MARIAROSA SALVATORE | Ancora una volta il teatro Stabile dedica la sua rassegna estiva di Teatro a Shakespeare e alle sue opere, un appuntamento ormai imprescindibile delle estati torinesi. Sul palco dello storico Teatro Carignano, dopo il Sogno di una notte di mezza estate del 2022, a far fuggire dal caldo afoso di luglio è La dodicesima notte, diretto dal regista e drammaturgo Leo Muscato, con un cast di interpreti energici e di talento. Muscato dal 2001 dirige, come regista, produzioni per importanti istituzioni teatrali, sia per l’opera che la prosa, e in questa occasione si è cimentato nell’ultima commedia giocosa di William Shakespeare, composta intorno al 1600.
Per raccontare una storia di amori e di inganni, il prato inglese sembra essersi impossessato non solo del palcoscenico del Carignano, ma della sala intera, con rampicanti che dondolano giù da dietro le quinte, si infilano tra le balconate più vicine al palco e ricostruiscono, portandocela davanti agli occhi, l’Illiria di Shakespeare, luogo in cui il mondo reale e quello immaginario si incontrano e si confondono tra loro.
Si alza il sipario e tutto ciò che si vede è il verde di quelle che potrebbero sembrare le fronde di un grande albero: delimitano lo spazio scenico vero e proprio, sotto di loro si muovono gli attori e prende vita la vicenda. Questo, insieme alla misteriosa oscurità che abita il resto del palco e che non permette all’occhio di definirne bene lo spazio e i limiti, crea un mondo surreale. Oggetti scenici fissi non ce ne sono, fatta eccezione per il sofà vellutato sul quale siede il buffone in quasi tutte le sue apparizioni: gli elementi vengono portati sul palco con il susseguirsi delle scene. Difficile poi collocare in un periodo storico preciso gli splendidi costumi (di Giovanna Fiorentini): si potrebbe parlare di abiti contemporanei indossati in stile elisabettiano e viceversa, una scelta unica che mette certamente in rilievo la giocosità dell’intera vicenda, a ricordare come i personaggi di questa commedia shakespeariana sono sempre sia artefici che vittime di una beffa, di una presa in giro.

La trama è nota: Viola (interpretata da Giordana Faggiano) e suo fratello gemello Sebastian (Fabrizio Costella), in seguito al naufragio della nave su cui viaggiavano, approdano l’uno all’insaputa dell’altro su un’isola misteriosa e fantastica, credendosi vicendevolmente morti. Si ritrovano dunque ad esplorare un luogo in cui tutto si muove in balìa del caso e ogni cosa si immerge in una mitica irrealtà. Scrive Leo Muscato nelle note di regia: «La dodicesima notte (o Quel che volete). Già nel titolo è dichiarato lo spirito di questa malinconica commedia, in cui nulla di ciò che è, lo è davvero». Shakespeare si lascia andare ad una libertà assoluta, uscendo da qualsiasi condizionamento di trama o di verosimiglianza: ha composto l’opera in occasione della chiusura dei festeggiamenti natalizi alla corte della Regina Elisabetta (la dodicesima notte dopo il Natale, la notte dell’Epifania), giorni che furono caratterizzati dalla tipica sfumatura carnevalesca del “mondo al contrario” in cui ogni cosa è possibile.

Ph: Clarissa Lapolla

«Gli abitanti di quest’isola non hanno ambizioni, desiderio di potere, di gloria, di ricchezza. Vivono del qui e ora» scrive ancora Muscato. Personaggi buffi sono impegnati in crudeli beffe che intrattengono divertendo il pubblico e che accompagnano la storia principale, durante la quale ruoli si capovolgono e nascono e muoiono amori di ogni tipo: che sia romantico, passionale, o puramente fraterno, è l’amore uno dei temi principali attorno al quale si sviluppa l’intera storia, il resto poco importa.
Lo spettatore osserva l’intricato evolversi dei rapporti tra la giovane Viola travestita da uomo, Orsino il Duca d’Illiria (
Matteo Alì), Sebastian e la misteriosa, castissima dama Olivia (Martina Sammarco). Intrighi che coinvolgono anche personaggi secondari: si inseguono a vicenda, si rincorrono e si incontrano, sono tutti in un continuo movimento guidato solo dal caso. Ci si ritrova in un ingarbugliato “tutti amano qualcuno” che si risolve in un dolce lieto fine, per cui tutti gli strani e fantastici equivoci su cui si basava l’intera commedia trovano ora una spiegazione.
Nelle scene più delicate e sentimentali gli innamorati sembrano essere come in un sogno mellifluo, reso magistralmente dalle luci (curate da Alessandro Verazzi) che, colorate e di diverse intensità, trasportano lo spettatore in un’atmosfera magica e meravigliosa. Diverse sono le scene in cui una beffa è messa in atto: balli, feste, musiche allegre, risate fragorose da parte degli attori come degli spettatori, e naturalmente ruolo di rilievo ha il buffone di Olivia (interpretato da Alice Spisa), sempre presente e senza peli sulla lingua. Tutto ciò crea estrema dinamicità sul palco.

Ph: Clarissa Lapolla

Protagonista di questa interpretazione è poi senz’altro la musica (di Andrea Chenna), che viene portata al pubblico dagli interpreti stessi: tutti i personaggi in un modo o nell’altro cantano, o suonano, o chiedono a qualcun altro di farlo. Gran parte del lavoro lo svolge la talentuosa polistrumentista Celeste Gugliandolo, che da un angolo visibile del palcoscenico canta melodie raffinate, donando spessore ad ogni scena. Interessante la selezione dei brani, provenienti dal contemporaneo, quasi ad attualizzare l’ambientazione con canzoni e musiche di stili e generi anche molto diversi: da conosciuti pezzi pop, brani al violoncello, fino a vere e proprie “ballate del fracasso”.
Lo spettacolo finisce con Exit Music (For a Film) della band inglese dei Radiohead, traccia di rock alternativo, ma che qui viene spogliata di qualsiasi elemento musicale di accompagnamento e ridotta alla sola voce di Alice Spisa (il buffone) che va a sostituire quella dell’inglese Thom Yorke, e che fa risuonare nel teatro una malinconica, ma soave, melodia. Un finale perfetto, insomma.
L’incantesimo tuttavia si spezza non appena messo piede fuori dal teatro. Nell’insieme le luci, i colori, i costumi e lo splendido lavoro di Muscato danno l’effetto di un
beato stordimento, che perdura ancora qualche istante dopo che il sipario è già calato, e che affievolisce piano piano. Come se fosse appena finita una lunga notte di un Carnevale seicentesco, come se fosse appena finito un sogno shakespeariano.

 

LA DODICESIMA NOTTE

di Leo Muscato
da William Shakespeare
con Matteo Alì, Giordana Faggiano, Fabrizio Costella
regia Leo Muscato
scene Andrea Belli
costumi Giovanna Fiorentini 
luci Alessandro Verazzi 
suono Andrea Chenna 
assistente regia Marialuisa Bafunno

Teatro Carignano, 16 luglio 2023 Torino