ELENA SCOLARI | Il teatro partecipato e il teatro partecipativo sono ormai ufficialmente codificate come branche dell’azione scenica contemporanea, molto frequentate. Teatro partecipato è quella pratica che costruisce un oggetto spettacolare con la compresenza di attori professionisti e non-attori, partendo dal lavoro coordinato da artisti e fatto tramite laboratori o lavori di gruppo che precedono il debutto; la declinazione ‘partecipativa’ riguarda invece un tipo di partecipazione hic et nunc dello spettatore, tradizionalmente seduto in platea e chiamato a ricoprire un ruolo occasionale (es. giocatore, concorrente, camminatore, giudice…), in una specifica replica.
Qui ci interessiamo a questa seconda accezione: La scelta è una produzione di Qui e Ora Residenza Teatrale in coproduzione con Capotrave – Infinito e Kilowatt Festival, ha debuttato a Kilowatt nell’estate 2023 e PAC lo ha visto, anzi, ne è stato parte – come tutti gli spettatori – nell’ambito della stagione diffusa di Zona K, che questa volta ha fatto tappa presso Magnete, un centro culturale nel quartiere Adriano di Milano, reso vivo grazie al lavoro di Associazione Ecate che tra pochi giorni (6-7-8 ottobre 2023) vi terrà la seconda edizione di BTTF Back to the future Project, un festival organizzato con una direzione artistica partecipata e under 30.
La scelta nasce da un’idea di Roger Bernat, attore e regista catalano, che ha lavorato riflettendo sul festival Up to you, organizzato in provincia di Bergamo dal gruppo Qui e Ora, anche in questo caso si tratta di un progetto con direzione partecipata tra professionisti e giovani under 25 coinvolti in tutte le fasi organizzative. Il meccanismo ha stimolato l’invenzione di un “dispositivo” teatrale, come dicono quelli bravi, che in buona sostanza prende le forme di un gioco di società: il pubblico viene diviso in tre gruppi, ogni gruppo occupa un’aula e vede i trailer video di tre spettacoli (quindi un totale di nove, tutti spagnoli o sudamericani), dopo ogni video una delle operatrici di Qui e Ora distribuisce a tutti cartoline colorate con una battuta numerata, sullo schermo scorrono i numeri e al proprio turno ognuno legge la battuta (quasi tutti cercano di interpretarla), l’insieme forma una specie di copione che “finge” una discussione su ciò che si è appena visto. Ci viene detto quale deve essere la nostra opinione, recitiamo il pensiero di qualcun altro. Come attori, diciamo così.
Ogni gruppo vota per scegliere uno dei tre spettacoli e poi ci si riunisce tutti in una plenaria nella quale si vedono anche i trailer degli altri gruppi, vengono consegnate altre cartoline simili alle precedenti ma senza numerazione e a questo punto viene ‘suggerito’ di scatenare una discussione disordinata in cui ognuno può dire (o ripetere più volte) la propria battuta quando vuole, quando sembra che si possa agganciare a quelle degli altri o quando può creare un effetto comico.
C’è anche una votazione finale per eleggere lo spettacolo che si vorrebbe inserire nell’edizione successiva del festival (a noi è capitato un ex aequo) e il rito si chiude con l’apertura della busta misteriosa che contiene il titolo scelto dalla vera direzione artistica.
Avremo fatto la stessa scelta? Suspence. No, il gusto del pubblico era andato in un’altra direzione.
Ecco. Per dovere di cronaca va detto che nella nostra serata c’erano moltissimi operatori del settore (critici, attori, direttori artistici, registi, organizzatori…) che formano a loro volta una comunità, pertanto è possibile che l’andamento sia stato un po’ viziato dalla competenza – e dalla vanità – di ognuno di noi ma quali sono le riflessioni che possiamo trarre?
Probabilmente lo spettatore comune può arrivare a intuire – superficialmente – quali sono alcune delle fasi che effettivamente compongono il processo di selezione degli spettacoli che una vera direzione artistica attraversa per stilare il programma di un festival ma, al di là del mero voto, la struttura – tutta completamente indotta – impedisce un reale confronto e quindi impedisce anche di affrontare nodi tematici che, quelli sì, avrebbero potuto sorprendere o far scartare dal percorso segnato.
Per esempio, ancora Bernat in Pendiente de voto (Voto in sospeso, del 2018) costruisce piccoli parlamenti costituiti dagli spettatori e li guida in una discussione su temi predefiniti secondo un pattern sconosciuto alla platea, chiamata a scegliere tra diverse opzioni (tramite telecomandi) su argomenti posti da una specie di Hal 9000 (il computerone di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick) che mostra i risultati su un grande tabellone; i gruppi che si formano per omogeneità di risposte sono poi chiamati a eleggere un rappresentante che deve salire sul palco a sostenere la posizione del gruppo in un tempo determinato.
In questo caso, benché ci sia una guida nascosta, si arriva a un momento di argomentazione spontanea che produce una riflessione sul metodo democratico e sulle insidie che la vittoria della maggioranza può nascondere. Ne La scelta, invece, non c’è libertà alcuna, siamo solo chiamati a giocare le carte che ci toccano in sorte, aderendo a idee non nostre. Nemmeno sul fatto che la scelta del pubblico non coincida con quella dei professionisti, si discute. Si tratta di un gioco, certo, e il dispositivo deve essere governato per arrivare in fondo ma il risultato è un intrattenimento che rischia di banalizzare un lavoro complesso lasciando l’impressione che tutto, anche la realtà, sia un gioco.
Non si tratta di fare moralismo o di prendere un mestiere troppo sul serio e sicuramente né Qui e Ora né Bernat hanno intenzione di svilire la propria professionalità, però rimane la sensazione che ne La scelta prevalga la cornice ludica predeterminata a discapito dell’opportunità di sollecitare un dibattito, anche breve, in cui si argomentano le proprie ragioni, scoprendo contraddizioni e aprendosi al dialogo.
La vera discussione avviene alla fine di tutto, fuori dalla sala, quando les jeux son faits.
LA SCELTA
progetto di Roger Bernat
con la drammaturgia di Roberto Fratini e Marie-Klara González
con la partecipazione di Francesca Albanese, Silvia Baldini, Josephine Magliozzi e Laura Valli
programmazione e technical care di Stefano Colonna e Txalo Toloza
produzione e curatela Qui e Ora in coproduzione con Capotrave – Infinito e Kilowatt Festival
con il sostegno di Risonanze Network e del MIC
Magnete, Milano | 22 settembre 2023