VALENTINA SORTE | Il successo di un festival si misura sicuramente dal numero di spettatori. Durante la 26esima edizione de L’Ultima Luna d’Estate le presenze sono state numerose: oltre 2500 spettatori in dieci giorni, con il primo weekend di pioggia incessante. Dietro queste cifre c’è una riflessione più ampia da affrontare, perché i numeri da soli non riescono a raccontare fino in fondo un festival.
Guardandosi attorno, salta subito all’occhio che il pubblico è formato soprattutto da gente del posto, pochi sono gli addetti ai lavori. Non è scontato, a volte capita il contrario. Questo significa che Luca Radaelli, direttore artistico del Festival, e tutta l’équipe di Teatro Invito che lavora da anni a questo progetto hanno stretto un vero patto comunitario con gli abitanti del territorio. L’Ultima Luna è ormai una realtà ben radicata nelle province di Lecco e di Monza-Brianza. Sono sempre stati molti i Comuni coinvolti, quest’anno dodici, e ancora più numerosi i palcoscenici allestiti tra i luoghi più affascinanti nel Parco Regionale di Montevecchia e nella Valle del Curone, tra cascine, ville e sentieri boschivi. La bellezza di questi spazi fa parte del fascino che questa rassegna estiva continua a esercitare sul suo pubblico, ma c’è ben altro oltre a questa cornice suggestiva. Il paesaggio da cartolina non basta. Altrimenti sarebbe facile in Italia organizzare il teatro nel paesaggio.
Penso si tratti, invece, di un atto di fiducia reciproca. Da una parte gli spettatori si fidano ormai della programmazione del festival e non seguono solo i propri gusti, la propria pancia come criterio di scelta, dall’altra parte la direzione artistica scommette e investe sulla crescita del pubblico, sulla sua capacità di accogliere proposte molto diverse fra loro, sul suo occhio sempre più allenato. È un’implicita educazione alla visione sia come atto sociale che come atto culturale.
Accanto ai nomi e ai lavori più conosciuti che raccolgono ovviamente molte presenze (come Peppe Servillo, Corrado d’Elia, Tindaro Granata), il pubblico si apre alle novità e si avvicina con curiosità anche alle proposte più coraggiose, ai nomi meno noti. Ne è la dimostrazione il Premio Luna Crescente, ovvero la serata dedicata alle compagnie under30 in cui gli artisti presentano venti minuti del loro lavoro, lo spettacolo più votato dal pubblico viene poi inserito, nella sua versione estesa, nel cartellone dell’edizione successiva.
È importante riflettere su tutto questo, considerando che L’Ultima Luna ha fatto da vero apripista in Italia al cosiddetto “teatro nel paesaggio e nella natura”, prima che diventasse se non proprio una moda, sicuramente una corrente. Ora si pone invece la questione delle prospettive future, vista ormai la diffusione di iniziative simili in Lombardia e su tutto il territorio nazionale, e vista la naturale evoluzione di un festival che conta ormai su un forte e solido radicamento nel territorio.
I due spettacoli seguiti, Suck my iperuranio ed Eracle, l’invisibile, sono a mio avviso il segno di un cambiamento già in atto. Il primo è lo spettacolo di Giovanni Onorato, vincitore del Premio Luna Crescente nel 2022 (oltre a essere stato finalista del bando Direction Under30 del Teatro Sociale Gualtieri) e il secondo è il lavoro di Teatro dei Borgia, vincitore nel 2022 del Premio Rete Critica e del Premio della Critica ANCT. Entrambi fanno un diretto appello al pubblico anche se con modalità diverse. Approfittiamo delle pagine già dedicate da PAC a questi lavori (Suck my iperuranio, Eracle, l’invisibile) per entrare nel vivo di alcune considerazioni.
Suck my iperuranio è uno spettacolo interessante e molto godibile perché usa la stand-up comedy come filo narrativo. Il protagonista è un comico che, chiuso nella sua stanza dopo una delusione amorosa, sta cercando di uscire dalla propria condizione che oscilla fra momenti di estrema indolenza e picchi di narcisismo. Prova allora a ripetere i suoi sketch, ma questi non lo fanno più ridere. Sulla scia di Heinrich Boll – Opinioni di un clown – la comicità diventa espediente per una visione più intima e poetica.
