MATTEO BRIGHENTI | Una festa del talento. «Certo, questa prima edizione di Hystrio Festival al Teatro Elfo Puccini di Milano – commenta la direttrice artistica Claudia Cannella – è stata un tale successo in termini di qualità, presenza di pubblico e operatori, bella atmosfera ed energia positiva, che verrebbe da pensarla così». Il Festival è nato quest’anno, ma ha spalle forti, la rivista “Hystrio”, la redazione, i collaboratori, che sorreggono un’idea precisa: «essere una casa dove trovarsi per scoprire il meglio della scena under 35».
Grazie a Ministero della cultura (contributo a valere sul Fus 2022-24), Regione Lombardia, Comune di Milano e Fondazione Cariplo, che l’hanno reso possibile, Hystrio Festival ha costruito un cartellone di spettacoli e letture, dopo una lunga e capillare attività di ricerca, lettura e visione. Nulla viene scelto a scatola chiusa, in programma non ci sono né “prime nazionali” né work in progress: il Festival vuole dare visibilità a spettacoli già pronti per una loro possibile diffusione sul mercato del lavoro. «Le regole d’ingaggio delle compagnie – spiega Cannella – sono precise: regista ed età media dei componenti della compagnia sotto i 35 anni, non avere tra i produttori Teatri Nazionali o Tric, compenso a cachet/replica e scheda tecnica a nostro carico. Garantire questo tipo di sostenibilità economica – continua – è molto importante, ma diventa fondamentale su una piazza ambita, ma costosissima, come Milano».
Pac vi ha dato conto delle giornate di Hystrio Festival nel settembre scorso con i due articoli di Eugenio Mirone ed Elena Scolari. In questa intervista con Claudia Cannella ripercorriamo le scelte all’origine del Festival, le necessità a cui risponde, con un approfondimento sullo stato di salute della scena under 35. E lo sguardo rivolto già alla prossima edizione.
Come nasce l’idea di Hystrio Festival?
Hystrio Festival è la naturale evoluzione del Premio Hystrio che, nel corso dei suoi trent’anni di vita, si era già trasformato in una sorta di micro festival dedicato alla creatività giovanile in ambito teatrale. Nuove generazioni che tanta fatica fanno non solo a emergere, ma anche ad avere una semplice occasione di visibilità. E questa è la necessità a cui il festival vorrebbe rispondere: cioè offrire una “vetrina”, in una piazza e in un teatro ambiti come Milano e l’Elfo Puccini, a compagnie selezionate dalla direzione artistica e dai collaboratori di Hystrio in virtù di un’esperienza ultratrentennale di scouting sul campo.
Come si inserisce nel panorama dei festival nazionali?
L’ambizione è quella di aver immaginato e dato vita, lo scorso settembre, a un festival ancora mancante sulla scena italiana. Numerose sono le rassegne per giovani compagnie sulla penisola, ma un festival organizzato da una rivista di teatro di ormai consolidato prestigio, che si prende la responsabilità di selezionare “il meglio di… secondo noi…”, oltretutto lontana da logiche di convenienze produttive o politiche, ha un sapore diverso, innovativo e credibile.
Hystrio Festival è interamente dedicato alla scena italiana under 35.
La scelta di dedicare il festival agli under 35 (con precise regole d’ingaggio) è un po’ nel DNA di “Hystrio” che, da trent’anni, monitora l’attività delle nuove generazioni teatrali sia sulle pagine della rivista sia attraverso il Premio Hystrio, all’interno del quale esistono due concorsi molto partecipati, uno per attori under 30 (Premio Hystrio alla Vocazione) e l’altro per drammaturghi under 35 (Premio Hystrio Scritture di Scena).
C’è molta vitalità, ma che rischia di andare dispersa anche nelle sue espressioni più meritevoli. Le questioni-cardine intorno a cui ruota l’esistenza della scena under 35 riguardano risorse produttive limitate ma anche ipertrofia di un’offerta dalla qualità ondivaga, distribuzione quasi inesistente, modesta visibilità rispetto a pubblico e operatori. Con la situazione pandemica, non certo trascurabile, ad aggravare i problemi.
A fronte di una cronica e generalizzata mancanza di risorse, anche le aperture istituzionali all’under 35 molto spesso si sono rivelate troppo onerose per consentire alle compagnie di rispettare i parametri imposti. Allo stesso modo, la protezione produttiva di Teatri Nazionali e Tric, benché sulla carta virtuosa, ne ha in parte stravolto l’identità, realizzando prodotti poi non destinati alla circuitazione e vincolati alle regole degli entri produttori.
In generale, la visibilità delle compagnie e dei drammaturghi under 35 rimane relegata a un numero esiguo di repliche sul territorio nazionale. È di conseguenza assai complesso, per pubblico e operatori, riuscire a intercettare, nell’ipertrofia produttiva e nella rapidità di una politica culturale votata all’“usa e getta”, i talenti emergenti della giovane scena.
