PAOLA ABENAVOLI | Non è nuovo l’interesse di Peppe Servillo per Italo Calvino: già qualche anno fa, infatti, l’attore e musicista aveva portato in scena un reading de Il barone rampante; e non è nuova l’unione tra teatro e musica che, infatti, contraddistingue lo stile e la carriera di questo artista e che riguarda, anche in questo caso, l’opera di Calvino, se si pensa a un importante album realizzato con gli Avion Travel, Opplà, direttamente ispirato – fin dalla copertina – alle Lezioni americane. Dunque, un’attenzione di lunga data verso lo scrittore e che lo ha portato adesso a realizzare un nuovo spettacolo che, proprio unendo musica e testi, si sofferma su un altro capolavoro di Calvino, ovvero Marcovaldo.
Non poteva, dunque, non proporlo al Ragazzi MedFest, il festival che si sta svolgendo a Reggio Calabria e che quest’anno è dedicato proprio a Calvino, in occasione del centenario della nascita.
Marcovaldo – Peppe Servillo legge Calvino in realtà è più di quanto recita il titolo. È un omaggio, ma soprattutto un percorso che unisce più aspetti, andando al di là del reading: Servillo interpreta, incarna i vari personaggi e, attraverso la musicalità delle sue intonazioni, del fraseggio – potremmo dire – con cui racconta, e attraverso la gestualità potente che usa anche nel canto, fa entrare il pubblico nelle storie: non una “semplice” narrazione o lettura, ma un modo affabulatorio, trascinante, di trasportare gli spettatori (non solo di giovani, come è nello spirito del Ragazzi MedFest, che mira, appunto, a far incontrare pubblici diversi) in questo mondo originale, in cui ironia, malinconia, realtà e favola, metafora e universalità si fondono magicamente.
E così, la voce di Peppe Servillo sottolinea, costruisce, avvolge alcune delle venti storie frutto della penna di Calvino: il mondo di Marcovaldo, la vita nella metropoli, lo straniamento dell’uomo, tra fantasia, verità e quello stile che, con tocchi ironici, ci riporta a una disarmante attualità, sembra quasi vedersi, comporsi sotto gli occhi degli spettatori.
Attualità, dicevamo: ed è lo stesso artista a confermare questa visione – a margine dello spettacolo – , affermando che «i grandi poeti ci parlano sempre, dobbiamo essere noi ad avere una disposizione d’animo che ce li faccia comprendere. In realtà Calvino ci sta parlando di cose che riguardando tutti: il rapporto con la natura, le relazioni con gli altri, il lavoro opprimente, la mancanza di risultati».
L’universalità di una narrazione, di un’opera, dell’arte: da qui, appunto, anche l’unione tra arti che Servillo porta in scena. Accanto a lui sul palco il musicista Cristiano Califano che, alla chitarra – oltre a sottolineare i passaggi del reading, in particolare con l’assolo conclusivo -, lo accompagna in alcune canzoni che introducono e concludono lo spettacolo: non si tratta di momenti a sé stanti, ma di brani in cui l’ispirazione, le atmosfere, la musicalità riportano al mondo costruito da Calvino, in un continuo rimando tra parole e note, in quella sinergia tra arti propria di Peppe Servillo e che connota, come dicevamo, i suoi progetti. Da Cuore grammatico a La conversazione (che fanno parte, appunto, dell’album Opplà), fino a Scherzi d’affitto, che – come sottolinea lo stesso artista sul palco – rievoca le ambientazioni urbane, i mondi e le situazioni narrate dallo scrittore.
E poi una chiusura particolare, con una «canzone della tradizione napoletana – spiega Servillo – così profondamente legata alla scena, al teatro» e che, aggiungiamo, per quel mondo quasi surreale che descrive, potrebbe quasi legarsi a quello descritto da Calvino: quella M’aggia curà, portata al successo da Nino Taranto, «ma che è sicuramente legata – afferma ancora l’attore e cantante – al repertorio di Renato Carosone. Da diversi anni, sia con Cristiano Califano che con il Solis String Quartet, affronto le canzoni della canzone napoletana, come nell’ultimo spettacolo, in particolare, che è dedicato a Carosone e in cui propongo questo brano».
Da qui la scelta di interpretarlo, anzi reinterpretarlo, modulando pause, suoni, con una propria linea: così come fa in ogni brano precedente, o in ogni riga letta, in ogni intenzione, accompagnata da un gesto, da uno sguardo. Senza eccessi, ma con una rara capacità di accompagnare le parole verso lo spettatore.
Marcovaldo – Peppe Servillo legge Calvino
con Peppe Servillo (voce narrante)
Cristiano Califano (chitarra)
Teatro Zanotti Bianco, Reggio Calabria | 1 ottobre 2023