RENZO FRANCABANDERA | HangartFest è uno di quei miracoli di cui l’Italia è piena. Sono praticamente vent’anni (dal 2004) che questa esperienza artistica del tratto delicato ma tenace, sotto la direzione artistica di Antonio Cioffi, si svolge a Pesaro con una vocazione a contaminare l’ambiente urbano e a proporre alla comunità giovani artisti e qualche affermata esperienza della coreografia indipendente italiana e internazionale.
Quest’anno il focus sugli artisti stranieri era dedicato alla nuova danza israeliana.
La rassegna è in pieno svolgimento, essendo partita il 25 agosto e proseguendo fino al 16 settembre con un fitto programma di spettacoli, performances site specific ambientate in palazzi nobiliari, ville e musei della città, come quella che ha aperto il festival, venerdì 25 agosto, la performance itinerante di Elisabetta Consonni Il Secondo paradosso di Zenone.
La direzione artistica ha lavorato con bandi e progetti, non solo a favorire la residenzialità come quella triennale affidata al collettivo Idina Who, ma anche alla dislocazione degli eventi in alcuni dei principali luoghi di rilevanza storico-artistica della città, con una presenza diffusa sul territorio che anticipa lo spirito della natura mobile della cultura, concept promosso da Pesaro, Capitale Italiana della Cultura 2024.
La rassegna oltre che di spettacoli si nutre anche di incontri con artisti e studiosi del settore, come il laboratorio di contemporaneo di Tamir Golan, gli incontri con gli artisti e il laboratorio di scrittura critica condotti da Maria Paola Zedda, curatrice ed esperta di performing art, danza e arti visive, la conversazione con Naomi Perlov, assistente di Angelin Preljocaj e direttrice del Suzanne Dellal Centre.

Le conversazioni sulla danza con gli artisti e i critici, come quella dal titolo Il Solo di danza condotta da Eugenia Casini Ropa, studiosa e fondatrice della cattedra di Storia della Danza al DAMS di Bologna, rientrano nel programma di sensibilizzazione Explorer, aperto al pubblico, che si affianca al progetto Occhi da Marziani, rivolto invece a un gruppo di spettatori impegnato a seguire il triennio di coproduzione del Cantiere Idina Who, accompagnato nel percorso da Maria Paola Zedda.
Fra gli spettacoli delle compagnie italiane indipendenti, da segnalare la replica di Elegia delle cose perdute di Stefano Mazzotta con la Compagnia Zerogrammi, andato in scena sabato 2 settembre nel Cortile della Biblioteca Oliveriana.
Si tratta di una dimora nobiliare nel centro di Pesaro, che accoglie anche un pregevolissimo museo archeologico, ricco di reperti della antica città romana e delle eredità piacene di cui questa zona è ricca: un vero gioiellino con un allestimento premiato per la sua qualità indiscutibile.
L’evento è stato infatti presentato nel contesto di Patrimonio in scena 2023, iniziativa della Regione Marche realizzata in collaborazione col CMS Consorzio Marche Spettacolo e il MAB Marche coordinamento marchigiano tra Musei, Archivi e Biblioteche per valorizzare il patrimonio culturale regionale attraverso eventi di spettacolo dal vivo.

Zerogrammi – Elegia delle cose perdute

Elegìa delle cose perdute è una riscrittura in danza dal romanzo I Poveri dello scrittore e storico portoghese Raul Brandao, nato dalle esperienze di Mazzotta in terra sarda, che hanno portato tra le altre cose anche alla realizzazione di un film. Stefano Mazzotta, è un artista vivace e multimediale: coreografo, regista e danzatore, con Zerogrammi ha prodotto, dalla sua fondazione, oltre 30 produzioni accompagnate da progetti editoriali, fotografici, filmici, formativi e di teatro sociale e di comunità in collaborazione con teatri e festival.

La creazione si ambienta in un mondo contadino, una società di cui i performer sono espressione, in ragione del codice dei costumi che richiama visibilmente un immaginario agricolo pastorale, rinforzato oltre che da suggestioni filmiche da cui vengono estrapolati lacerti sonori utilizzati come colonna sonora, anche da rimandi alle tradizioni sarde come i Mamuthones, i figuranti in maschera dela celebre parata che si svolge nel comune di Mamoiada di cui si ode il sonoro. Le luci sono fioche, di temperatura calda, gli oggetti di scena sono piccole piante che vengono spostate e vogliono rimandare ulteriormente all’ambientazione.
Il movimento coreografico ha stilemi che sono tipici delle creazioni di Mazzotta, capace di coniugare cifra drammatica e ironica in un susseguirsi di fotogrammi che prendono proprio, di tanto in tanto, la natura di fermo-immagine, di still life.
Gli interpreti sono provenienti da esperienze e storie professionali molto diverse, che Mazzotta assembla felicemente pure nella particolarissima diversità dei loro corpi, e dei rispettivi codici vocazionali che variano dalla danza contemporanea all’acrobatica e al teatro puro.
Lo sforzo compositivo con corporeità così diverse, insieme alla unione felice fra codice rappresentativo e codice danzato soprattutto nella prima parte del lavoro, porta la creazione ad essere fruita con interesse.
Molti, dentro una narrazione dal portato emotivo nostalgico, i rimandi ai grandi protagonisti del teatro danza di fine secolo scorso, da Pina Bausch a Kantor, alle cui creazioni pare di cogliere diversi riferimenti espliciti.
È presente anche una componente di parola, sebbene la sua cifra non connoti in maniera significativa la creazione.
La recita trova qui una complicazione data dall’antico pavimento del cortile, cosa che fa assumere ancora più significato e pregio all’impegno fisico del gruppo: nel complesso un lavoro sicuramente pregevole, pur dentro uno schema compositivo già consolidato nelle estetiche del teatro danza degli ultimi decenni.

ELEGIA DELLE COSE PERDUTE
Soggetto, regia e coreografia/subject, direction and choreography
Stefano Mazzotta
una riscrittura da/a rewrite from
Os Pobres di/by Raul Brandao
creato con e interpretato da/created with and interpreted by
Alessio Rundeddu, Amina Amici, Damien Camunez, Gabriel Beddoes, Manuel Martin, Chiara Guglielmi, Riccardo Micheletti
collaborazione alla drammaturgia/collaboration to the dramaturgy
Anthony Mathieu, Fabio Chiriatti
luci/lights
Tommaso Contu
assistente di scena/stage assistant
Riccardo Micheletti
costumi e scene/sets and costumes
Stefano Mazzotta
segreteria di produzione/production assistant
Maria Elisa Carzedda
cura della produzione / care of the production
Valentina Tibaldi
produzione/production
Zerogrammi
coproduzione/coproduction
Festival Danza Estate – Bergamo (It), La meme balle – Avignon (Fr), La Nave del Duende – Caceres (Sp)
con il contributo di/with the contribution of
Residenza artistica artisti sul territorio INTERCONNESSIONI/Tersicorea/Sardegna, Comune di Settimo S. Pietro, Comune di Selargius, Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna, Regione Sardegna, Regione Piemonte, MIC – Ministero della Cultura, FONDAZIONE Banco di Sardegna
in collaborazione con/in collaboration with
CASA LUFT, Ce.D.A.C Sardegna – centro diffusione attività culturali circuito multidisciplinare dello spettacolo dal vivo, PERIFERIE ARTISTICHE – Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio – Supercinema, Tuscania