ILENA AMBROSIO | Clacson di automobili, voci alte, motorini che invadono anche il marciapiede, turisti e gente del quartiere, panni stesi e odori di cucina… È il Rione Sanità, uno dei cuori pulsanti di Napoli, uno di quei luoghi nei quali, non si sa come, riescono a fondersi il meglio e il peggio della città.
Tra questi vicoli e nei bassi del rione, Carlo Geltrude del Collettivo Sanità ha ideato un progetto – prodotto dal Nuovo Teatro Sanità – di teatro itinerante, il Tur de Vasc che “vuole portare il teatro tra le persone che a teatro non sono mai andate, creando un meccanismo di vasi comunicanti tra chi si esibisce, crea, recita e la sua fonte di ispirazione primaria: l’umanità”.
Dopo un primo esperimento dedicato a Checov (nel 2019), quest’anno è stata la volta di Eduardo in un’edizione realizzata con il patrocinio e il sostegno della Fondazione Eduardo de Filippo.
E quale universo artistico potrebbe più di quello eduardiano può calarsi nell’atmosfera della Sanità?
Il pubblico attende, in Via Vergini, di iniziare il percorso quando un manipolo di scooter imbracciati da giovinastri in nero e occhiali da sole lo accerchia: ci vuole un po’ per rendersi conto che non fanno parte della realtà ma della finzione, che sono gli “accompagnaTur”, i Virgilio del viaggio.
Urlano, gesticolano, danno indicazioni con fare tutt’altro che cortese, ma nella Sanità usa così: si è sboccati, un po’ aggressivi, si fa “la stesa” – dal gergo camorristico – per mostrare con spavalderia il proprio potere, il proprio ruolo nel rione. Però il potere qui è quello del teatro e dello spirito di Eduardo. E allora comincia il Tur che, spostandosi da Via Vergini, prosegue su Via Cristallini per tre bassi messi a disposizione dalla gente del luogo. In ciascuno di essi una scena dal teatro di De Filippo. Nel primo Domenico Soriano e Filumena Marturano (Lalla Esposito e Ivan Castiglione) nel dialogo perfetto che Eduardo costruì per i suoi due personaggi, quello immediatamente successivo alla scoperta della finta morte di lei. Nel secondo la famiglia Trocina di Il contratto (Imma Villa, Luca Saccoia, Ciro Burzo, Anna De Stefano), appena dopo la dipartita del capofamiglia, alle prese con le elucubrazioni sul presunto mistero che la avvolge e con un il lauto pranzo a base di pasta e fagioli, pane, formaggio e capretto. Nel terzo poi la sottile, perché mai esplicita, resa dei conti tra Pasquale Lojacono e la moglie Maria (Gennaro Maresca e Roberta Astuti con Agostino Chiummariello nella scena da Questi fantasmi) in merito alla “sovraterrena” provenienza del denaro che li ha risollevati dalle difficoltà.
L’operazione drammaturgica coadiuvata da Mario Gelardi è elegante, accurata e tutta giocata su un genuino rispetto della parola di Eduardo. Pochissimi gli inserti volti a calare nel contesto della Sanità le vicende rappresentate; così come i dettagli scenici che, mai tradendo l’universo eduardiano, lo avvicinano alla concretezza del presente: la sigaretta elettronica e il trolley di Filumena, i fermagli per capelli ora in voga tra le adolescenti indossati da Palmira e il tatuaggio dedicato alla mamma che campeggia sulla schiena di Carmiluccio; il tv ultrapiatto donato dal “fantasma” alla famiglia Lojacono. Efficacissima la compattezza delle tre scene che, per un verso, riescono a condensare tutto il senso e i dettagli fondamentali del plot cui appartengono, per l’altro si dipanano, lungo le tappe del tour, come spaccati di una vita in fluire, quella delle singole storie ma anche della umanità che la drammaturgia eduardiana è riuscita a tratteggiare. Dalla passione ardente di rabbia che vibra tra Filumena e Domenico, alla surreale comicità della famiglia Trocina, fino alla mediocrità di Pasquale Lojacono, qui riletta come vera e propria bassezza morale nei confronti di una moglie trattata al limite della violenza psicologica, – una declinazione appena accennata e assolutamente calzante.
