ELENA SCOLARI e GIAMBATTISTA MARCHETTO | In un anno siamo passati dagli #imprevisti all‘#inevitabile. Il tema/hashtag di MittelFest 2022 intendeva indagare il nostro tempo ragionando sui fenomeni inaspettati che hanno travolto il mondo, il 2023 pone invece il fuoco sui fatti che siamo costretti ad affrontare, conseguenze della nostra condotta ma anche di quegli scalini sdrucciolevoli della sorte che dobbiamo imparare a governare. La direzione artistica di Giacomo Pedini propone differenti vie artistiche (teatrali, musicali, circensi, coreutiche e performative) per riflettere sul destino, sulle scelte, su quanto possiamo arbitrare delle nostre vite e su quanto ci pare, al contrario, impossibile da scansare perché determinato.
Il festival Mittelfest, che si tiene da 33 anni nel borgo di Cividale del Friuli nel mese di luglio, nelle ultime tre edizioni si è arricchito di una sezione giovani che si svolge a maggio e avvia la cittadina alla propria estate culturale: Mittelyoung è composto da spettacoli (quest’anno nove in tutto) selezionati dai curatores, ragazzi e ragazze under 30 che esaminano le proposte di giovani artisti e compagnie e costruiscono il palinsesto dei cinque giorni di manifestazione.
PAC ha partecipato alle prime due giornate di programmazione, nelle quali è stata inserita anche la seconda edizione dell’appuntamento Panorami teatrali, curato da Rete Critica (network di cui PAC è componenete attiva). Nel confronto tra esponenti della critica online è emersa una interessante vetrina esplorativa con la presentazione di soggetti e organizzazioni teatrali emergenti o meritevoli di una ribalta pubblica, in un excursus nazionale che vuole raccontare realtà periferiche e fuori dal mainstream con l’obiettivo di allargare l’orizzonte di conoscenza e destare la curiosità verso territori non limitrofi al proprio.
Fuori dalla corrente principale sono senz’altro tutte le produzioni viste a Mittel Young che ha preso avvio nella cittadina slovena di Nova Gorica, con cui il festival collabora lavorando a un importante progetto transfrontaliero in vista del 2025, anno in cui la città sarà capitale europea della cultura insieme all’italiana Gorizia.
Il circo contemporaneo (che non ha più né domatori né bestie feroci) è stato protagonista della prima giornata. Al Teatro Nazionale di Nova Gorica abbiamo visto Quieto parado di e con Pietro Barilli, un lavoro basato sul concetto di equilibrio: quello letteralmente instabile del protagonista in bilico su una corda e quello figurato del personaggio, che cerca un bilanciamento ideale nella relazione con se stesso e con un alter ego marionetta, un omino snodato fatto di lattine che ricorda l’uomo di latta del Mago di Oz ma anche una sorta di amico immaginario in cui Barilli si vede riflesso. Lo spettacolo è ancora in costruzione e l’inserimento di un monologo recitato (in inglese, per via della collocazione) traballando sopra lo slapstick risente di una scrittura non ancora nitida e un poco superficiale.
È apprezzabile l’idea che la questione fulcro – l’equilibrio – sia simultaneamente l’oggetto della riflessione e il contesto in cui l’artista si muove, il candore con cui è posta risulta però ancora piuttosto lontano dal poter incidere davvero. Difficile anche far stare la platea con il fiato sospeso quando l’esibizione avviene a un metro da terra, più fertile invece il rapporto che si potrà sviluppare con la marionetta, essere inanimato ma che potenzialmente potrebbe essere investito di un valore in termini di contrappeso drammaturgico.
Decisamente compiuto, nella sua matrice eminentemente estetica, è CM_30 del ceco Kolja Huneck (vincitore della sezione circo e che sarà dunque inserito nel cartellone Mittelfest di luglio). La performance – sebbene generosamente dilatata nella durata – CM_30 è un rito figurativo in cui il sacerdote di bianco vestito compare seduto a gambe incrociate, spalle al pubblico, incastonato in una scatola di teli bianchi che piovono su tre lati dal ring di americane. Dischi bianchi del diametro di 30 cm (ci siamo spiegati così il titolo) sono gli strumenti che Honeck maneggia facendoli roteare intorno a sé o lanciandoli sulle leggere pareti bianche. Le musiche (di Rutger Zuydervelt/Machinefabriek) creano un’atmosfera rarefatta e vagamente ipnotica (forse anche rilassante, a dirla tutta) e contribuiscono alla creazione di un’aura minimal-mistica in cui simmetria e armonia – di suoni e colori – sono il centro e il tutto. I dischi sono anche fonte di luci colorate, e alcuni vengono dati dall’officiante agli spettatori in prima fila perché proiettino a loro piacimento i fasci sul bianco della scena, come in un quadro dipinto live in una specie di action lighting. Ritmo lento ed espanso, precisione tutta formale. Del resto è l’autore stesso a definire CM_30 una “performance di circo contemplativa e anti-spettacolare”.
