VALENTINA SORTE | Perforare significa “forare penetrando in profondità o anche passando da parte a parte, con riferimento sia all’oggetto che produce, o con cui si produce, la perforazione, sia alla persona che pratica il foro.”
La stagione teatrale 2022-2023 di PACTA . dei Teatri è come un martello pneumatico, o meglio ancora una perforatrice da roccia. Da qui il suo nome, ROCK DRILL. La sua azione vuole essere dirompente e d’impatto, sperimentale e radicale, sotto ogni punto di vista: per chi la pratica, per chi ne fruisce, per l’oggetto delle sue sperimentazioni. Il riferimento è all’opera d’arte di Jacob Epstein, Rock drill appunto, in cui una figura in gesso manovra e sovrasta una vera e propria perforatrice da roccia, un riuscitissimo readymade. L’immagine funziona da correlativo oggettivo della stagione. PACTA . dei Teatri si cimenta infatti in un’opera di smontaggio e rimontaggio del presente, senza mezzi termini. Scava e frantuma le incrostazioni e i sedimenti del presente, permeati di incertezza, precarietà e isolamento, per trovare un nuovo terreno da cui ricominciare.
In tutto sono 55 spettacoli, 18 prime, 11 produzioni e coproduzioni PACTA . dei Teatri, tra novità e riprese. Tre i progetti speciali DonneTeatroDiritti (XIV edizione), pactaSOUNDzone (VIII edizione dedicata alla sperimentazione musicale) e Parapiglia TeatroinFamiglia; tre le rassegne Apriamo le gabbie (dedicata alla danza e alle arti visive, alla II edizione), TRE GIORNI MICIDIALI, (un tuffo nella comicità) e LA CRÈME DE LA CRÈME (uno sguardo su nuovissime compagnie), e ancora Vetrina Contemporanea, New Classic, e MostrealCubo. Appuntamenti che rendono PACTA SALONE non solo un luogo di spettacolo ma anche luogo d’arte, spazio espositivo, luogo di formazione e d’incontri culturali, residenza di giovani compagnie.
In particolare, dal 3 al 19 febbraio si terrà la sesta edizione di ScienzaInScena, il festival che sotto la direzione artistica di Maria Eugenia D’Aquino da diversi anni porta avanti la ricerca di un linguaggio teatrale capace di arricchire l’interpretazione della realtà attraverso un approccio scientifico e che ha il pregio di alimentare in modo originale il dialogo tra scienza e arte.
Il festival vanta infatti preziose collaborazioni con istituzioni scientifiche nazionali e internazionali come il Politecnico di Milano, INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica, CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima ISAC CNR, D.i.Re – Donne in Rete Contro la Violenza, Associazione Donne e scienza, LUD – Associazione per una Libera Università delle Donne, CREIS – Centro Ricerca Europea per l’Innovazione Sostenibile, Department of History University of California, Berkeley, Civico Planetario di Milano, Università di Camerino, Teatrino della Meraviglia di Trento, e la piattaforma enciclopediadelledonne.it .
A inaugurare a breve ScienzaInScena, lo stile leggero di Tony Marzolla con COSMIC, un viaggio nei misteri dell’universo tra cronache del passato, teorie presenti e fantasticherie di aspirazioni future. A seguire La Forza Nascosta, il racconto delle scienziate che hanno lasciato tracce importanti nei loro ambiti di ricerca superando pregiudizi e stereotipi di genere e, in prima assoluta, Scienziate Visionarie, con cui viene celebrata la Giornata Internazionale Delle Donne della Scienza.
ELEA, il sogno interrotto di Mario Tchou, propone invece, attraverso una narrazione soggettiva, la storia di un uomo che avrebbe potuto portare l’Italia ai primi posti dell’innovazione tecnologica. Accompagna lo spettacolo, il SALOTTO TEATRALSCIENTIFICO con tutti i protagonisti di ELEA e il presidente di ALTAVIA e della Planet Life Economy Foundation, Paolo Mamo. Non mancano gli appuntamenti per i più piccoli con ScienzaInScenaForKids e il momento cult al Civico Planetario con l’archeoastronomia. Novità di quest’anno è invece la rassegna Musica & Scienza dell’Orchestra Sinfonica di Milano che attraverso lo spettacolo LA JUPITER interroga l’intersezione tra scienza e musica.
Abbiamo incontrato e intervistato la Direttrice Artistica Maria Eugenia D’Aquino.
La stagione teatrale di PACTA . Dei Teatri vuole essere radicale e dirompente per scuotere le coscienze di una comunità segnata da incertezza, precarietà, isolamento e distanza e rinnovare l’interesse per la partecipazione e la Cultura. Quale ruolo ha il festival ScienzaInScena all’interno di questa stagione teatrale?
Le nostri stagioni teatrali sono caratterizzate da ‘sentieri tematici’ che raggruppano spettacoli, performance, incontri, workshop… ScienzaInScena è uno di questi. Attraverso la rivelazione sulla scena di trame scientifiche, che proprio la rappresentazione rende più vicine e fruibili, l’intento è fornire qualche strumento in più per l’approccio scientifico all’interpretazione della realtà. Crediamo che sia importante in un momento come questo, in cui tutti e tutte ci sentiamo più fragili, più vulnerabili, avere qualche consapevolezza in più su quello che ci circonda, dallo spazio al microcosmo, ai fenomeni della natura, dal nostro corpo alle grandi scoperte; alimentare dunque la nostra curiosità, tenere viva l’attenzione sui mutamenti del nostro pianeta, del nostro universo, e/o, per dirla con Calvino, ‘scoprire un nuovo rapporto fra la fantomatica leggerezza delle idee e la pesantezza del mondo’.
