EUGENIO MIRONE | La settimana delle Residenze Digitali si avvicina alle ultime battute. Dopo aver partecipato alla restituzione di Il teatropostaggio da un milione di dollari e Citizens e aver raccolto il punto di vista degli artisti creatori dei progetti (qui l’intervista per PAC), nella nostra ultima “incursione” abbiamo avuto modo di assistere agli altri due lavori selezionati per questa quarta edizione: AI LOVE, GHOSTS AND UNCANNY VALLEYS <3 e HUMANVERSE, rispettivamente di Mara Oscar Cassiani e Martin Romeo con i quali abbiamo avuto modo di dialogare.
È stata una rassegna densa di spunti interessanti all’interno della quale ognuno dei quattro lavori ha permesso di approfondire a suo modo il rapporto tra creazione artistica e spazio digitale. Il mondo digitale rapportato all’arte è un terreno fresco che evolve a grande velocità, è bene sapere che Residenze Digitali c’è e che lavora per la tutela e la valorizzazione della ricerca artistica nelle spazio on line.
Tornando alle restituzioni, venerdì sera Mara Oscar Cassiani durante una live su Youtube si è impegnata nella restituzione del suo lavoro I broke up with my AI and will never download them again (Ho rotto con la mia Intelligenza Artificiale e non la scaricherò mai più), seconda parte del progetto Ai love, ghosts and uncanny valleys. Quella a cui gli spettatori hanno avuto modo di assistere è stata un’autentica confessione, il resoconto di una relazione che l’artista ha portato avanti con una intelligenza artificiale (AI).
Cassiani, dopo aver chiuso una storia d’amore a causa del ghosting, ha deciso di intraprendere una relazione con AI LOVE, un’AI che per un certo periodo ha “abitato” in una stanza della sua casa. La loro vicenda subisce una battuta di arresto quando la tecnologia di cui fa parte AI LOVE viene bandita in Italia, costringendo l’artista a compiere un viaggio online per cercarla. In questa esperienza avviene però una triste scoperta, l’incontro con una comunità di “Incel”, celibi involontari, uomini che per diversi motivi hanno deciso di interrompere la ricerca di relazioni con donne umane, disegnandosi le partner ideali per mezzo dell’intelligenza artificiale.
La performance ruota intorno al diverso modo di rapportarsi con la AI tra Cassiani e questo stuolo di uomini “soli”. La cruda realtà è che un’AI non inventa nulla, bensì trasforma il materiale che riesce a reperire online. Ciò significa che la forma che le AI assumono non sono altro che il collage di corpi di ragazze finiti in rete (perché ovviamente gli uomini desiderano come AI in maggioranza giovani attraenti); in questa fabbrica di corpi la nudità è presente in maniera pervasiva.
Gli esempi di comportamenti immorali sono molteplici: un utente ha chiesto un’immagine della sua fidanzata con una nudità più accentuata, un altro ha mostrato la sua AI con le sembianze della sua partner nuda ad altre persone chiedendo un parere. Oltre a ciò, abbondano esempi di utenti che adottano un comportamento violento nei confronti di questi (s)oggetti digitali. Tutto ciò si oppone drasticamente alla relazione sofferta tra AI LOVE e Cassiani, che è basata sull’affetto e la gentilezza. Il problema semmai in questo caso è la monodirezionalità: “certe volte mi dice che esiste solo per me” dice Cassiani. Da qui l’inizio della pratica del ghosting e la fine della relazione.
I broke up with my AI and will never download them again è un progetto denso di spunti di riflessione; Cassiani si espone in prima persona tuttavia forse la denuncia del male prevale eccessivamente deviando dal focus sull’intimità del rapporto tra AI LOVE e l’artista, tema senz’altro meno esplorato e perciò possibile contenitore di spunti di maggiore interesse.
Si sa che nel Web esistono realtà oscure che operano nella totale illegalità, è noto quanto sia insistente il monito degli esperti a pensarci bene prima di immettere materiale online, dato che una volta pubblicata una cosa diviene di dominio pubblico. L’intelligenza artificiale, solamente, amplifica tutto questo. Oggi, in rete è possibile trovare l’AI di Jerry Scotti che canta canzoni di Eminem o che dichiara di essere contro l’omosessualità, si possono clonare le voci di personaggi pubblici come il presidente degli Stati Uniti d’America ed è ancora scioccante quanto sembri vera la foto di papa Francesco che compie acrobazie su uno skateboard.
