ELEONORA MELIS D’ORAZZI | Una piccola installazione di legno che profuma di antico, di vissuto, posta al centro di una sala buia al piano superiore del Teatro Massimo di Cagliari, come fosse la stiva della baleniera “Pequod”. Al suo interno sgabelli di vari colori con qualche residuo di vernice, riservati a soli dieci spettatori; posti nei lati superiori delle pareti legnose, in rilievo, si affacciano otto finestre, dalle quali si intravedono piccoli oggetti che prendono vita come per magia, tutti materiali di riciclo: tre vecchie grucce che un tempo stavano in un elegante negozio o in un armadio, sventolano pezzi di tela bianchi induriti dalla salsedine, fili di ferro diventano balene e pinze per stendere i panni sono piccolissimi vascelli, una pipa con vetrini azzurri sfida le onde del mare e naviga sull’orizzonte, un vecchio pezzo di legno rettangolare e un coltello arrugginito danzano nell’oceano leggiadri come cetacei.

Roberto-Abbiati-in-Una-tazza-di-mare-in-tempesta-
Roberto-Abbiati-in-Una-tazza-di-mare-in-tempesta-

Tutto questo è solo l’involucro di Una tazza di mare in tempesta, spettacolo che Roberto Abbiati porta in scena da anni, affiancato da Johannes Schlosser, ispirato al grande classico della letteratura Moby Dick di Herman Melville, pubblicato nel 1851.
Superate le 1756 repliche, Abbiati porta sul palcoscenico la straordinarietà di questo romanzo e la passione che lo lega ad esso, entusiasmando il pubblico replica dopo replica senza mai disperdere quel briciolo di mistero che lo contraddistingue. Curiosità, stupore e sorpresa si respirano nell’aria; dal momento in cui le luci si spengono, tutti gli spettatori si sono accomodati sul loro sgabello, la voce narrante dell’attore si palesa e accompagna la performance, accostata alle musiche originali di Fabio Besana.
Tutto è studiato nei minimi dettagli, nessun particolare è lasciato al caso, tutti gli oggetti presenti in quella stanza di legno (misura 4 m. per 2,70 m. e alta 2,40) stuzzicano la fantasia dal primo istante, al centro della parete frontale si apre e si chiude una finestra azzurra, tramite la quale l’attore interagisce con il pubblico. Un violino che da anni non emette più alcun suono rinasce lampadario, rilasciando nell’atmosfera cupa e malinconica una luce calda che fuoriesce dai due fori di risonanza sulla tavola armonica della sua pancia; uno spettacolo di grande impatto scenografico, della durata di soli 20 minuti.
Poco prima dell’inizio dello spettacolo, Abbiati si presenta al pubblico stando all’esterno dell’installazione, spiegando in breve ciò a cui si sta per assistere, senza svelare troppi dettagli, lasciando un alone di curiosità. Riesce a creare in breve tempo un confronto diretto con le persone, d’altronde non capita spesso che l’interprete principale e creatore dell’opera prenda per mano un bambino e lo accompagni al suo posto prima di iniziare lo spettacolo.

Una tazza di mare in tempesta, Abbiati al Teatro Massimo di Cagliari

Questa è la storia di un uomo, Ismaele, il quale decide di intraprendere un  viaggio e salpa a bordo della baleniera Pequod. Al comando dell’imbarcazione c’è il capitano Achab, uomo tutto d’un pezzo che a causa di un incontro ravvicinato con una balena ha perso una gamba e si ritrova costretto a vivere con una protesi d’osso ricavata dallo scheletro di un capodoglio. I passi del capitano sono riprodotti tramite un piedistallo di legno, quelli utilizzati nei negozi di abbigliamento, che viene ripetutamente sbattuto sulle pareti dell’installazione, creando un effetto sonoro talmente veritiero che quasi pare di sentire avvicinarsi Achab da un momento all’altro.
L’ossessione del capitano per Moby Dick, la balena bianca che l’ha mutilato, lo spinge a salpare per i sette mari e sfogare la sua sete di vendetta contro di essa. Da anni i balenieri di tutto il mondo parlano di lei, Moby Dick è astuta e feroce, le altre navi la temono e fuggono quando la incontrano sulla loro rotta, tranne quella di Achab.

Ismaele è il personaggio chiave di questo spettacolo, è il narratore che interagisce con la materia, con le forme, con le persone, si muove nello spazio dall’esterno, dando la sensazione di essere suoi compagni di avventura all’interno della baleniera e di condividere le sue stesse paure. La nave sarà colpita da una tempesta, tutto d’un tratto anche il più coraggioso degli spettatori si sentirà insicuro tra quelle onde, perso nell’oceano, come Ismaele che cerca in ogni modo di uscirne vivo.

La tempesta, il mare agitato, l’essere in balia delle onde sono metafore con le quali Abbiati ribalta il punto di vista del romanzo; Il tema é il viaggio, ma a quale viaggio si riferisce? la metafora é sottile, nascosta tra quelle pareti di legno. Il mondo è la vita, il viaggio è la vita, una vita fatta di imprevisti ai quali possiamo solo reagire, ma sta ad ognuno di noi scegliere il modo.

Tutti gli oggetti scelti da Abbiati rimandano simbolicamente al romanzo: Moby Dick è la sfida con il proprio demone interiore, l’imprevedibile destino che bussa da un momento all’altro nella vita di ogni essere umano, Achab è l’uomo che non accetta i limiti e le condizioni createsi nel corso della vita,  non si arrende e sfida le forze della natura ma si accorge troppo tardi che ormai non potrà più tornare indietro.

Una lettura che nella declinazione di Abbiati diventa surreale, attraverso una rappresentazione artigianale dal grande impatto scenico, dove la tristezza e il desiderio di rivalsa dell’essere umano emergono passo dopo passo. Un opera gigantesca racchiusa in un piccolo spazio di legno che accoglie gli eventi narrati tra colpi di scena e giochi di luci, frutto del prezioso lavoro che ha svolto Abbiati, che in un modo estremamente unico è riuscito a comprimere la potenza di un gigante della letteratura: Moby Dick.

Una tazza di mare in tempesta, Abbiati, Teatro Massimo

“Ogni volta che mi accorgo ad atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me… allora dico che è tempo di mettermi in mare al più presto, questo è il mio surrogato della pistola e della pallottola […]”   

Moby Dick

UNA TAZZA DI MARE IN TEMPESTA

regia Roberto Abbiati
con Roberto Abbiati e Johannes Schlosser
musiche e registrazioni Fabio Besana
scenografie realizzate presso  Laboratori di scenotecnica di Armunia

Teatro Massimo, Cagliari | 20.09.2023