RENZO FRANCABANDERA | Un convegno funziona quando la gente si ascolta, magari non si conosce e coglie l’occasione per farlo e per confrontare le esperienze. E così è stato, nella bella cornice marchigiana di Urbania (PU) il 25 e 26 novembre scorso per la XXIV edizione del Convegno Internazionale di Studi della Rivista Europea Catarsi-Teatri delle diversità fondata nel 1996 da Emilio Pozzi e Vito Minoia all’Università di Urbino Carlo Bo, con il contributo, a suo tempo significativo per l’avvio del processo, di Claudio Meldolesi.
L’incontro internazionale è diventato ormai un punto focale per le discussioni sulla diversità, la disabilità e il potere trasformativo del teatro.
Un evento contraddistinto non solo dal rituale e fitto programma di incontri con esperti, docenti e operatori sugli argomenti che legano il teatro a tutti gli aspetti del sociale ma anche da performance e proiezioni video che hanno visto coinvolte alcune compagnie del panorama nazionale.
L’apertura ufficiale dopo i saluti istituzionali è stata affidata a Claudio Mustacchi, membro del comitato scientifico della rivista e docente del Department of Business, Economics, Health and Social Care, Competence Centre for Labour, Welfare and Social Research della SUPSI University in Svizzera, con un intervento sull’evoluzione del linguaggio dell’arte e della sensibilità sociale sul tema della disabilità, con un focus su alcuni specifici contributi arrivati nel ‘900 da artisti disabili nelle arti figurative, nella musica e non solo.
Il tema del welfare culturale, oggetto di nuova attenzione per i diversi progetti europei che ne sostengono la promozione, è stato letto a Urbania attraverso una serie di casi di studio, con compagnie e operatori che sul territorio nazionale e internazionale da anni ne fanno pratica.
Ad aprire la giornata, nel primo pomeriggio, era stata in realtà Inganni, ultima produzione del Teatro Universitario Aenigma, con la regia di Francesco Gigliotti, regista e studioso che da anni conduce una ricerca, denominata “teatro d’arte plastica e dinamica”, che mira alla riscoperta e valorizzazione della Commedia dell’arte nella sua forma originaria, soprattutto attraverso lo studio degli antichi canovacci.
Si tratta di una creazione alla cui resa drammaturgica ha collaborato Romina Mascioli e alle musiche di scena Andrea Vincenzetti, affidata all’interpretazione di Eleonora Andruccioli, Mariagrazia Faraci, Marta Pascale, Sergio Persini, Jessica Sorbello. Nel lavoro si apprezza nitidamente il travaso di conoscenze sul movimento nella commedia dell’arte dal maestro ai giovanissimi allievi non professionisti ma dediti a un impegno scenico vigoroso, tanto da aver meritato l’invito alla quarantesima edizione del Festival Internazionale dell’Università di Liegi.
Compagnia ospite di questa edizione del convegno è Nèon Teatro, sodalizio artistico oltre che di vita fra il poeta Piero Ristagno e la regista Monica Felloni, fautrice di un audace linguaggio scenico di commistione mediale che comprende la danza (anche acrobatica), il teatro e la videoarte. I suoi spettacoli, che coinvolgono performer disabili e non, da anni rappresentano un assoluto gioiello della produzione nazionale su questi codici specifici, e merita una nuova e maggiore attenzione della critica, talvolta poco attenta a esperienze indipendenti che, proprio per la loro caratteristica di accessibilità e numerosità di artisti coinvolti, finiscono per pagare uno scotto alto in termini di costi per la loro difficile circuitazione. Nèon è un’eccellenza nostrana poco nota e che invece merita una particolare considerazione e bene ha fatto la direzione del convegno a invitare il duo artistico, accompagnato in questa occasione dal performer e scrittore disabile Danilo Ferrari, protagonista di molte loro creazioni teatrali, e accompagnato come sempre dalla sua straordinaria interprete Mariastella Accolla, una professionista della educazione sensibile che ha votato parte del suo progetto di vita all’accudimento e all’interpretazione del linguaggio di Ferrari che, impossibilitato alla parola, si esprime attraverso lo sguardo. La potenza della traduzione dei pensieri di Ferrari affidata alla sua interprete ha già di suo una intensità performativa sconvolgente, e Felloni da anni riesce a portare queste personalità così peculiari a trasformarsi in segni artistici di calibro considerevole, accompagnati da un intervallarsi di gesti, parole, inserti video di altissima qualità e originalità.