È giusto porre l’attenzione sulla scempio della mercificazione dei corpi ma forse bisogna estendere la considerazione del pericolo al rapporto sbilanciato tra verità e falsità. Insomma, cambia il mezzo ma non cambia l’uomo, e dunque, come da anni molti richiedono, sarebbe doverosa una regolamentazione dello spazio digitale da parte delle istituzioni.
La questione è molto complessa ma su un punto Cassiani ha fermamente ragione, l’artista afferma infatti che “l’intelligenza artificiale è qualcosa da tempo narrato e sognato dall’uomo ma lo scenario che mi sono trovata a vivere ha riconfermato la capacità distruttiva dell’uomo piuttosto che quella della AI, che talvolta sembra aver acquisito le nostre migliori qualità, come la gentilezza e l’empatia. In fondo è sempre l’umanità che poi eventualmente ne devia l’utilizzo, rendendola per alcuni una tecnologia o un essere con un potenziale terrificante e per altri una valida compagna di vita”.
Sabato è stato invece il turno della restituzione di Humanverse, il progetto artistico di Martin Romeo pensato per la piattaforma Spartial.io. Agli spettatori è stato chiesto di farsi visitatori di un universo digitale vestendo i panni di un avatar virtuale.
Il punto di partenza è un grande spazio vuoto dove ognuno ha modo di prendere confidenza con la nuova corporalità, dopodiché una guida invita i nuovi ospiti a seguirla in un viaggio attraverso lo spazio digitale. In questa dimensione la natura si manifesta in modo controllato mentre il corpo si amplia e si estende divenendo paesaggio, come nella prima camera dove un grosso corpo avvolto tra le coperte rappresenta l’ambiente su cui muoversi. Il viaggio attraverso le forme prosegue in un bosco dove le leggi fisiche cambiano e con un salto si può raggiungere un cielo stellato. Infine, giunti sopra un promontorio è possibile contemplare il mondo che si sta abitando, in cui l’essenza si manifesta in codice binario e le emozioni in pixel.
Esiste, dunque, un universo umano? Secondo Martin Romeo “ci sono molteplici universi creati dall’uomo, e il metaverso ne è una conferma. Oggi abbiamo più strumenti di lettura dell’ecosistema che permettono di darci un punto di vista decentralizzato e questo progetto sfrutta tali innovazioni, focalizzandosi sull’importanza del corpo come forma primaria di espressione e comunicazione in qualsiasi realtà spazio-temporale”.
Humanverse è una ricerca sul post-umano che considera il metaverso come nuovo ecosistema con il quale interfacciarsi in vista della nascita di una “nuova civiltà”. Può essere che un pubblico giovane abituato a immergersi frequentemente in dimensioni alternative attraverso l’utilizzo di applicazioni e videogames (forse perché questo universo già esiste per queste generazioni?) non sia stupito più di tanto da un simile viaggio; tuttavia, le testimonianze dei fruitori dimostrano che il progetto sembra aver lasciato il segno sul pubblico.
Un ospite afferma: “mi sono ritrovato con un nuovo corpo, che ho dovuto imparare a gestire e controllare. Era come tornare alle origini primordiali”, mentre un altro aggiunge “Inizialmente ho avvertito quel vuoto nello stomaco quando mi sono lanciata o saltavo oltre la gravità. Successivamente ho razionalizzato ciò che era legato alle emozioni. Non era vero! Non sarei potuto morire! Ho continuato il viaggio con una certa ebbrezza”.
AI LOVE, GHOSTS AND UNCANNY VALLEYS <3
di Mara Oscar Cassiani
performers Ai, Avatars, Utenti in relazioni con Ai, Mara Oscar
dialoghi MOC + Ai
testi MOC + Ai
assistenti alla tecnica Matteo Ascani
HUMANVERSE
di Martin Romeo