ROBERTA RESMINI | Cyrano de Bergerac, il poeta spadaccino raccontato da Edmond Rostand alla fine dell’Ottocento, abbandona le sue malinconie e diventa un performer che sul palco riesce a mostrarsi per quello che è, con fiducia e coraggio. Andato in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano dal 7 al 12 febbraio, l’adattamento di Arturo Cirillo resta molto fedele al testo originale, soprattutto nella vicenda sentimentale, tralasciando, quasi del tutto, combattimenti e duelli. Cirillo sceglie, infatti, di accentuare il lato poetico e visionario nel portare in scena la nota storia di un uomo, o un personaggio, Cyrano de Bergerac, che, a causa del proprio naso abnorme, si considerava brutto e non degno d’essere amato dalla donna di cui è perdutamente innamorato, Rossana.
Dell’ispirazione da cui lo spettacolo trae origine – il Cyrano musical con Domenico Modugno e Catherine Spaak, ma anche il Pinocchio di Carmelo Bene che un giovanissimo Cirillo vide oltre quarant’anni fa – abbiamo già raccontato qui, attraverso la videointervista di Renzo Francabandera a Cirillo stesso.
Un’esperienza, quella vissuta da Cirillo ragazzo, da cui derivano non solo le suggestioni musicali (la canzone di Geppetto a fine spettacolo) e visive (il naso che si allunga, Rossana con un vestito turchino proprio come la fata che nasce dalla penna di Collodi), ma anche quelle tematiche: la bugia e la finzione come assi portanti della vicenda. Da questa ispirazione, l’intuizione che scaturisce è un modo nuovo di raccontare la vicenda, attraverso non solo le parole (spesso in rima, come nel testo di Rostand), ma anche con la musica. Centrali e riuscite sono proprio le rielaborazioni di quelle musiche ascoltate a suo tempo, a opera di Federico Odling. Questo approfondito lavoro sulla composizione musicale vede coinvolti tutti gli attori (in scena con Arturo Cirillo, Valentina Picello, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini), i quali, ciascuno con le proprie sonorità, non deludono le aspettative. Valentina Picello, che nell’opera interpreta Rossana, spicca su tutti con la sua voce sottile, eppure nitida e tagliente. Una vera potenza.
Il perno attorno a cui i personaggi si muovono è la scenografia di Dario Gessati: una struttura mobile metallica al centro della scena, una giostra-carosello che gira e che porta in scena prima il naso di Cyrano, e poi, via via, i vari personaggi. Su questa giostra si consumano amori, drammi, rivelazioni, in un gioco di luci ben disegnato (a cura di Paolo Manti), che permette di enfatizzare i vari momenti della storia e creare atmosfere sempre adeguate, siano esse romantiche e intime, come la scena al balcone tra Rossana e Cristiano-Cyrano, oppure drammatiche, come quella in battaglia, in cui il giovane cadetto Cristiano de Neuvillette, neo sposo della bella Rossana, perde la vita.
I costumi di Gianluca Falaschi, coloratissimi, quasi carnevaleschi, ricchi di pizzi, piume, lustrini e paillettes, con copricapi ingombranti e stravaganti, sono azzeccatissimi, perché concorrono a creare un’atmosfera che sa di XVII secolo, pur senza ricorrere a un’ambientazione storicamente filologica.
Tutto, dunque, concorre al successo di quest’opera: un impianto drammaturgico e scenico di altissimo livello, senza increspature e una storia delicata e forte, potenzialmente già vincente di per sé.
In particolare due ingredienti, per rimanere in tema con il poeta-pasticcere Raguenau (Rosario Giglio), danno gusto allo spettacolo e lo rendono assolutamente godibile: il primo è l’impronta che ogni interprete regala al singolo personaggio, con un tocco (per richiamare un termine amato da Cyrano – e al fin della licenza io tocco) di comicità e ironia che, efficacemente, arriva in platea. Emerge una credibile intesa nell’interazione tra gli attori-personaggi, in un ritmo sempre incalzante e sostenuto che si scioglie in momenti lirici di indubbio pregio.
I personaggi che entrano in scena a inizio spettacolo non sono gli stessi che chiudono l’opera perché lavorano in continuazione su loro stessi, sulle loro emozioni, sui loro desideri, si mettono alla prova, sfidano le loro paure e i loro limiti. Due su tutti paiono cucirsi addosso il personaggio, pur senza rinunciare a loro stessi: uno è lo strepitoso e vulcanico Cirillo, che interpreta Cyrano con grande passionalità e intensità, riesce a catturarne l’essenza, le fragilità, il senso di fallimento, i fugaci momenti in cui la speranza torna a vivere. E poi la strepitosa Valentina Picello (vincitrice del premio Hystrio 2022 all’interpretazione, qui nei panni di Rossana), solo all’apparenza esile e fragile ma che rivela una grande forza: bella, femminile, delicata, sensibile, coraggiosa e al tempo stesso comica ed estremamente autoironica. Un po’ innamorata, un po’ fata turchina, è il personaggio che, più di tutti, evolve sulla scena: se all’inizio rincorre un amore ideale, piano piano si fa strada un amore più profondo, sincero e consapevole.
Il secondo ingrediente di forza è la prova registica di Cirillo, che sa bilanciare perfettamente l’umorismo e la commozione, facendo in modo che lo spettatore sia divertito e rimanga con il fiato sospeso.
Non c’è dubbio che gli oltre dieci minuti di applausi finali siano meritati, e non potrebbe essere altrimenti, dato che la serata è stata una sorpresa scintillante proprio come le paillettes cucite sui costumi dei personaggi. Un dubbio solo rimane: chissà se a scendere in platea per raccogliere gli applausi sia stato l’attore-Cirillo o il personaggio-Cyrano in uno slancio di ritrovata fiducia, quasi a voler riscrivere l’epilogo della storia.
CYRANO DE BERGERAC
di Edmond Rostand
adattamento e regia Arturo Cirillo
con Arturo Cirillo, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Valentina Picello, Giulia Trippetta, Giacomo Vigentini
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Paolo Manti
musica originale e rielaborazioni Federico Odling
costumista collaboratrice Nika Campisi
assistente alla regia Mario Scandale
assistente alle scene Eleonora Ticca
produzione MARCHE TEATRO | Teatro di Napoli – Teatro Nazionale | Teatro Nazionale di Genova | ERT / Teatro Nazionale
Teatro Elfo Puccini, Milano | 10 febbraio