Come hai costruito il cartellone?
Il festival è frutto del lavoro, oltre che mio, della redazione di “Hystrio” (Ilaria Angelone, Valeria Brizzi, Arianna Lomolino, Alessia Stefanini) e degli oltre 40 collaboratori sparsi per l’Italia: mi viene quindi spontaneo usare i verbi al plurale.
Al momento, il festival è dedicato al lavoro di compagnie/artisti e alla drammaturgia, ma in futuro potrebbe anche ampliare il suo sguardo su altri generi e settori dello spettacolo dal vivo. È comunque in evoluzione perché, alla fine del triennio 2022-24, passeremo in progressione da 5 a 7 giorni, da 6 a 10 spettacoli, da 4 a 6 letture sceniche. Senza dimenticare le masterclass per organizzatori integrate al festival e le azioni del Premio Hystrio che il festival ha assorbito nel suo palinsesto (i due concorsi per giovani attori e drammaturghi, la mise en espace del testo vincitore di Scritture di Scena e la serata delle premiazioni).
Non solo spettacoli: in programma ci sono state anche le letture sceniche curate da Tindaro Granata per Situazione Drammatica nell’ambito del progetto Il copione per la promozione della drammaturgia contemporanea. Il teatro per Hystrio Festival è anche, se non soprattutto, teatro di parola?
Confesso di avere una predilezione per il teatro di parola, e questo in parte potrebbe aver influenzato alcune scelte in cartellone, anche se, per esempio, uno spettacolo come Le Etiopiche presentava l’intrecciarsi di diversi linguaggi: parola, danza, video… Ma non c’è alcuna preclusione: Hystrio Festival è aperto a tutti i generi e linguaggi e a tutto ciò che la scena under 35 può offrire, con la qualità come unico comune denominatore.
Per quanto riguarda le letture sceniche, aldilà del fatto che esiste un copione consegnato agli spettatori a ogni replica, oggetto concreto di carta e parole stampate, bisogna poi entrare nel merito di ogni singola scrittura, alcune delle quali sono tanto sperimentali da lasciar intravedere ipotesi di messinscena non necessariamente legate al teatro di parola “tradizionale”.
Hystrio Festival mette dunque al centro tanto le opere quanto gli artisti, tanto il teatro quanto il fare teatro? È l’opportunità per una comunità, solitamente dispersa qua e là, di ritrovarsi in un unico luogo, di parlarsi, di confrontarsi e anche, perché no, di scontrarsi e di criticarsi?
In particolare la comunità degli artisti under 35, che pure al suo interno ha una vivace rete di contatti e relazioni, è estremamente frammentata e dispersa nei palinsesti delle programmazioni teatrali, cosa che rende difficile per pubblico e operatori capire cosa seguire, quando e dove. Una vetrina “selettiva” come Hystrio Festival se, come accaduto alla prima edizione, riuscirà a mantenere alta la qualità e di conseguenza la fiducia da parte di artisti, pubblico e addetti ai lavori, allora diventerà quell’appuntamento annuale irrinunciabile dove trovarsi e confrontarsi.
Vivendo Hystrio Festival giorno per giorno, è sembrato che non fosse la prima edizione, ma che ci fosse da molto più tempo. Qual è il suo segreto?
È curioso, ma anch’io o provato questa sensazione. Probabilmente il “segreto” sta in due ragioni. La prima è che Hystrio Festival è l’evoluzione naturale e inevitabile del Premio Hystrio, che esisteva da trent’anni e che ormai si articolava su tre giorni di concorsi, letture e spettacoli, insomma già un micro festival. La seconda è che abbiamo intercettato un bisogno e colmato una lacuna nel paesaggio teatrale italiano.
Quanto alla prossima edizione, ci state già lavorando?
Sì certo, siamo già all’opera, anche perché la prossima edizione avrà un giorno, due spettacoli e una lettura in più. Ho cominciato a studiare le programmazioni e a segnarmi spettacoli e compagnie che vorrei intercettare e far intercettare a tutta la nostra squadra di lavoro che, essendo sparsa in tutta Italia, avrà il compito sempre più importante di scoprire e di segnalare.
Stesso tipo di lavoro di scouting stiamo ricominciando a fare con Tindaro Granata e l’Associazione Situazione Drammatica per le letture sceniche, mentre i bandi del Premio Scritture di Scena e del Premio alla Vocazione saranno lanciati tra dicembre 2022 e gennaio 2023.
Selezionare in modo serio richiede tempo e dedizione, soprattutto quando esplori mondi poco conosciuti. Questo mi porto a casa dalla prima edizione, ma non mi sorprende né mi scoraggia.