ScienzaInScena è alla sua sesta edizione. Qual è stato il percorso del festival nel corso di questi anni? Quali sono le novità?
ScienzaInScena in questi anni ha affiancato alle nostre esplorazioni di intersezione tra Arte e Scienza il lavoro di diverse compagnie che come noi si avventurano in questa sfida. E continua a farlo. Anche la pausa ‘forzata’ dovuta alla pandemia non ci ha fermato e il Festival si era trasformato in ScienzaPerAria con coinvolgenti esperimenti via etere, ancora fruibili sul nostro canale youtube e con BLACK BLACK SKY, uno spettacolo in streaming di danza, teatro e astrofisica in coproduzione con una delle più importanti compagnie di teatrodanza italiane, Sosta Palmizi, diretta da Giorgio Rossi, in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica.
Ogni anno il Festival segue una traccia che varia di stagione in stagione (le grandi figure della scienza, con una particolare attenzione alle donne scienziate, lo spazio, la medicina, la scienza ambientale, la matematica…). Ogni anno cerchiamo di captare quale possa essere l’argomento scientifico che affiora dalla realtà intorno a noi, quale sia la storia che non abbiamo ancora raccontato ma che valga la pena di esser conosciuta. Quest’anno, le grandi storie trionfano: Marietta Blau, Chien-Shiung Wu, Milla Baldo Ceolin, Vera Cooper Rubin, Alice Hamilton, Donella Meadows, Mario Tchou, con una puntatina nello spazio, nell’astronomia delle piramidi e nella musica. Senza dimenticare i bambini e le bambine che potranno scendere in fondo al mare con il capolavoro di Jules Verne o sognare di essere astronaute/i come Nina.
Tre aggettivi per descrivere ScienzaInScena.
Stimolante, coinvolgente, necessario.
Secondo Edgar Morin, per affrontare e capire la nostra società è imprescindibile la formazione di un pensiero complesso che sia in grado di integrare diverse discipline. In che modo ScienzaInScena esplora il tema della complessità?
ScienzaInScena esplora la complessità attraverso i linguaggi a cui attinge. Questo interesse a ‘perlustrare’ altri linguaggi nasce prima di tutto dalla nostra natura di esseri curiosi e mutanti, esseri pronti ad arrendersi alle visioni di chi ‘fissa altrove’ e che, una volta contaminati, s’industriano a evocarle e rivelarle con il linguaggio che gli appartiene, nel nostro caso, la scena.
Colgo l’invito di Donella Meadows, grande figura chiave delle tematiche ambientali di cui mi occuperò con due scienziate fisiche ambientaliste, Cristina Mangia e Sabrina Presto, e una matematica, Sara Sesti, a ‘ballare con i sistemi’, con la complessità. Questo ci tocca: uno stato di allerta totale per cogliere le sollecitazioni, scoprire intersezioni per cavalcare la complessità, per aprire varchi con chi la rifiuta ma poi decide per le nostre vite. Rendere i fruitori dei nostri messaggi consapevoli della complessità perché abbiamo strumenti per interpretare la realtà, quello che ci circonda e ridurre le possibilità di essere ingannati.
In questa edizione sono cresciute le collaborazioni con importanti istituzioni scientifiche. È il segno che qualcosa sta cambiando nel dialogo tra Arte e Scienza?
Più che il segno che qualcosa stia mutando è la conferma che sempre di più le Istituzioni scientifiche riconoscono la necessità di condividere l’oggetto dei loro studi delle loro risorse con una platea sempre più ampia e non solo di addetti ai lavori.
ScienzaInScena dedica ampio spazio alle donne che si sono distinte nel campo della scienza. Quest’anno Scienziate Visionarie celebrerà la Giornata internazionale delle Donne della Scienza, focalizzandosi su Donella Meadows e Alice Hamilton. Perché questa scelta?
Ho cominciato nel 2021 a celebrare una figura chiave del ‘900, che lo ha attraversato confrontandosi con il nazifascismo, l’inquinamento, il nucleare e il problema energetico attraverso la sua formazione di medico, scienziata, politica e anche scrittrice e divulgatrice, Laura Conti. Una grande donna totalmente dimenticata, che ha arricchito il mio repertorio di donne della scienza protagoniste delle nostre scene e mi ha fatto sentire l’urgenza di far conoscere altre due pietre miliari della sostenibilità ambientale, della salute e sicurezza nel mondo del lavoro: le ‘sorelle’ d’oltralpe di Laura Conti, Alice Hamilton e Donella Meadows, che hanno avuto una loro visione da cui si sono lasciate guidare, sfidando posizioni scientifiche consolidate, aprendo campi di ricerca inaspettati laddove si parla di ambiente, di salute umana e di sviluppo sostenibile, laddove sembra che la scienza debba essere separata dalla politica.