arcuri, e si è ripetuto anche quest’anno con un allestimento shakespeariano, affidato alla guida di Veronica Cruciani.
Si tratta di un vero e proprio progetto professionale nel caso della Compagnia Giovani, parte del Protocollo d’Intesa tra Regione Veneto, Teatro Stabile del Veneto e Accademia Teatrale Veneta per la realizzazione di un’edizione transitoria del progetto Modello Te.S.eO. Veneto – Teatro Scuola e Occupazione.
Si è così arrivati dopo un periodo di prove (invero condizionato anche dai contagi e da alcune sessioni di lavoro da remoto della regista pur di garantire che lo spettacolo andasse in scena) a un allestimento de La dodicesima notte con caratteristiche di fruizione peculiari.
La regia si poggia felicemente sulla traduzione del testo fatta dalla poetessa Patrizia Cavalli, di recente scomparsa, e pubblicata da Nottetempo in una edizione che comprende anche La tempestaSogno di una notte di mezza estate Otello.
Si tratta di una scrittura che guarda già alla scena nel pensiero della poetessa e che incorpora una sorta di ginnastica verbale che attiva posture fisico-linguistiche e che la Cruciani accoglie in una rilettura tragicomica in cui ironia e critica sociale si fondono e vivono in una resa che, pur affidando alcuni ruoli doppi ad alcuni interpreti, vede comunque un numero di attori importante.

ph Serena Pea

Quello che descriviamo è l’allestimento proposto per le repliche presso il Teatro Verdi di Padova nel Luglio scorso e che hanno visto il pubblico eccezionalmente ospitato su due gradinate rivolte verso la platea e poste in fondo al palcoscenico, condiviso con gli attori, con tutto il teatro a fare da fondale, in posizione quindi speculare rispetto a quella tradizionale. E infatti osserviamo andare in scena in platea, fra le poltrone, il naufragio con cui si apre La dodicesima notte con gli attori che mimano il mare grosso, il beccheggiare della nave, le corse fra poppa e prua per salvarsi.
La scenografia ulteriore si fonda su un lavoro installativo-oggettuale mobile e trasportabile, in un dialogo fra pop e kitsch che riguarda tanto le scene di Alberto Nonnato quanto i costumi di Lauretta Salvagnin e le luci disegnate da Roberto Raccagni. Si tratta dunque di una combinazione di segni coerente e volta, evidentemente, a favorire la lettura data dalla regista di un’opera che vuole trovare in modo esplicito un confronto con il contemporaneo.

E la questione riguarda anche e soprattutto il tema, che a lungo scorre già nella trama originale, dell’identità, del genere, del travestimento: affonda le radici nelle fonti stesse della scrittura shakespeariana, che guardava ai Menecmi di Plauto, all’origine di molti intrecci basati sullo scambio di identità, tra cui La commedia degli errori scritta da Shakespeare un decennio prima di questa.
Una declinazione ulteriore di queste tematiche si dette poi ne Gl’ingannati, commedia italiana della prima metà del Cinquecento attribuibile a Ludovico Castelvetro, e che viene riconosciuta in modo abbastanza unanime come guida per La dodicesima notte.
In realtà si tratta della sovrapposizione di due trame: la prima inizia con un naufragio in cui i gemelli Viola (Elisa Grilli) e Sebastiano (Gianluca Bozzale) vengono divisi dalla furia della natura, per incontrare separatamente il Duca Orsino (Leonardo Tosini) e la dama Olivia (Francesca Sartore). Il primo ama Olivia (a sua insaputa) ma costei sarà invece avvinta dal fascino del messaggero di Orsino, che è in realtà la giovane Viola che dopo la perdita del fratello si è camuffata da uomo per entrare al servizio del Duca. Da questo innamoramento discenderanno una serie di eventi e imprevisti che condurranno comunque a un lieto fine.
A questa vicenda principale si attorcigliano le spire grottesche e continuamente serpeggianti di una seconda trama, solo in apparenza secondaria, e ambientata per lo più alla corte di Olivia, vista un po’ come nave dei folli: ne sono protagonisti il giullare Feste, il maggiordomo Malvolio, la cameriera Maria, lo zio Sir Toby, il servo Fabian e Sir Andrew Aguecheek.
Cruciale il ruolo di Malvolio, oggetto della beffa degli altri cinque che alimenteranno le sue vane speranze sentimentali verso la sua padrona Olivia.

