SARA PERNIOLA | Continuiamo il nostro racconto sull’XI edizione di Trasparenze Festival, in atto dal 18 al 30 agosto nell’affascinante Gombola, Polinago (Mo): se nell’articolo precedente abbiamo scritto del fil rouge e della modalità operativa del festival, raccontando due degli spettacoli rappresentati – Muoio come un Paese di Gemma Hansson Carbone e Tra, o sulle cose in mezzo di Noemi Piva -, qui il nostro focus sarà su È come se dovessi contenere l’universo di Giovanni Onorato e Walking Memories di Elisa Pol

É come se dovessi contenere l’universo fa trovare qualcosa, rendendola palpabile: la musica che ascoltiamo ha consistenza, le parole che fluiscono sono come bolle di sapone iridescenti, i movimenti sono sia esaltati sia temperati. Tutto è perfettamente coerente con il contenuto della performance, dove a essere narrati da un attore e un musicista in dialogo tra loro sono i quaderni dell’amico Arduino Luca Degli Esposti.
Lo spettacolo teatrale è andato in scena il 28 luglio nella piazzetta del borgo; è uno sviluppo del progetto A.L.D.E non ho mai voluto essere qui – storia di un personaggio forse fittizio o forse no, selezionato da Biennale College 2022 – nonché pièce selezionata nell’ambito di Connessioni – giovani visioni artistiche per un nuovo presidio culturale, progetto promosso da Koras e finanziato grazie all’Avviso Youz Officina della regione Emilia-Romagna. Giovanni Onorato si firma autore e recita insieme al musicista Mario Rossi, favorendo l’accesso a un luogo di pensieri struggenti e crepuscolari tramite una dinamica dall’attraente ambiguità. Arduino era un poeta, morto suicida lanciandosi contro un treno in corsa tra le fermate di Fidene e Montelibretti, nel Lazio, e alcune delle sue opere lette simboleggiano tutto ciò che è precario, delizioso, assurdo e appassionato. I suoi quaderni sono a terra come sangue sparso, raccolti da fedeli amici intenzionati a ricostruire l’intreccio della vicenda, scavando nelle parole e nobilitando ciò che accade una volta sola o che dura solo un secondo.

ph. Chiara Ferrin

Arduino era uno che «scriveva durante le feste, con la musica alta, seduto sul divano; ti fermava mentre gli stavi parlando perché gli era venuta un’idea e si metteva a scrivere col cellulare»; uno che usava bastoni abbrustoliti come carboncini per appuntare i suoi flussi di pensiero quando non trovava una penna. «Arduino era un poeta e voleva esserlo a tutti i costi e probabilmente era l’unica cosa che lo facesse sentire al sicuro, che lo facesse sentire reale».
I tre livelli di scrittura su cui è strutturato il lavoro – quello performativo della lettura diretta dei quaderni, quello narrativo sul personaggio di Arduino e quello riflessivo/filosofico sulla poesia e sul suo rapporto con la vita – hanno determinato una sceneggiatura armonica, dallo stile peculiare e autonomo, arricchita anche dalla funzionalità narrativa della slam poetry e dai brani musicali eseguiti live. La luce che anticipa il tramonto, la brezza fresca della montagna e l’attenzione emotiva del pubblico non hanno fatto altro che intensificare la poetica malinconia di uno spettacolo che rappresenta il fallimento e l’incomprensione di un’intera generazione, avvolgendo questa caducità in uno stato di grazia.  

Il giorno dopo, invece, ciò a cui assistiamo è uno spettacolo intenso che rappresenta un incontro con sé stessi: Walking Memories di e con Elisa Pol, in collaborazione artistica con Raffaella Giordano e prodotto da Nerval Teatro è una performance di gesti e di parole sulla montagna, sulle stagioni dell’anima che passano, dando vita al vento e alla pace, sempre in costruzione. Una pièce sulla dimenticanza e sul silenzio percorrendo la tenerezza della solitudine, attraversata dalla performer durante la sua scalata del primo luglio 2018, quando – come racconta lei stessa – «un passo dopo l’altro salgo la pietraia che mi porta a quota 2.877 metri, i piedi mi spingono su, attraverso 1.170 metri di dislivello»; dove «il mio corpo è in marcia mentre l’ambiente circostante e i cambiamenti di paesaggio iniziano a fondersi con il passato». Un tratto di montagna, prima di raggiungere il rifugio che la ospiterà per tre mesi, fornisce momenti preziosi in cui poter contemplare le cose e sottolineare l’importanza dei bisogni essenziali, attraverso una conversazione con il proprio io interiore, affrontando la natura della propria stessa esistenza.     

ph. Chiara Ferrin

Lo spettacolo è andato in scena il 29 luglio nella suggestiva Chiesa di Gombola, con il pubblico attento e propenso a farsi servire dal teatro per rispondere a esigenze e domande, curare ferite e celebrare successi, alimentare pensiero e immaginazione. La capacità attoriale di Elisa Pol alterna deliziosamente ironia e profondità, concetti e movimenti: lo fa con le parole, con gli scatti del corpo, con l’armonia della danza; e poi con le cadute sul pavimento, con i giri su se stessa, con la stasi e i simulati momenti di meditazione. Il tutto illuminato da luci calde che delimitano le aree all’interno delle quali l’attrice si muove, creando atmosfere dalla varia intensità.
I frammenti sonori sono tratti dall’album Sleep di Max Richter e i testi sono ispirati a letture come La Montagna Vivente di Nan Shepherd, le poesie di Antonia Pozzi e Sensi soprannaturali di Cristina Campo, i quali contribuiscono a strutturare una pièce che rilascia la sensazione di «essere-nel-mondo come condizione aperta, porosa, disponibile ad accogliere i paesaggi esterni, che riverberano dentro di noi e parlano ai nostri spazi interiori». Walking memories, però, non è solo questo: è anche un vero e proprio progetto che rappresenta un’incursione nei territori di confine tra teatro, danza e filosofia, snodandosi lungo un arco temporale degli anni 2020 e 2021. Un’esperienza che porta alla luce un mondo di linguaggi ibridati, con caratteristiche peculiari e autonome e che emoziona per l’onestà dei sentimenti.

Due spettacoli pieni di bellezza, dunque, e dal grande potere trasformativo, che ripercorrono gli assi portanti di Trasparenze: riscoprire le relazioni che legano le persone con loro stesse e le une con le altre e rompere, per un po’, le dinamiche ordinarie di una quotidianità sofferente.

TRASPARENZE FESTIVAL                                                                                                    18-30 luglio, Gombola, Polinago (Mo)

È COME SE DOVESSI CONTENERE L’UNIVERSO

di Giovanni Onorato
con Giovanni Onorato e Mario Russo

WALKING MEMORIES                                                                                                   

di e con Elisa Pol
collaborazione artistica Raffaella Giordano
testi di Elisa Pol
frammenti sonori da Sleep di Max Richter
elaborazione del suono Flavio Innocenti
costumi Sofia Vannini
direzione tecnica Mattia Bagnoli
produzione Nerval Teatro, Sosta Palmizi
con il contributo di Emilia Romagna Teatro Fondazione, progetto vincitore del bando ERT- Spettacolo in Emilia Romagna Performing Arts under 40
con il supporto di Armunia, Olinda, E Production, KOMM TANZ/PASSO NORD progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto