GIORGIA VALERI | Gennaio 1933, Berlino. L’inverno fa irruzione in un cabaret che risuona nei vicoli della capitale della Repubblica di Weimar e spazza via gli ultimi barlumi di allegria e spensieratezza.
È il momento nel quale ‘l’angelo della storia’ volge per la prima volta lo sguardo al passato e viene spinto verso il futuro, interrompendo bruscamente il naturale evolversi di sogni e speranze di una generazione dimenticata dietro la sagoma inquietante dei nazionalismi.
Elli fa parte di quel cono d’ombra, l’angolo cieco degli anni ’30, e condivide questo spazio temporale con gli amici Hullo, Robert, Hannah, un piccolo gruppo di artisti in erba raccolto nel palcoscenico profondo del Teatro della Cooperativa, le cui linee prospettiche si interrompono nell’angolo sinistro contro un pianoforte sgangherato e a destra su un grammofono polveroso. Le luci verdi, che retroilluminano la scena, svelano le tre figure chiaroscurali che ben presto si appropriano del palco: Valentina Mandruzzato, Francesca Zaira Tripaldi e Maria Luisa Zaltron e i loro rispettivi personaggi, più di uno a testa a esclusione di Zaltron che interpreta solo Elli. O meglio: Elli/Lili Grün.
La compagnia Caffè Hertz ha deciso di raccontare la storia di Lili Grün, scrittrice viennese di inizio Novecento, attraverso la protagonista del suo romanzo del 1933 di breve e caduca fortuna, Tutto è jazz, pubblicato in Italia solo nel novembre 2018 da Keller Editore.
Elli/Lili è una ragazza di vent’anni, piena di sogni e ambizioni poco concrete alimentate da un’unica grande passione: il teatro. E così viene raccontata da amiche, conoscenti e parenti che la vedono lasciare Vienna per Berlino: appollaiate su sgabelli altissimi alle sue spalle, Mandruzzato e Tripaldi danno voce agli adulti e agli amici che la avevano ammonita – ricalcando le note incalzanti del grammofono retrostante – dicendo “lasciare tutto per un sogno è da incoscienti; Berlino è Berlino; rischi di vincere tutto o perdere te stessa”. Una volta che l’occhio di bue si allarga e le tre raggiungono le proprie postazioni – Zaltron al pianoforte, Tripaldi al microfono e Mandruzzato alla sedia da presentatore – il ‘Kabarett’ può avere inizio.
In smoking nero, le tre attrici indossano un particolare paillettato che le distingue l’una dall’altra: Tripaldi una fascia sul pantalone, Mandruzzato una sciarpa e Zaltron un top scollato. Il racconto di Elli viene quindi fragmentato tra intermezzi musicali in cui Tripaldi interpreta magistralmente brani tedeschi degli anni ’30, strizzando l’occhio a Marlene Dietrich e Greta Garbo, e gag da cabaret dove una recitazione leggera e frizzante regge il ritmo del racconto della creazione di “Jazz”, il cabaret ideato da Elli e dai suoi amici di Berlino. Gli amori, le amicizie, le delusioni e le rivelazioni di un mondo patinato d’oro, che nutre i sogni ma sgonfia le speranze, viene reso in scena con ogni singolo sforzo, dalle luci ai costumi, dalla scelta dei brani musicali alla drammaturgia – di Riccardo Tabilio – allegra ma disincantata. Anche la recitazione si adegua al tono della vicenda: più leggera e macchiettistica per le scene da cabaret e più autentica e naturale per gli eventi centrali del racconto. “Non è un gioco”, insistono Elli e i suoi amici, quando la musica si spegne, le luci si affievoliscono e le ultime mani finiscono di applaudire l’ennesimo intermezzo cabarettistico.
La sintonia fra le tre interpreti è palpabile, intensa, affiora nei gesti e nelle emozioni espresse nel volto. Non c’è mai interruzione di ritmo: quando una racconta, l’altra commenta col corpo, riempie lo spazio, interagisce con la terza che copre gli spazi vuoti dei sentimenti e delle parole. Quando Hullo (Mandruzzato) enuncia il manifesto del loro ‘kabarett’, «tutto è jazz, ciò che si sente e ciò che si vede», rivela anche la cifra stilistica dello spettacolo che, in un climax ascendente, finisce per chiudersi su se stesso, raccogliendo nuovamente le tre attrici sugli sgabelli altissimi, al centro del palco, che annunciano la morte di Elli.
Quando il pubblico, commosso, si lascia andare a un fragoroso applauso, le attrici riprendono una recitazione naturale e illustrano i motivi della scelta di quel testo particolare, di quella scrittrice, di quegli anni dimenticati.
Il metateatro quindi funge da ponte per una nuova conclusione, un nuovo finale che restituisce dignità non solo a Elli, ma anche e soprattutto a Lili Grün, che qualche mese dopo la pubblicazione del romanzo fu deportata a Minsk per essere poi uccisa dai nazisti.
La storia e il romanzo, l’unico, di un’autrice che quasi ottant’anni dopo la morte viene ripescata dall’oblio, senza essere stata intaccata dall’usura del tempo.
TUTTO È KABARETT
un progetto di Caffè Hertz
ispirato a Alles ist Jazz di Lili Grün
con Valentina Mandruzzato, Francesca Zaira Tripaldi, Maria Luisa Zaltron
drammaturgia Riccardo Tabilio
regia Riccardo Mallus e Caffè Hertz
prodotto da Teatro della Cooperativa con il sostegno di Quarta Parete
Teatro della Cooperativa, Milano | 28 aprile 2023