L’aspetto più interessante è la discrezione con cui Honeck agisce, fino ad allontanarsi dallo spazio scenico per sparire come corpo artistico lasciando che le macchie di colore e i riflessi luminosi diventino la sostanza. Un’ora intera per affermare il senso della propria assenza, però, è forse velleitario. O forse – potrebbe provocare qualcuno – è un tempo troppo condensato per un’azione rituale orientata alla trance.
La sezione dedicata ai lavori di teatro musicale di Mittelyoung, sempre in un’accezione slegata da confini e categorie netti, si apre con I sogni sono gli specchi notturni dell’anima di Trio-Bio, una fusione di musica e testo in cui Lena Sophie Knapp legge, seduta, l’avventura onirica di una giovane di nome Lorena, mentre Verena Merstallinger alla chitarra e Lorenzo Orsenigo alle percussioni accompagnano e sonorizzano il racconto. La protagonista sale su un aereo che la dovrebbe portare in un paese del sud America ma non è mai chiaro se le sue visioni siano reali o immaginate. Il topos dei corridoi con tante porte rimanda chiaramente all’area-sogno e alla metafora della scelta, lo sfondo è un riferimento – approssimativo – ai danni del turbocapitalismo opposto alla difesa del pianeta. I suoni dei due musicisti sottolineano e illustrano (come ci si aspetta) le azioni e le situazioni in cui la donna cerca il modo di distinguere le proprie proiezioni dal vero, in un contesto ambivalente.
Anche questo lavoro appare ancora in uno stadio di ricerca, in cui si sperimenta la commistione degli elementi in scena per trovare la miglior calibratura. Come spunto generale ci sentiamo di poter dire che sembra esserci una debolezza diffusa nel riuscire a ottenere una compiutezza formale e di contenuti. Si trascura l’alfabeto prima di aver conosciuto tutte le lettere che lo compongono.
La ricerca serve proprio a sperimentare più strade, e in questo senso Mittelfest permette a giovani artisti di confrontarsi con la reazione del pubblico dando loro l’opportunità di smontare e rimontare, costruire e decostruire, disfare e riassemblare.
Convince maggiormente (e non per nulla vince la sezione Musica) la proposta del Trio Lavish, composto da Sol Jang al pianoforte, Maria Isolina Cozzani al violino e Kim Kamilla Jäger al violoncello, con base in Olanda e anima internazionale. Seguendo stilemi jazz e mescolandoli con sonorità più contemporanee, tra sfregamenti di archetti e molto pizzicato, in What if… le tre musiciste giocano di improvvisazione con garbo e consapevolezza, dando forma a un percorso poetico che non ha strade precostituite.
L’input viene da una tag cloud – una “nuvola” proiettata sullo sfondo e costituita dall’intersezone tra le parole scelte dal pubblico per indicare le cose davvero inevitabili nella vita – e poiché inevitabilmente le più gettonate finiscono per essere “amore” e “morte”, nello spazio sconsacrato della chiesa di Santa Maria dei Battuti si è combattuta una battaglia tra vitalità e assenza. L’arma vincente della performance, a nostro modesto avviso, è l’ironia con cui Jang introduce alle esplorazioni sonore e spariglia le carte.
QUIETO PARADO
progetto creato da Pietro Barilli
occhio esterno Fabiana Ruiz Diaz, Giacomo Costantini
con il sostegno di Circo El Grito, UP – Circus & Performing Arts, Cirk Fantastik Juggling Magazine, Mittelfest2023
CM_30
concept e performance Kolja Huneck
consulenza artistica Benjamin Richter, Andrea Salustri
musica e composizione Rutger Zuydervelt/Machinefabriek
costumi e scenografia Amrei Simon
produzione Mittelfest2023
finanziato e coprodotto da Landeshauptstadt München, Kulturreferat, Circo PERPLX Kortrijk, Circuswerkplaats Dommelhof Neerpelt
I SOGNI SONO GLI SPECCHI NOTTURNI DELL’ANIMA
di Trio-Bio
Verena Merstallinger chitarra, Lena Sophie Knapp voce narrante, Lorenzo Orsenigo percussioni
produzione Mittelfest2023
WHAT IF…
di Lavish Trio
Sol Jang pianoforte, Maria Isolina Cozzani violino, Kim Kamilla Jäger violoncello
produzione Mittelfest2023
Mittelyoung | Cividale del Friuli, 18-20 maggio 2023