Immerso in questo flusso drammaturgico, il pubblico. Inesatto sarebbe parlare di teatro partecipato: il pubblico osserva lo scorrere di questi frammenti di vita così come farebbe in sala, ne può osservare i dettagli, finche sentirne gli odori: la fragola del liquido della sigaretta di Filumena, il sugo del capretto dei Trocina, il sacro caffè di Lojacono. Collocato con perentorietà in ogni angolo del basso dagli accompagnaTur, il pubblico resta lì immobile, quasi senza fiatare per non intralciare o interrompere l’azione e la parola perfettamente sostenute dagli impassibili e credibilissimi interpreti. E quando ne esce quello squarcio spazio-temporale resta aperto e il flusso continua. E non si tratta di una mistica o sovrannaturale energia: è davvero lo spirito del Teatro di Eduardo ad animare i personaggi, a riempire ogni angolo dei bassi, a condurre l’incedere del gruppo.
Soprattutto è lo spirito di Eduardo che evidentemente ispira l’ultima inaspettata tappa del viaggio. All’interno di una piccola cappella di Via Cristallini, dipinta da luminose immagini in blu, i giovani che finora hanno fatto da guide indossano i panni degli interpreti per proporre, tra declamazione, rap e balletti surreali, il poemetto del ‘48 De Pretore Vincenzo (dal quale ebbe poi origine il dramma). Un omaggio alla poetica di Eduardo, anche alla sua malinconica visione della società, e insieme un omaggio al figlio Luca De Filippo per il quale il personaggio fu creato ad hoc e sulla cui immagine si spengono le luci.
Il percorso è finito mai non il viaggio attraverso quello spirito, rievocato, per ultimo, dalle mamme della Sanità che, presi gli spettatori a braccetto, confidano loro le ricette del Maestro, raccolte dalla moglie Isabella Quarantotti nel libro Si cucine commevogl’i.
Un’ennesima testimonianza che il teatro di Eduardo non ha tempo. Un accurato ed efficace lavoro drammaturgico e una prova attoriale di eccellenze. La vivace e fervida collaborazione tra artisti: non solo gli attori del Social Theatre Lab di Geltrude ma anche del Social Short Art Lab di Ciro Battiloro, del Sound Art Experience Lab del Maestro Maurizio Baratta e del Social Street Art Lab di Trisha Palma. L’incontro, poi, tra artisti e comunità, incontro vero, fattivo.
Ma non è stato solo questo il Tur de Vasc.
È notizia orami ampiamente circolata quella della chiusura del Nuovo Teatro Sanità. Le ragioni le abbiamo raccontate anche su queste pagine ma ciò che sta dietro, ciò che significa davvero per la gente della Sanità il venir meno di quello che era diventato il Teatro del rione lo si può comprendere solo attraversano un’esperienza come è quella ideata da Geltrude, esperienza che sotto questo aspetto è, sì, di teatro partecipato. Partecipato nel senso di condiviso, di fatto insieme, di vissuto e creato braccio a braccio, artisti e comunità. Nel medesimo afflato, con il medesimo entusiasmo e la medesima cura.
Il Tur de Vasc ha raccontato, prima di tutto, questo: nel saluto del Collettivo alla comunità, ha raccontato di cosa sia davvero un teatro di comunità e di quanto sia indegno e ingiusto che debba calare il suo sipario.
TUR DE VASC – EDUARDO EDITION
testi Eduardo De Filippo
progetto ideato e diretto da Carlo Geltrude
consulenza drammaturgica Mario Gelardi
con
Lalla Esposito, Ivan Castiglione in Filumena Marturano
Imma Villa, Luca Saccoia, Ciro Burzo, Anna De Stefano in Il contratto
Agostino Chiummariello, Gennaro Maresca, Roberta Astuti in Questi fantasmi
accompagnaTur Mario Ascione, Marco Badolati, Raffaele Marfella, Macki Montella, Salvatore Nicolella, Francesco Gentile
con gli allievi del Social Theatre Lab (a cura di Carlo Geltrude), del Social Short Art Lab (a cura di Ciro Battiloro), del Sound Art Experience Lab (a cura del Maestro Maurizio Baratta) e del Social Street Art Lab (a cura di Trisha Palma)
con le mamme del Rione Sanità Carmela Abbazia, Stefania Belato, Assunta Buonocore, Elena Barra, Iolanda Cardamone, Claudia Comparone, Paola Esposito, Concetta Girone, Lucia Girone, Giulia Maisto
costumi e make up Rachel Nuzzo
aiuto regia Mario Ascione
grafica Luciano Correale
foto Vincenzo Antonucci, Ciro Battiloro
ufficio stampa Milena Cozzolino
organizzazione Chiara Pastore, Roberta De Pasquale
Tur de Vasc è relizzato nell’ambito di nell’ambito di RigeneraTur, progetto vincitore dell’avviso pubblico “Creative Living Lab – IV edizione” promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura
realizzato da Nuovo Teatro Sanità, Apogeo Records, Fondazione Eduardo De Filippo, Orchestra Giovanile Sanitansamble Associazione AZTeCA, Associazione Idee Fuori Scena