ph Serena Pea

La Cruciani fonda la lettura registica su due scelte fondamentali: la prima è quella di spingere al parossismo e alla traslitterazione comportamentale folle, estrema, questo spaccato sociale, perso in un eterno gioco adolescenziale di voluttà e inganni, di ammiccamenti e falsità; la seconda è quella di tornare in modo tragico sulla centralità della figura di Malvolio, personaggio che già ai contemporanei di Shakespeare apparve cruciale, tanto che la commedia stessa a lungo prese il suo nome. L’interpretazione di questo carattere dalle sfumature rancorose e nettamente contrapposte al mondo (finanche eccessivo e finto) che gli gira attorno, è affidato qui a Valeria Perdonò, da cui la regia riesce a trarre prima una comica maschera grottesca e poi una – a suo modo titanica e tragica – epopea dello sconfitto che culmina nella maledizione finale.

In buona sostanza questo ripensamento crea le basi per una sorta di monologo del patimento e della derisione dentro un coro di follie e scambi di identità da cui nessuno è al riparo. Oltre alla notevole prova di Perdonò, che arriva qui a una nuova maturità di segni espressivi e a una capacità tragica alimentata dalla dinamica dello spettacolo, è valido tutto il lavoro, più corale e cinetico, fatto con il resto della squadra sui vari personaggi, dalla falsamente ingenua e peccaminosissima Olivia di Sartore, alla versatilità fisica e ironica di Maria Celeste Carobene, sua dama di compagnia.
Restano nella mente anche l’espressività mimica di qualità di Gaspare Del Vecchio, interprete di Sir Andrew Aguecheek / Prete / Curio, la doppiezza melliflua di Cristiano Parolin nei panni di Feste, e la fisicità di Riccardo Gamba nella parte di Sir Toby Belch, parente di Olivia/Capitano della nave naufragata/Antonio. L’ulteriore puntualizzazione di alcuni attributi fisici dei personaggi interpretati da quest’ultimo potrà, nella ripresa del lavoro, permettere anche una più nitida leggibilità dei fatti iniziali, come pure l’introduzione di alcune pause nel ritmo convulso – sia fisico che di parola – della prima parte, potrebbe aiutare il buon lavoro corale a crescere ulteriormente, bilanciato dall’alleggerimento di alcuni segni che invece restano presenti più a lungo di quanto occorra all’intuitiva comprensione.
Parliamo comunque di eventuali piccoli aggiustamenti (peraltro comunque necessari per via del dover ripensare lo spettacolo per una fruizione speculare dalla platea) su un impianto di partenza già vivo e buono, che vede tutti gli interpreti coinvolti in una prova generosa, di continui cambi di costume e di attenzione all’azione fisica, anche grazie all’intenso lavoro sui movimenti di scena di Norman Quaglierini.

LA DODICESIMA NOTTE
di William Shakespeare

Traduzione Patrizia Cavalli
Regia e adattamento Veronica Cruciani
Personaggi e interpreti:
Orsino, duca d’Illiria/ Seconda guardia Leonardo Tosini
Viola, fanciulla naufragata, poi travestita da Cesario Elisa Grilli
Sebastiano, suo fratello gemello/Valentino, gentiluomo al seguito di Orsino Gianluca Bozzale
Olivia, contessa Francesca Sartore
Maria, sua dama di compagnia/ Prima guardia Maria Celeste Carobene
Sir Andrew Aguecheek, compagno di Sir Toby / Prete / Curio Gaspare Del Vecchio
Sir Toby Belch, parente di Olivia/ Capitano della nave naufragata /Antonio Riccardo Gamba
Malvolio, maggiordomo di Olivia Valeria Perdonò
Feste, buffone di Olivia Cristiano Parolin
Musici, nobili, marinai, maschere

assistente alla regia Sonia Soro
scene Alberto Nonnato
costumi Lauretta Salvagnin
luci Roberto Raccagni
drammaturgia sonora e musiche John Cascone
movimenti di scena  Norman Quaglierini
fonico Giacomo Venturi
sarta Barbara Odorizzi
foto Serena Pea
produzione TSV –  Teatro Stabile Veneto
Si ringrazia per la fornitura dello scooter elettrico F.lli Cazzola Moto Scooter

La Compagnia Giovani è parte del Protocollo d’Intesa tra Regione Veneto, Teatro Stabile del Veneto e Accademia Teatrale Veneta per la realizzazione di un’edizione transitoria del progetto Modello Te.S.eO. Veneto – Teatro Scuola e Occupazione (DGR n. 1796 del 15 dicembre 2021).