RENZO FRANCABANDERA | È tornato in scena al Teatro Fabbricone di Prato, a inizio stagione, Trucioli, una creazione de Gli Omini, compagnia teatrale toscana nata nel 2006 che fin dal manifesto poetico ha inteso mettere al centro una ricerca quasi antropologica per la forma umana. Da subito il gruppo prese a girare l’Italia con un progetto socio-antropologico dal nome Memoria del tempo presente. Si spostavano di paese in paese, fermandosi una settimana per ciascun posto e dopo aver ascoltato le persone, aver registrato e scritto, andavano in scena rappresentando la società in miniatura, fra bizzarrie e miserie, “come di fronte a uno specchio rotto”, dicevano loro stessi di quella esperienza.
Da allora Gli Omini hanno modificato in diverso modo la compagine artistica, ora formata da Giulia Zacchini (drammaturga di Trucioli), Francesco Rotelli e Luca Zacchini, qui interpreti, m
a il metodo, arricchitosi negli anni di un archivio di materiale umano a suo modo mostruoso, resta il cuore del processo creativo, che si sostanzia proprio nella volontà di mettere lo spettatore davanti alle sue ossessioni, alle sue manie, per riconoscere la fragilità amniotica nella quale sguazziamo senza scampo.

Lo spettacolo si articola in due sezioni: la prima parte è affidata all’interpretazione dei due attori, seduti a mo’ di telegiornale dietro un tavolo di ampie dimensioni. Con fare quasi da conduttori delle previsioni metereologiche, i due, ora alternandosi ora recitando battute all’unisono, spiegano il meccanismo creativo, che si fonda proprio sulle parole rubate alla gente per strada, lasciti quasi testamentari di esistenza, sfrecciate nelle loro vite e poi lasciate andare, se non fosse per la piccola mania di collezionare registrazioni, conversazioni, brandelli, trucioli, appunto.
Un po’ come nel seminale Bianco rosso e Verdone, si entra e si esce ora da questa ora da quell’esistenza, senza che nessuna appaia particolarmente significativa, ciascuna aggiunge però un inquietante senso di follia collettiva che diventa il paradossale cemento della vita sociale.
Non ci si capacita del livello al quale l’uomo possa spingersi, e così il tono sempre comico e leggero della recita rivela in controluce la cifra tragica dell’esistenza.
Trucioli è a conti fatti una raccolta di frammenti di esistenze marginali e di poco interesse ma che diventano mosaico. E forma di mosaico ha infatti il tabellone che a un certo punto dello spettacolo viene portato in scena, con un cambio annunciato di registro che passa dal comico ammiccante al vero e proprio open bar, dove il pubblico a richiesta può indirizzare lo spettacolo, scegliendo quali pezzi fare recitare senza sapere chi dei due ne sarà poi interprete, e ignaro anche dei contenuti di ciascun episodio, schermato da nomi buffi ed evocativi ma non rivelatori sul tabellone. Alcuni frammenti ritenuti di particolare significanza vengono poi aggiunti dai due attori a completare il quadro definitivo, un po’ come il bicchiere della staffa.
Le luci assecondano il gioco, isolando nella prima parte l’ambiente dell’azione scenica e aprendosi a un dialogo con la platea nella seconda parte, in cui si passa all’happening.
Il registro prescelto funziona e intrattiene, favorendo l’insorgere di quella delicata e al contempo opprimente sensazione di inquietudine.
La drammaturgia, sebbene qui e lì allungata, nel complesso mantiene un ritmo che, complice una durata inferiore all’ora di recita, non stanca e lascia il pubblico contento di tornare a casa senza spasmi intellettualistici e fardelli strambi.
Un po’ ci si specchia, un po’ si detesta il genere umano. 

Lo spettacolo, prodotto dalla compagnia stessa e dal Metastasio, sarà replicato nei prossimi giorni nel programma di Lucca Visioni. Teatro e Contaminazioni, festival multidisciplinare organizzato da MAT-Movimenti Artistici Trasversali, che si svolgerà a Lucca dal 18 al 25 novembre 2023.

 

TRUCIOLI

un progetto de Gli Omini
drammaturgia Giulia Zacchini
con Francesco Rotelli e Luca Zacchini
produzione Teatro Metastasio di Prato, Gli Omini