RITA CIRRINCIONE | Dopo Pupo di zucchero e Misericordia, presentati nella scorsa stagione, Emma Dante ritorna nella sala grande del Teatro Biondo di Palermo con la prima assoluta de Il tango delle capinere con Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco.
Ispirato a Ballarini, ultimo capitolo quasi in forma di studio della Trilogia degli occhiali che la regista palermitana riprende e sviluppa, Il tango delle capinere è un viaggio a ritroso nel tempo di due anziani coniugi che ripercorrono la loro storia d’amore.
Al centro di una scena semibuia, una accanto all’altra, due sedie sulle quali la coppia, vestaglia e pantofole, siede; più in là, ai due angoli opposti del palcoscenico, due bauli, custodi e contenitori di oggetti del passato – vestiti eleganti, un carillon, palloncini colorati, un albero di natale, un paio di scarpe da ballo, un velo da sposa – testimoni di una vita vissuta insieme e che una volta tirati fuori risvegliano, come madeleine proustiane, un mosaico di ricordi a essi legati.
È la notte di San Silvestro, allo scoccare della mezzanotte l’uomo fa scoppiare un piccolo petardo e lancia una manciata di coriandoli; i due si baciano, si abbracciano, accennano un ballo. Basta un giro di manovella del carillon e il tempo inverte il suo corso: sulle note di vecchie canzoni riprende la danza della vita mentre una costellazione di luci si accende illuminando la scena dall’alto.
Questo lo spunto drammaturgico per raccontare la vita di una coppia, per farne rivivere in scena i momenti significativi, alcuni consueti, altri straordinari, quasi epici: il loro primo incontro, la nascita dei figli, la passione per il ballo che li accomuna e le leggendarie gare di ballo in cui erano «i megghiu ballarini».
Insieme alla felice colonna sonora, che svolge un ruolo davvero portante, con alcune canzoni degli anni ‘60 e ‘70 (da Lontano lontano di Tenco a E se domani di Mina o Natale di De Gregori), è il ballo il leitmotiv di tutto lo spettacolo: tra un tango e un twist, un hully-gully e un ballo della mattonella, Ballando, ballando, i ricordi prendono vita in maniera vivida e palpabile e, se la musica ha il potere evocativo di ricreare un certo clima dell’epoca, i testi delle canzoni diventano parte integrante della drammaturgia.
La loro è una normale storia d’amore, una storia semplice, fatta di intese e di litigi, di momenti a volte teneri e struggenti, altre volte buffi e divertenti. Tante le scene che suscitano ilarità, vere e proprie gag, come quando i due quasi si palleggiano il figlio neonato o si azzuffano per il possesso del telecomando. Una storia in cui gli innocui battibecchi quasi costruiti ad arte o gli psicodrammi inscenati dandosi le parti come se fossero un corpo solo, più che disaccordo esprimono complicità e affiatamento.
Un amore che con il passare degli anni si trasforma, nel quale la forza della passione cede il passo alle piccole attenzioni e alla cura, come nella scena in cui lei, con atteggiamento materno, prende il marito ammalato in braccio come fosse un bambino.
Nella scena finale, i vari oggetti carichi di memorie, generatori di immagini e di storie giacciono a terra disseminati e inerti. I bauli, prima contenitori di vita, sono ora completamente svuotati, casse pronte per accogliere i loro corpi da morti. Le luci si spengono. La festa è finita.
Il tango delle capinere è uno spettacolo interamente affidato al corpo: solo brevi dialoghi in un dialetto palermitano musicale e sincopato, in un lessico di coppia collaudato e complice; per il resto a farla da padrone è il linguaggio del corpo in cui i due attori (forgiati alla palestra del teatro fisico della Compagnia Sud Costa Occidentale di cui sono tra i fondatori e tra i maggiori esponenti) sono insuperabili. Nel rivivere a ritroso le diverse fasi della vita, i corpi di persone anziane, curvi e rinsecchiti, diventano gradualmente flessuosi; i movimenti lenti e anchilosati si fanno scattanti e vigorosi; le voci flebili, chiare e squillanti, le espressioni rincagnate, quasi abbrutite, dei loro visi, acquistano luce e vitalità, in un processo naturale e progressivo in cui il ritmo e il controllo dei tempi scenici sono impeccabili.
Nel breve tempo della pièce lo spettatore che segue le diverse fasi della coppia – quella gioiosa di giovani innamorati che si affacciano alla vita, piena di sogni e di progetti, e quella discendente della vecchiaia, in cui l’unica prospettiva è la malattia e la morte – e che, in una sorta di rispecchiamento empatico, familiarizza con la loro gestualità, con gli ingenui rituali e i piccoli tic, alla fine ne esce intimamente toccato perché sente che quella piccola storia particolare, fatta di successi e di fallimenti, di amore e di morte, è la sua storia, è la storia universale di ogni essere umano.
IL TANGO DELLE CAPINERE
di Emma Dante
regia Emma Dante
con Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco
luci Cristian Zucaro
produzione Sud Costa Occidentale
in coproduzione con Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale / Teatro di Roma -Teatro Nazionale / Teatro Biondo Palermo / Carnezzeria / Théâtredes 13 vents, CentreDramatique National Montpellier / MA ScèneNationale – Pays de Montbéliard
Teatro Biondo di Palermo – Sala Grande
13 gennaio 2023