GIANNA VALENTI | Interplay 23 – martedì 23 maggio – casa del Teatro
Moritz Ostruschnjak con Tanzanweisungen e Carlo Massari con MetamorphosisBlatta alla giornata di apertura del festival. Due visioni del contemporaneo che si fa danza, due diversi modi di ricercare il mondo e le trasformazioni della società in relazione alla persona. Lo smaterializzarsi dell’esperienza fisica nel vissuto digitale e la sua ricostruzione come linguaggio danzato in Ostruschnjak e la performance come momento di condensazione di un percorso di ricerca e creazione sui confini sottili tra animalità e umano in Massari.

Moritz Ostruschnjak, PH Wilfried Hösel

Una piattaforma rettangolare sopraelevata sulla scena e delimitata da barre led bianche. Un podio per il corpo del danzatore che entra e si ferma nel punto centrale più vicino al pubblico. Nel silenzio, i suoi piedi iniziano a battere alternativamente e creano una modalità fisica e ritmica che attraversa l’intera coreografia e la definisce. Il danzatore solleva le gambe e le incrocia, le mani e i piedi si incontrano, battono, le mani battono una sull’altra e sulle diverse parti del corpo. Il ritmo è preciso, regolare e si ripete identico, mettendo alla prova la resistenza di chi danza e di chi osserva.
Ritmo e resistenza, endurance — questa la struttura portante di Tanzanweisungen di Ostruschnjak. Il corpo del danzatore, abitato da questo ritmo, si offre generoso e instancabile, il suo battere e sobbalzare porta avanti frazioni di movimento, frame di pochi secondi, che si susseguono senza sosta sino alla parte finale. Come spettatori siamo consapevoli della diversa identità di ogni frame, ma la costruzione fluida del fraseggio permette alle diversità di amalgamarsi e di farsi sviluppo ininterrotto di movimento, gestuale e non, nello spazio.
A essere avvicinati in questa continuità sono passi di danza classica, pose che riconosco come sport e altre che rimandano ai giocatori di Fortnite; sempre dal gaming gli emote — i numerosi balletti che possono essere esplosioni ripetute di un gesto che incarna un’emozione o brevi balletti in stile break, hip hop, machine o altro. Ma anche frammenti di danze da sala, movimenti sexy, portamenti da drag queen o popolari; gesti da combattimento o da vittoria, gesti quotidiani di saluto o un bacio, oppure gesti fluidi e leggeri accostati a un dito medio che si alza con forza dal corpo che si allontana di spalle.

Casa del Teatro, Moritz Ostruschnjak, PH Andrea Macchia

Il pubblico della danza si incuriosisce, Ostruschnjak si racconta alla fine dello spettacolo*, la sua coreografia nasce in sette giorni durante il grande lockdown. Lui e Daniel Conant, il danzatore, sono partiti da una danza folklorica bavarese, la Schuhplattler — il ritmo di quella danza incarna una forma di resistenza, la coreografia nasce, si confessa, dal suo sentirsi esausto dopo una giornata passata a navigare sul web.
La browsing history della giornata, la cronologia di navigazione, è la forma di diario con cui più si identifica come persona e creativo nell’era della digitalizzazione. Il digitale, il modo in cui influisce sui nostri corpi, e le modalità di lavoro dell’algoritmo di un browser sono al centro dei suoi interessi. C’è il mio desiderio, racconta, ma è un desiderio in costante evoluzione e interazione con quello dell’algoritmo. Per lui, agire un metodo coreografico interattivo è agire collaborando con il desiderio del danzatore e l’algoritmo che quel desiderio genera, che è diverso dal suo.
Così ha chiesto a Daniel di scegliere 20 video che contenessero movimento e di impossessarsi di 3 secondi per ogni video e i video alla fine sono diventati 800, creando un archivio di samples, campioni di movimento, con cui lavorare. Il web per lui è un archivio infinito di informazioni infinite, di campioni di movimento infiniti — «Il mio lavoro prende la realtà digitale, percepita come non fisica e non tangibile, e la rimette sui corpi, riportandola nella realtà».