Attraverso la stand-up comedy Onorato tiene agganciato il pubblico, fin da subito, per poi portarlo dentro al suo conflitto. L’idealizzazione dell’amore, della persona amata e di se stessi si scontra inevitabilmente con la realtà e allora è tempo di bilanci. Si passa così dal registro comico, che richiama in qualche modo Nanni Moretti (o come cita lo stesso Onorato Louis CK o Jim Carrey) a quello più serio e intimo. Non è facile ma l’operazione riesce quasi sempre. Le stonature sono veramente poche. Il dispositivo drammaturgico è reso più efficace perché il personaggio si sdoppia fin dall’inizio dello spettacolo in protagonista e voce narrante, finto escamotage per sfuggire a qualsiasi riferimento autobiografico e per creare una doppia cornice narrativa ma alla fine il quadro si ricompone, in un doppio finale. Il risultato è un lavoro intelligente, in cui il riso scoppia forte e spontaneo per poi diventare constatazione amara e sincera. La scrittura è molto fluida e frizzante, la recitazione è convincente. Il pubblico de L’Ultima Luna ci aveva visto proprio bene l’anno scorso. Quest’anno è stato votato I ragazzi e Guillaume, a tavola! diretto e interpretato da Alberto Viscardi. Attendiamo la prossima edizione.
Eracle, l’invisible dei Teatro dei Borgia si inserisce all’interno del festival perché per prima cosa sviluppa in modo evidente e originale il tema dell’emarginazione e del disagio, seguendo il fil rouge di questa edizione dedicata alla diversità e alla devianza. Inoltre TB usa il mito classico parlando al pubblico in un modo diretto, senza alcuna retorica o vizio di letterarietà, anzi, condividendo gesti molto quotidiani come cuocere una pagnotta e mangiarla insieme.
In questo caso, nel cortile della Scuola Primaria C. Collodi di Osnago, di fronte alla mensa scolastica, Christian Di Domenico prepara pacchi alimentari per un’associazione caritatevole e inforna del pane, attendendone la cottura, mentre narra di un uomo come tanti, un buon padre di famiglia qualsiasi/marito felice che inaspettatamente precipita in un declino economico e si ritrova solo e abbandonato. Una vicenda piccola e intima che rappresenta la tragedia della paternità ai tempi dell’homo oeconomicus. Le prove a cui è sottoposto il nuovo Eracle e a cui soccombe, diversamente dal mito, sono quelle di un padre separato che, ridotto ormai alla sola funzione economica, perde qualsiasi altra funzione affettiva e simbolica. Si ritrova senza famiglia, senza casa, costretto a dormire in macchina e a mangiare alla Caritas.
L’epilogo è molto tragico e violento ma alla fine dello spettacolo attorno a Di Domenico il pubblico si ritrova a condividere il pane appena sfornato. Il mito diventa esperienza condivisa e viene così riattivato come atto collettivo e politico, come partecipazione emotiva, etica, civile; sia nel momento di restituzione al pubblico sia nella fase di preparazione dello spettacolo, perché Teatro dei Borgia conduce vere e proprie indagini sul campo, realizzando interviste o azioni di volontariato all’interno di reti istituzionali e/o associative che operano negli ambiti di volta in volta approfonditi. Eracle, l’invisibile si inserisce infatti all’interno di una trilogia, la Città dei Miti, che tocca i temi dell’indigenza, dell’abbandono familiare (Filottete dimenticato) e della prostituzione (Medea per strada). Bravi tutti: anche Fabrizio Sinisi che insieme a Di Domenico ha riscritto il testo di Euripide, e Gianpiero Alighiero Borgia per l’ideazione e la regia.
Per quanto riguarda questo secondo lavoro, è vero che non si è trattato di una scelta del pubblico, come per Luna Crescente, ma è stata una proposta coraggiosa della direzione artistica del festival. Il risultato è stato altrettanto positivo: gli spettatori si sono fermati a parlare con la compagnia tra un boccone e l’altro, prolungando quel bisogno vero di condividere l’esperienza vissuta. Questa forse sarà la chiave delle prossime edizioni? Staremo a vedere come si muoveranno Luca Radaelli e Teatro Invito.
SUCK MY IPERURANIO
per una stand-up comedy triste, ironica, potenzialmente straziante
di e con Giovanni Onorato
musiche Adriano Mainolfi
con la collaborazione di Margherita Franceschi
aiuto drammaturgia Teodora Grano
con il sostegno di Teatro Studio Uno, Carrozzerie n.o.t
ERACLE, L’INVISIBILE
da Euripide
con Christian Di Domenico
parole di Fabrizio Sinisi e Christian Di Domenico
consulenza sociologica Domenico Bizzarro
spazio scenico Filippo Sarcinelli
costumi Giuseppe Avallone ed Elena Cotugno
ideazione e regia Gianpiero Alighiero Borgia
L’ULTIMA LUNA D’ESTATE 2023
Festival teatrale nelle ville e nei parchi della Brianza
25 agosto > 3 settembre