LILIANA TANGORRA | Nell’ambito della stagione teatrale 2022-2023 del Teatro Traetta del Comune di Bitonto, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, venerdì 11 novembre è andato in scena lo spettacolo Ombra cara amorosa per la regia di Raffaello Fusaro, drammaturgia di Nicola Pice, con Rossella Giuliano e la partecipazione della danzatrice Elisa Barucchieri.
Lo spettacolo ha inteso omaggiare nel 250° anniversario della prima rappresentazione dell’Antigona scritta dal compositore Tommaso Traetta a San Pietroburgo l’11 Novembre del 1772: da anni, peraltro, il Comune natale del compositore sta tentando un’operazione di diffusione dell’estro musicale di Traetta in tutto il mondo con festival e spettacoli dedicatigli.
La nota vicenda approda dalle mani di Sofocle al librettista Marco Coltellini nella seconda metà del Settecento: con quest’ultimo Traetta creò un sodalizio molto proficuo già a partire dalla stesura del libretto della più famosa Ifigenia in Tauride (1763).
Il dramma narra la vicenda dei due fratelli di Antigone, Eteocle e Polinice, i quali innescano un conflitto per il dominio su Tebe che condurrà alla dipartita di entrambi. La ragazza vorrebbe dare dignitosa sepoltura alle spoglie dei suoi cari, ma il neo-nominato re, Creonte, lo vieta; la donna nonostante il divieto decide di persistere nel suo piano, firmando così la propria condanna a morte. Nell’opera traettiana, però il tragico finale viene ribaltato: il tiranno opta per la clemenza, revocando il giudizio emesso e concludendo il dramma in un fastoso divertissement.
Il messaggio è chiaro: le leggi dello Stato spesso si oppongono alle leggi eterne legate a un principio naturale di dignità umana. Di qui la ‘disobbedienza’ e il conflitto atavico tra ‘legislazione soggettiva’ e ‘disobbedienza oggettiva’. Contellini e Traetta non potevano che tradurre in maniera più puntuale un pensiero comune vibrante alla fine del XVIII secolo.
La riscrittura proposta nello spettacolo Ombra cara amorosa sintetizza un pensiero moderno che inevitabilmente ricade nella storia attuale, in cui ancora le leggi volute da un tiranno o da un gruppo di uomini incidono sulla volontà della maggioranza. Questo messaggio è stato ben parafrasato nelle parole portate in scena. I costumi di Franco Colamorea enfatizzano il destino cantato nelle parole del drammaturgo Pice: il colore di Antigone è il rosso fumoso derivato dal colorante brasilina, che si scurisce nella parte bassa dell’abito preannunciando, probabilmente, la morte della fanciulla.
La rappresentazione ha visto, come protagonista Antigone sdoppiata nell’attrice Rossella Giuliano e nella danzatrice Elisa Barucchieri. Il testo è stato quindi alternato a corografie, e queste ultime, in particolare, arrivano a definire e introdurre compiutamente il pathos nella storia. Per la Giuliano, attrice dal portato attorale classicheggiante, la regia preferisce una recitazione più ‘detta’, senza caricarlo di alcuna enfasi peculiare, cosa che viene sviluppata con precisione accademica rispetto a un testo colto, ma le cui finezze rischiano in questo specifico approccio al testo di andare però perdute.
La coreografia, alternatasi in scena in quattro momenti – la morte di Polinice, il ricordo d’infanzia, la decisione di trasgredire le leggi seppellendo il corpo, la disobbedienza con la relativa condanna – ha dialogato con videoproiezioni ‘polifoniche’.
Il filo-conduttore dello spettacolo si poggia esteticamente nella parte dello sguardo su alcune scene tratte dal famoso lungometraggio di George Tzavellas del 1961, ricordato per l’interpretazione di Irene Papas. I frame sono stati alternati alle icone della tradizione artistica. La Pietà e il David di Michelangelo hanno fatto da pendant al danzatore in scena Nicola Gattullo (Polinice). I movimenti di Gattullo, a propria volta, hanno rimandato l’immaginario comune ad altre opere della tradizione antica: il Galata morente ad esempio.
A tutto questo intreccio simbolico di riferimenti artistici, viene ulteriormente aggiunto un complesso di visioni marine, trasposizioni digitali di gocce di sangue e opere legate all’Antigone di Noblin, Constantin, Lenepveu, solo per citarne alcuni.
Questa polisemia alla fine risulta molto carica di direzioni e finisce per spostare troppo l’attenzione dello spettatore dalla vicenda.
La finitura della mise en scène è eminentemente scandita dalla danza di Elisa Barucchieri e dalle sue coreografie sempre attente alla contemporaneità. Un riferimento preciso alla volontà di associare il messaggio dell’Antigone al mondo contemporaneo è stato il momento finale in cui, nel raggiungere Antigone, otto danzatrici hanno rivolto il loro urlo contro repressioni e condizioni innaturali imposte ingiustamente dall’alto.
La colonna sonora dello spettacolo non poteva che essere la partitura fluida di Traetta, al quale bene l’amministrazione locale rivolge le proprie attenzioni.
Uno spettacolo, quello di Raffaello Fusaro, che in questa prima versione è sembrato troppo ibrido e che potrebbe ulteriormente definire alcuni aspetti, come il finale sospeso, cha ha lasciato un’interdizione tra la volontà tragica dell’Antigone di Sofocle e ‘il lieto fine’ di Traetta e Contellini.
Il merito da attribuire a Ombra cara amorosa è comunque nella sua posizione ineluttabile, quella leggibile nelle parole di Platone nella Repubblica: “Forse, se esistesse una città di uomini buoni, si farebbe a gara per non governare, come adesso, solo per governare, e allora sarebbe evidente che il vero uomo di governo non è fatto per mirare al proprio utile, ma a quello del cittadino”, lezione sulla quale tutti dovremmo ancora riflettere.
OMBRA CARA AMOROSA
drammaturgia Nicola Pice
con Rossella Giuliano
la partecipazione di Elisa Barucchieri
danzatore Nicola Gattullo
regia Raffaello Fusaro
11 novembre | Teatro comunale Traetta | Bitonto