RENZO FRANCABANDERA | Il Respiro del Pubblico Festival 22 cura di Cantiere Obraz è tornato per la sua seconda edizione a Firenze. Otto appuntamenti da metà novembre al 5 dicembre 2022 nel capoluogo toscano con proposte in luoghi anche non convenzionali, dall’Oltrarno fino al Teatro di Cestello. I curatori del progetto sono Alessandra Comanducci e Paolo Ciotti, referenti dell’associazione culturale fiorentina di formazione e produzione teatrale che, dopo il successo del festival estivo Naturesimo ha rilanciato la propria attività di promozione del contemporaneo in Toscana, con un programma che prevede anche in questo evento autunnale, oltre alla programmazione di spettacoli, anche incontri con i drammaturghi e il secondo anno della Scuola di Critica Teatrale per Adolescenti “Ciuchi Mannari”.
La volontà è di concentrarsi sul ruolo e il potere dello spettatore, unico elemento, oltre all’attore, veramente insostituibile dell’atto teatrale: l’idea è portare il teatro alla gente, chiamare il pubblico a una responsabilità, attraverso spettacoli anche molto diversi fra loro.
Per il prossimo weekend entrerà in gioco anche il nuovo spazio per il festival, la Sala Vanni dove torna il Teatro dei Borgia, fresco di premi e segnalazioni, con la loro ultima produzione Giacomo (Matteotti) (4 dicembre alle 18), che prevede, nell’anno del centenario della marcia su Roma, la messa in scena dei due discorsi di Giacomo Matteotti prima di essere assassinato. Si conferma anche la fruttuosa collaborazione con lo spazio di Progetto Arcobaleno che ospiterà, sempre del Teatro dei Borgia, Eracle, l’invisibile (2 e 3 dicembre alle 20.45) e in conclusione di festival, il ritorno dopo il successo dello scorso anno di Medea per strada (5 dicembre alle 21) , che anche quest’anno ha già fatto registrare il tutto esaurito.
A margine dello spettacolo Giacomo, invece, ci sarà un incontro di approfondimento sulla figura di Matteotti coordinato dall’On. Valdo Spini, con la partecipazione del Prof. S. Caretti – Centro studi e documentazione “Sandro Pertini“, del Prof. M. Degl’Innocenti – Presidente della Fondazione di Studi Storici “Filippo Turati”, e della Prof.ssa P. Guarnieri – Ordinario di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Firenze. Un incontro che possa essere scoperta, sensibilizzazione e divulgazione rispetto alla figura del grande statista ucciso dai fascisti, con particolare attenzione alle giovani generazioni, ragionando intorno ai temi della libertà, della polis, della cittadinanza, della democrazia, valori che devono essere costantemente ricordati attraverso le figure che ne hanno tracciato la storia.
Abbiamo intervistato a ridosso di questo ultimo weekend di festival i curatori, Alessandra Comanducci e Paolo Ciotti.
Che edizione é quella 2022 de Il respiro del pubblico festival? Quali elementi sono stati di continuità e quali di novità rispetto al passato?
Il Respiro del Pubblico Festival è nato dalla necessità di rifondare il patto di scambio fra attore e spettatore che sta alla base dell’atto teatrale ed è, quest’anno, è alla sua seconda edizione.
Sono moltissimi gli elementi di continuità con lo scorso anno: lo spettatore è sempre al centro delle scelte di programmazione e il festival si irradia dal Teatro di Cestello di Firenze, sede artistica della compagnia, per muoversi nell’ Oltrarno Fiorentino portando gli spettacoli in spazi non- convenzionali.
Ritorna anche la Scuola di Critica per Adolescenti – Ciuchi Mannari con molti collaboratori, esperti e artisti che hanno già partecipato nel 2021, ma che quest’anno si arricchisce di un FOCUS DRAMMATURGICO che porterà i ragazzi a confrontarsi, oltre che coi temi della critica teatrale e dell’analisi dello spettacolo, anche con esponenti della drammaturgia contemporanea fra cui Sotterraneo, Davide Pascarella, Fabrizio Sinisi, Michele Santeramo e Cristina Kristal Rizzo.
Venite da un altro festival estivo che ha riscosso un grande successo, Naturesimo. Che progetto era?
Il termine Naturesimo è un neologismo mutuato dal termine Umanesimo che, ponendo l’uomo al centro, ha reso possibile l’avvento del Rinascimento. L’auspicio (semiserio) era quello di realizzare un Rinascimento Verde ponendo al centro la Natura. Non tanto una Transizione verde come viene definita dalla politica, ma una vera e propria Conversione dell’ Uomo alla Natura.
Per fare questo, nell’ambito dell’Estate Fiorentina, abbiamo creato un contenitore di quindici eventi attorno al Patrimonio Arboreo cittadino, connettendo Urbano al Fantastico, il Teatro alla Città.
