RENZO FRANCABANDERA | Si intitola “Moving Souls, anime in movimento: è il titolo della sesta edizione di Danza in Rete Festival | Vicenza – Schio, il Festival promosso dalla Fondazione Teatro Comunale di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Civico di Schio, in programma da sabato 25 febbraio prossimo a giovedì 4 maggio 2023.
Il Festival, riconosciuto e sostenuto dal Ministero della Cultura fin dalla prima edizione, ha da subito avuto una vocazione alla diffusione sul territorio, alla ricerca di una spazialità capace di includere nuovi pubblici, in una vocazione al dialogo transgenerazionale.

Con la direzione artistica di Pier Giacomo Cirella in collaborazione con Loredana Bernardi e Alessandro Bevilacqua, il Festival nasce come spin-off della stagione di danza del Teatro Comunale di Vicenza, con la missione dichiarata di creare nuovi stimoli, motivazioni, impulsi e si caratterizza per un netto sostegno alle esperienze artistiche emergenti, nazionali ed internazionali, specialmente quelle più vocate all’ibridazione dei linguaggi.

Il ricchissimo programma consta di ben 57 appuntamenti, tra i quali una trentina di spettacoli e performances, ed è arricchito da momenti di formazione come le masterclass e i percorsi di audience development ed engagement, oltre all’introduzione di pratiche che nel territorio veneto si sono già contraddistinte come pratiche inclusive votate a coinvolgere popolazioni solitamente escluse dalla formazione, come il progetto (Dance Well), con un’attenzione anche al welfare ambientale (con spettacoli e laboratori per tutte le età).

Ci saranno 9 prime nazionali di artisti e compagnie italiane e internazionali, di cui 7 lavori in coproduzione con il Festival e 9 prime regionali: fra le compagnie internazionali coinvolte anche i nomi importanti di Spellbound Contemporary Ballet, Compagnia Abbondanza/Bertoni, Le Supplici/Fabrizio Favale, Camilla Monga, Annamaria Ajmone, COB-Compagnia Opus Ballet, per gli italiani; Collectif Fair-e, Peeping Tom, Balletto dell’OperaNazionale di Bucarest, Anželika Cholina Dance Theatre, Chicos Mambo.


Vivacissima anche, come ormai da diversi anni, anche l
a sezione Off con le sue performances di artisti, perlopiù giovani e giovanissimi, che sono spesso anche autori dei loro lavori: gli italiani Collettivo Jennifer Rosa, Sofia Nappi, Francesca Foscarini, Vittoria Caneva, Adriano Bolognino, Roberto Tedesco, Emanuele Rosa e Maria Focaraccio, Sofia Galvan/Stefania Menestrina, Collettivo Elevator Bunker, Marco Pergallini e Maria Stella Pitarresi, Elisabetta e Gennaro Lauro; Bassam Abou Diab/Andrea Fahed (libanesi), Thomas Noone (di origine britannica, attivo in Spagna ed altri paesi europei) e Hamdi Dridi (tunisino), gli stranieri. Torna anche il Progetto Supporter con esibizioni di pochi minuti di giovani artisti, prima di spettacoli importanti; qui i nomi sono quelli di Antonio Taurino e Marco di Nardo con Juan Tirado.
Artista in Rete di quest’anno sarà Roberto Tedesco, giovane coreografo proveniente da esperienze in importanti compagnie italiane come il Nuovo Balletto di Toscana e Aterballetto, e si è già messo in luce in prestigiosi contesti internazionali come l’International Choreographic Competition di Hannover e nazionali come la Vetrina della Giovane Danza d’Autore a Ravenna.
Interessanti novità nei percorsi di sperimentazione dedicati alla danza si creano anche grazie allepartnership, come quella, ormai consolidata, con lo IUAV dell’Università di Venezia per la realizzazione di“Stop being dumb! Sul comporre in danza”, un’iniziativa formativa di alta specializzazione, con le coreografe Sofia Nappi, Ariella Vidach e Silvia Rampelli, rivolta agli studenti del corso di coreografia nell’ambito della laurea magistrale in Teatro e Arti Performative o la recente collaborazione con la rete JUMP per sostenere l’intera filiera di produzione di una realtà artistica italiana, attraverso la quale prende vita I N S E L, il nuovo progetto firmato Panzetti/Ticconi che debutterà nell’estate 2023 al Tanz im August, il festival internazionale di danza contemporanea a Berlino. E ancora, la partnership con il Belgrade Dance Festival per ottimizzare la filiera di progettazione e facilitare la distribuzione di compagnie di danza internazionali o la collaborazione con il Beirut Phisycal Lab, diretto da Bassam Abou Diab, percondividere progetti a sostegno della mobilità artistica internazionale e per creare un ponte con le culture coreografiche del Mediterraneo.

Il concetto di rete, a cui continuamente il Festival rimanda, non è dunque solo un’ispirazione artistica, o una rete attiva sul territorio, quanto piuttosto la costruzione di un sistema organico di azioni mirate nei vari ambiti, in questo caso la formazione specialistica e il sostegno ai talenti emergenti e alle produzioni indipendenti.

Abbiamo intervistato Alessandro Bevilacqua.

Verso quale forma del linguaggio danzato avete indirizzato la vostra attenzione per questa edizione del festival?

Nel 2023 Danza in Rete accoglie i più diversi linguaggi dell’espressione coreutica, dalle proposte accademiche a quelle contemporanee, dall’hip hop alla performance concettuale, dalla danza narrativa fino al teatro danza. Il fuoco che anima questa edizione è sicuramente dedicato agli artisti in emersione, specialmente a livello nazionale, che propongono linguaggi innovativi e sperimentali. Ognuno con una propria personale ricerca performativa è spinto a indagare le logiche di pensiero e le regole della nostra società, mettendo al centro della propria indagine un corpo al servizio delle emozioni, un corpo politico, con i suoi conflitti interiori.

Che percorso ritenete che il festival stia fornendo in questi anni al pubblico vicentino?

Il percorso che propone il festival è quello di un progetto che accompagna la crescita della comunità, aprendo nuove visioni sulla sperimentazione di codici artistici e coreografici, ma che allo stesso tempo intreccia esperienze artistiche diverse, percorsi articolati di partecipazione e coinvolgimento dei pubblici, momenti di wellness culturale e sostegni ai processi produttivi e creativi. È un percorso sempre in crescita, che vuole mettere in connessione e in movimento nuovi pensieri, luoghi, esperienze, persone, istituzioni.

Avete accompagnato alcuni eventi con incontri e possibilità per il pubblico di incuriosirsi e conoscere. Che tipo di risposta avete avuto e che progetti avete per il futuro?

Grazie alla rete di tutor e professionisti che ci hanno accompagnato in questi anni abbiamo ottenuto dei risultati importanti. La comunità degli spettatori attivi e partecipi alla vita del festival è aumentata e si è fidelizzata fortemente creando un legame affettivo nei confronti del progetto, che si è esteso di recente ad una fascia di spettatori più giovani. Proprio su questi abbiamo intenzione di investire proponendo progetti stimolanti a loro dedicati in modo da avvicinarli maggiormente ai nuovi linguaggi delle arti performative e attivare una visione critica e sensibile degli spettacoli. Dance Well prosegue con enorme successo a Schio il suo percorso frequentato da moltissime persone ed è un polo sempre più importante di crescita e di benessere. Nel futuro vorremmo raggiungere altre comunità (ad esempio fasce deboli, stranieri), implementare le collaborazioni con le scuole di danza e con gli soggetti istituzionali del territorio per creare nuove connessioni e progettualità.