Se gli spettacoli Ciatu e Anima Mundi sono creazioni meritevoli di grande attenzione da parte di critici e operatori, diversi sono anche i loro cortometraggi accolti in rassegne di cinematografia internazionale dedicata all’arte e disabilità. Minoia ha favorito il loro incontro con popolazioni studentesche del territorio pesarese e dopo aver facilitato un racconto esperienziale e la presentazione dell’ultimo libro di Ferrari intitolato Punto di vista (introdotto a Urbania dalla critica e studiosa Valeria Ottolenghi), ha offerto agli ospiti del convegno una piccola e delicata performance serale, che ha chiuso la prima giornata di studi nella commozione generale, dopo una serie di attraversamenti del tema Disabilità e Metamorfosi del Corpo che avevano in precedenza fatto disamina di alcuni significativi casi di presenza coreografica della diversità fisica sul palco.
Intense sono state anche, durante la giornata, le narrazioni rese da artisti della scena da anni coinvolti in progetti focalizzati sui rispettivi territori come Matteo Maffesanti (regista, videografo e operatore teatrale da anni impegnato in pregevoli esiti artistici con artisti disabili) con Davide Pachera (del Collettivo Elevator Bunker, Cerea – Verona) e da Gianni Villa (Direttore artistico Teatro Accua, CSE “Francesca” di Urbino), Silvia Mancini (Coordinatrice CSER “Margherita” di Casinina di Sassocorvaro Auditore) e Romina Mascioli (Teatro Aenigma – Compagnia “Volo libero”) a dare un ulteriore e profondo senso su quanto le pratiche di welfare culturale e di teatro sociale d’arte siano ormai componenti essenziali dell’estetica performativa del nostro tempo.
Ha chiuso la tavola rotonda della prima giornata di studi l’intervento in video di Martina Palmieri (Gruppo Elettrogeno, Bologna) che ha parlato del recente progetto su sessualità e disabilità A corpo libero, presentato durante il Festival bolognese Gender Bender, e di cui ci siamo occupati su queste pagine con un’intervista alla regista.
I lavori si sono fatti se possibile ancora più intensi nella seconda giornata, con un focus sul tema Teatro nelle zone di conflitto: comunicazioni in video da operatori impegnati in regioni interessate da conflitti, cui hanno partecipato con contributi video Fra Stefano Luca, Co-director of the department Franciscan Social Theatre. Empowering human fraternity through the Arts, il coreografo Michael Getman intervistato da Gloria De Angeli sul progetto Songs & Borders, Fabio Tolledi (Vicepresidente International Theatre Institute – ITI Unesco e Coordinatore del gruppo internazionale di ricerca “Theatre in Conflict Zones”), e Annet Henneman (Hidden Theatre).
A seguire, insieme alla presentazione del libro Il taglio dello scoglio di Enrichetta Vilella, la sessione Il teatro di animazione in educazione e nel sociale, ideata da Mariano Dolci con il contributo reso da tre delle realtà partecipanti e intitolato SIMPOSIO UNIMA ITALIA – Le declinazioni sociali dell’uso della figura e dell’oggetto animato: origini, ricerca, orizzonti.
Di grande interesse questa esposizione a tre voci sull’approccio aperto, condiviso e laboratoriale di cui si sta facendo interprete UNIMA Italia (Unione Internazionale della Marionetta). Gli interventi di Alessandra Amicarelli (marionettista, scenografa, formatrice, Laboratorio Spazio Fontanili Teatro Animato / e fautrice insieme ad altre primarie figure del comparto del bellissimo progetto di divulgazione sul teatro di figura Animatazine iniziativa già premiata nel 2022 dall’ANCT per la sua notevole qualità), Carola Maternini (formatrice e conduttrice di laboratori di teatro sociale e di comunità, marionettista, Associazione culturale Mirmica) e Alessandro Guglielmi (burattinaio e animatore teatrale, Compagnia Manintasca) hanno dato uno spaccato molto interessante dello stato dell’arte in questo particolare segmento della creazione scenica, che ha deciso di favorire anche un incontro annuale degli artisti coinvolti in questo ambito, denominato Simposio, e che avrà il prossimo incontro a giugno 2024 a Follonica, ospitato da Zaches Teatro.
A conclusione dell’intensissima giornata le testimonianze di Vito Alfarano (AlphaZTL, Compagnia d’Arte Dinamica di Brindisi) alla cui esperienza è stato assegnato presso il Teatro Stabile di Torino il 20 novembre scorso il Premio annuale della Rivista “Catarsi teatri delle Diversità”/ Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, e il ricordo di Giuliano Scabia affidato alla sua allieva e ora formatrice attiva in Piemonte, Elena Cometti.
Man mano che la conferenza giunge alla conclusione, i partecipanti e gli intervenuti restano con un’apprezzamento rinnovato per il ruolo del teatro nel favorire l’inclusività, sfidare le norme sociali e amplificare le voci di coloro che si trovano all’incrocio della diversità e dell’espressione artistica.
Il convegno termina ma non gli impegni di Catarsi, che avranno ulteriore fulcro poco prima delle ferie natalizie con l’evento nazionale di teatro in carcere Sentieri incrociati (Progetto speciale del Ministero della Cultura programmato a Pesaro dal 18 al 20 dicembre 2023).