Carlo Massari, PH Guido Mencari

Anche Carlo Massari si racconta generosamente alla fine dello spettacolo* e più tardi in un dialogo privato. Per lui, la realtà di partenza di una creazione artistica è vissuta profondamente in un tempo costellato e arricchito da relazioni umane e percorsi di creazione artistica o didattica che informano quel microcosmo da cui l’azione performativa, che vediamo sulla scena, prende vita.
Un caos iniziale che non ha bisogno di essere ordinato sul corpo e che si estende e si allarga nella nascita di sempre nuovi progetti, pensieri, immagini, musiche, letture e movimenti che si depositano, maturano, dialogano, si sedimentano e si trasformano, nella loro disordinata vicinanza, per un tempo che può richiedere anni.
Il suo processo di creazione ha cicli lunghi e cresce nutrendosi di un dialogo generativo tra gli elementi che si rendono fisicamente disponibili, che appaiono, che lui invita o che si offrono. «La mia terra, si racconta, è quella di produzione dell’aceto balsamico e questi sono i tempi della trasformazione e della maturazione.»
Massari usa una scatola vera e propria per contenere i materiali che raccoglie, produce o che richiede ad altre figure artistiche di produrre come arricchimento della sua ricerca. La scatola diviene un luogo dove i materiali possono contaminarsi, dialogare, trasmutare, e quando entra in sala per la creazione sul corpo e attraverso il linguaggio del corpo, il corpo già sa, il corpo è stato attraversato, il corpo ha cercato e ha trovato. Il corpo ha dialogato e ascoltato, il corpo ha comunicato, ha dato e ha ricevuto. Il corpo, così nutrito, è pronto a generare una performance che si manifesta come attraversamento di un ampio processo creativo.

Carlo Massari, PH Andrea Macchia

In Metamorphosis-Blatta, il suo corpo è sul terreno, nel silenzio. Il legame con la terra, un destino che uomo e animale condividono, a marcare l’inizio e la fine di ogni esistenza. Singole parti del corpo vengono prese o sollevate e rilasciate. Onorando la relazione privilegiata col terreno, il corpo si rilascia, sprofonda e si dona per ricevere e attivarsi e, attraverso la forza e la protezione di quella relazione, rotola, si estende e si lancia per entrare nel mondo e dialogare e, ancora, sviluppa una forza che gli permette infine di stare, nell’identità più propria dell’umano, nella condizione verticale.
Il corpo eretto, gambe nude e incappucciato in una felpa, sceglie come prima azione il ciondolio della testa di un animale al pascolo. Quel gesto, sul corpo fermo nella bidimensionalità tra terra e cielo, si fa segno potente che intervalla frasi di movimento che viaggiano su traiettorie nello spazio, concatenando canoni tecnici di diversa provenienza con gesti elaborati spazialmente per farsi danza. Il corpo segue nel fraseggio un ritmo interno ben preciso — nasco dalla musica e dal canto, si racconta, e il movimento nasce dentro di me come ritmo, ancor prima di farsi spazio.
I frame che riconosco nel suo fraseggio nascono in studio senza seguire una precisa linearità. Il corpo genera dei momenti, uno stare o un muoversi, e da quei momenti, che sono anche punti nello spazio, se ne generano altri, per attrazione, e i punti diventano agglomerati e poi tratteggio, in un processo non lineare di eventi e apparizioni che finiscono per attrarsi, combinarsi e ricombinarsi e trovare, infine, un proprio ordine.

Due lavori molto diversi quelli di Ostruschnjak e Massari, ma vicini nell’impegno creativo come riflessione sul mondo che li circonda che si fa intuizione drammaturgica e ricerca di un senso attraverso la pratica coreografica. Un’opportunità unica che Interplay offre per riflettere sulle pratiche coreografiche del presente e sulla danza come linguaggio privilegiato, in questo momento storico, per raccontare le profonde trasformazioni culturali e umane del Pianeta.

* L’incontro con gli artisti a fine serata è stato condotto dalla direttrice del festival Natalia Casorati con Elisa Guzzo Vaccarino che ha anche presentato il suo ultimo libro Confini, Conflitti, Rotte. Geopolitica della Danza.

A questo link potete scaricare l’intero programma

Questo è il link biglietteria 

TANZANWEISUNGEN (it won’t be like this forever)
MORITZ OSTRUSCHNJAK (DE)

di Moritz Ostruschnjak
con Daniel Conant e Moritz Ostruschnjak
assistente alla coreografia Daniela Bendini
assistente alla drammaturgia Carmen Kovac
luci Benedikt Zehm
costumi Daniela Bendini, Moritz Ostruschnjak
produzione Moritz Ostruschnjak
con il supporto di network Grand Luxe 2019/2020
Membro di Tanztendenz München e. V.
Performance selezionata alla Tanz Plattform Berlin 2022 e Aerowaves Twenty21

METAMORPHOSIS – BLATTA
C&C COMPANY (IT)

creazione originale e interpretazione Carlo Massari
training e consulenza vocale Chiara Osella
collaborazione tecnica Francesco Massari
produzione C&C Company
in coproduzione con Oriente Occidente Dance Festival, Compagnia Teatro Akropolis, Margine Operativo, Triangolo Scaleno Teatro
con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e MIC
Performance presentata al festival Oriente Occidente 2022