Il progetto prevedeva, accanto ad animazioni per ragazzi, incontri, conferenze, dibattiti fra gruppi di attivisti ambientali, la performance AZIONE ARTISTICA IN PRESENZA D’ALBERO. Siamo andati scovare gli alberi centenari della città che stanno dimenticati, anonimi e non-visti in qualche parco o su uno spartitraffico e lì abbiamo dato appuntamento ai cittadini , affrontando ogni volta un tema diverso: piante e sesso, piante e città, piante e impegno civile, piante e migrazione ecc.
Gli appuntamenti avevano una doppia funzione: imparare a vedere gli alberi che ci stanno intorno e riflettere su tematiche della società contemporanea confrontando le dinamiche della natura con quelle umane.
Per noi si tratta di portare un nuovo pensiero sulla funzione del teatro nella città. AZIONE ARTISTICA IN PRESENZA D’ALBERO, è, infatti, solo una delle attività performative che ricadono sotto il nome di AZIONI ARTISTICHE e che, come Cantiere Obraz, proponiamo negli spazi cittadini, ispirati dal concetto di Artivivismo.
Dentro il festival ha avuto una replica anche Cane, vostra recente produzione. Come è nato questo lavoro e che tipo di linguaggio scenico propone?
CANE è nato nel 2019 dopo un lungo percorso di ricerca e riscrittura per mezzo del metodo ludico degli Etjud di Anatoly Vassile’v e ben si coniuga con lo spirito alla base del Respiro del Pubblico Festival. CANE, infatti, poggia la sua azione sul coinvolgimento attivo del pubblico e lo fa traendo spunto dal romanzo di Bulgakov, Cuore di Cane.
In un condominio si trovano a coabitare, dopo la Rivoluzione d’ottobre, nuovi inquilini e vecchi borghesi. La scelta è stata quella di attivare un gioco, uno scambio ludico con gli spettatori, procedendo ad un’oggettivazione del pubblico e attribuendogli un ruolo: quello dell’assemblea condominiale che, guidata dal suo presidente, assedia l’appartamento di un ricco e famoso scienziato. Gli attori lavorano in una serrata partitura scenica, che si apre a brevi spiragli improvvisativi nei momenti di coinvolgimento diretto del pubblico, il quale partecipa sotto il nome collettivo di inquilini (che poi è lo stesso nome collettivo di pubblico) o di pazienti del Professore.
In questa dinamica, si innesta il tema della messa in scena: il concetto ambiguo di rivoluzione. La rivoluzione è, allo stesso tempo, qualcosa che stravolge lo stato delle cose e qualcosa che si conclude quando si torna al punto di partenza; come in astronomia, per esempio, in cui rivoluzione è il moto del pianeta che fa un giro su se stesso. Depurato l’adattamento dal contesto storico, emerge, così, nello spettacolo la domanda se sia davvero possibile avere un uomo migliore, un Uomo Nuovo o se quello nuovo, alla fine, è proprio identico a quello vecchio.
Che indicazioni sono venute dal pubblico sul tipo di spettacoli? Come si fa a far crescere e soprattutto a coinvolgere nuovi spettatori nella proposta di un festival?
La seconda edizione sta per concludersi (dal 2 al 5 dicembre ospiteremo il Teatro dei Borgia, freschi di vittoria del Premio Rete Critica 22 e del premi ANCT 22, tre titoli: Eracle l’invisibile, Medea per strada e la loro ultima produzione Giacomo), e quest’anno il pubblico ci è sembrato molto incuriosito dal coinvolgimento; c’è una specie di sorpresa ad essere chiamati ad una attività, ad una responsabilità partecipativa anche se silenziosa.
Il nostro festival si rivolge ai cittadini, alla gente comune e in questo senso si tratta di correre un rischio: andare verso le persone e permettere che le persone vengano verso di noi. Per farlo abbiamo deciso si puntare su grandissime professionalità a partire dagli artisti coinvolti del programma Inoltre, grazie al progetto Ciuchi Mannari/Scuola di critica abbiamo la possibilità di far compiere un percorso di formazione del pubblico, analisi del linguaggio teatrale e allenamento alla visione a un gruppo di 14 ragazzi; e anche in questo caso, fra gli insegnanti, sono coinvolte grandi personalità del modo teatrale: in primo luogo Renzo Francabandera Michela Mastroianni, Matteo Brighenti, Rodolfo Sacchettini, Gabriele Rizza, Gufetto.press
Ci sono idee e progetti per il prossimo futuro a cui state lavorando?
Il focus drammaturgico che abbiamo inaugurato quest’anno all’interno della nostra SCUOLA DI CRITICA PER ADOLESCENTI -CIUCHIMANNARI, ha acceso in noi l’esigenza di avere fra le mani scrittura, nuove parole, magari scritte appositamente per noi. E anche la voglia di occuparci di storie di persone, di mitologici personaggi urbani. Ma di più, adesso come adesso, è impossibile dire. Sicuramente ci stiamo già preparando a progettare, per l’autunno del 2023, la terza edizione del Respiro del Pubblico Festival.