ENRICO PASTORE e RENZO FRANCABANDERA |
EP: L’edizione 2023 di Biennale Danza, terza nel mandato di Wayne McGregor, è stata intitolata Altered States. Nell’introduzione al catalogo del festival, lo studioso di neuroscienze di fama internazionale Anil Seth, ci introduce al senso del titolo, descrivendo l’esperienza cosciente come «un’allucinazione controllata» in cui l’esperienza di sé e del mondo non è altro che una serie di «costrutti percettivi, […] di brillanti congetture con cui il cervello interpreta, e solo indirettamente, ciò che è là fuori nel mondo o qui dentro nel corpo». La danza, continua Seth, aiuta non solo il danzatore ma anche lo spettatore ad ampliare questi costrutti, fornendo alla percezione un ventaglio di possibilità di esperienze del movimento e dello spazio impensate. L’azione del danzatore agisce non solo su di sé ma anche sullo spettatore, coinvolgendolo in un processo di creazione capace di coinvolgere la coscienza nel disegnare nuovi paesaggi cognitivi, sogni ad occhi aperti, inaspettate ma possibili realtà alternative. La danza e le neuroscienze si intrecciano non solo con l’antica tradizione buddista ma con le modernissime ricerche della fisica quantistica per la quale le cose non esistono di per sé ma solo in relazione tra loro. Nella relazione ha sede l’esistenza benché la coscienza ce ne restituisca nient’altro che una personalissima allucinazione controllata.

RF: Luna Cenere una delle giovani coreografe italiane che negli ultimi anni ha conquistato un posto nella scena nazionale con un linguaggio allo stesso tempo corporeo e astratto, ha presentato Vanishing place. L’artista fa da tempo del corpo nella sua essenziale nudità una cifra leggibile e costante della sua ricerca in scena, dentro spazi in cui il movimento è spesso un ralenti come nei video di Bill Viola. I corpi si muovono impercettibilmente, di fotogramma in fotogramma, assumendo posizioni apparentemente naturali allo sguardo ma che richiedono ai performer un impegno fisico a volte strenuo, come in questo caso, che trova sua spiegazione dentro l’ambiente in cui viene il movimento è agito.
Sotto questo aspetto assume dunque primaria rilevanza il lavoro sull’ambiente sonoro di Renato Grieco, così come quello notevole sulle luci di Giulia Broggi dentro lo spazio scenico ideato da Raffaele di Florio.

Luna Cenere Vanishing point @LabiennalediVenezia

EP: Luna Cenere con Vanishing place presenta un lavoro al cui centro vi è la percezione del tempo, dello spazio e del corpo presente/assente. Nello spazio geometrico i danzatori disegnano il volume con dei moduli verticali. Il movimento è lentissimo, dilatato all’estremo, in accordo con il paesaggio sonoro. I corpi appaiono e scompaiono, si ibridano nei sessi, prendono conformazioni insolite ricordando a chi guarda alcune modalità di Damien Jalet e Dimitris Papaioannou. La coreografia è unico flusso, costantemente marcato da un ritmo apatico, calmo fino all’eccesso. Non vi sono accenti emotivi, i corpi nudi dei danzatori, sono deprivati di qualsiasi connotazione materica, erotica o estetica. Sono corpi celesti in uno spazio con una propria ieratica gravità. Senza impurità, senza eccessi muovono e si muovono, si mescolano, si congiungono, si oppongono e come meteore in una notte d’agosto, dopo essere apparsi brevemente nella volta celeste, scompaiono per riapparire e ricominciare un diverso moto, finché il buio della sala non inghiotte tutto.

RF: Il movimento si organizza per linee orizzontali e verticali, quasi a creare una griglia, con gli interpreti che trascinano porte-separé: i performer sono già in scena quando il pubblico entra in sala. Una sorta di lento e inesorabile andirivieni che rivela i corpi ma nasconde i volti, favorendo quindi un ragionamento sia sul corpo come luogo simbolico, sia sulla confusione di identità, che nella seconda parte dello spettacolo diviene la cifra estetica della creazione. I performer, nascosti dietro le porte, trasportate, in un secondo momento, sul fondo della scena, rivelano parti del corpo e, attraverso alcuni movimenti ben studiati offrono allo sguardo corpi con più arti, gambe e braccia che vengono fuori il numero esorbitante, come a dare manifestazione di una identità fisica sconosciuta.
Il punto di forza dello spettacolo è sicuramente la capacità di giocare in modo abile su questo equivoco, con gesti assai ben studiati. Di contro, in alcuni momenti della coreografia, già di per sé è costruita intorno alla lentezza, subentra una certa prevedibilità, generando quindi momenti in cui l’attenzione dello spettatore si stacca dalla creazione per abbandonarsi dentro uno stato mellifluo, favorito dall’ambientazione oscura. Non mancano i momenti suggestivi come pure alcune idee che possono essere utilmente rinforzate per puntellare alcune parti della creazione più prevedibili e su cui indugiare allontana la mente di chi osserva da quanto avviene in scena.

EP: Da ultimo una breve considerazione. In una Venezia sempre più preda del turismo di massa, la Biennale, in tutte le sue declinazioni artistiche, resta ormai, insieme al Gran Teatro la Fenice per la tradizione operistica, l’unico baluardo identitario della città. Per quante critiche e difetti si possano trovare a un’istituzione più che centenaria, bisogna riconoscerle questo primato e difenderla da eventuali impoverimenti o ridimensionamenti. La Biennale rompe l’immagine da supermercato del turismo in cui Venezia sembra precipitare. Ne è l’esempio la Biennale Architettura che, non solo ci offre un ventaglio di progettualità per pensare o sognare un mondo più sostenibile e giusto, ma per la prima volta ribalta la consueta dinamica espositiva in cui i paesi ricchi sono al centro dell’esposizione. Grande spazio, soprattutto nelle Corderie dell’Arsenale, viene dato ai Paesi cosiddetti Emergenti, dando luce a una vitalità negata dall’ereditato pensiero colonialista ancora imperante. Un’esposizione emozionante, pronta a contagiare il visitatore spronandolo a rivedere la propria visione del mondo e ad agire di conseguenza.

VANISHING PLACE

Ideazione e coreografia: Luna Cenere
Performers: Marina Bertoni, Francesca La Stella, Ilaria Quaglia, Davide Tagliavini, Luca Zanni
Musica: Renato Grieco
Luci: Giulia Broggi
Spazio scenico: Raffaele di Florio
Direzione tecnica: Nicola Mancini
Commissione: La Biennale di Venezia
Produzione: La Biennale di Venezia, Körper – Centro Nazionale di Produzione della Danza, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Con il sostegno di: Hessisches Staatballet, Agora de la danse – résidences de création croisées en danse entre l’Italie et le Québec con CINARS e NID Platform, Oriente Occidente festival, MIC – Direzione Generale Spettacolo, Istituto Italiano di Cultura – Colonia, Istituto Italiano di Cultura – Montreal
Realizzato: nell’ambito del progetto di residente coreografiche Lavanderia a Vapore e grazie alla residenza presso FABBRICA EUROPA / PARC Performing Arts Research Centre
Nota: vincitrice del bando Biennale Danza 2023 per una nuova creazione coreografica italiana