CHIARA AMATO* | Il Teatro Studio Melato ospita, in occasione delle festività natalizie, la rappresentazione di Canto di Natale, il celebre testo del 1844 di Charles Dickens. La trama è molto conosciuta grazie alle innumerevoli versioni che si sono susseguite negli anni in teatro, al cinema e nei cartoons: il protagonista Ebenezer Scrooge è un banchiere londinese avaro, scontroso e incapace di umana compassione, la sera della Vigilia di Natale gli appare il fantasma dell’unico amico avuto. Quest’ultimo gli preannuncia che riceverà la visita di tre spiriti del Natale (passato, presente e futuro): in particolare lo spirito del natale futuro gli darà la spinta per il cambiamento e così in chiave happy ending Scrooge diventerà attento al bene del prossimo, anteponendolo al suo tornaconto personale.

La rappresentazione in scena a Milano è opera della nota Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli: la loro tradizione in quest’arte risale alla fine del XVIII secolo, quando allestire spettacoli di marionette nel teatrino di casa era una moda aristocratica e borghese. Nel 1835 si indica l’inizio dell’attività professionale della famiglia, guidata all’epoca da Giuseppe Colla. Il protagonista dei loro spettacoli era la maschera Famiola – sconosciuta alle compagnie marionettistiche di quegli anni – finto buffone sordomuto che nasceva da un grande uovo, origine comune anche alle maschere del Fiando, del Fasolino e di Pulcinella, legati anch’essi a questa nascita surreale.

Per Il Canto di Natale è stata mantenuta la struttura pentapartita del racconto, le marionette si calano nei panni del vecchio Scrooge e dei personaggi che gli fanno da contorno, disegnandone le personalità come Dickens le ha descritte. Il racconto è affidato a una voce narrante fuori campo che ci guida nei passaggi tra una sequenza e l’altra. Ridondante l’utilizzo dei sovratitoli che non aggiungono nulla alla resa scenica.
L’unico sempre in scena è Scrooge, nel suo cammino di presa di coscienza e di mutamento, gli si alternano come contrappunto prima il nipote e un suo impiegato – che osannano il clima natalizio – poi gli spettri, tutti dall’aspetto diverso, uno bianco, uno nero, uno sulla falsariga di Babbo Natale.
In Dickens l’intreccio della vicenda è collocato nella Londra del 1800, anche per i riferimenti ai mestieri e alle abitudini dell’epoca, questo viene recuperato nella messa in scena dei Colla tramite le scenografie e gli abiti delle marionette, ma la realtà del mondo del teatro di figura è atemporale e accompagna gli spettatori in una autoanalisi introspettiva, dove gli spettri non sono altro che le voci della coscienza. D’altronde nelle favole gli strumenti più utilizzati sono proprio la metafora e il simbolismo affinché il protagonista colga i significati meno evidenti e intraprenda da sé un processo di crescita e miglioramento.
La regia di Franco Citterio e Giovanni Schiavolin ha curato il dettaglio nei minimi particolari, infatti il connubio tra la rappresentazione, il movimento delle marionette (Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Camillo Cosulich, Debora Coviello, Carlo Decio, Cecilia Di Marco, Michela Mantegazza, Tiziano Marcolegio, Pietro Monti, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette) e l’utilizzo della musiche è molto armonico.
Sotto la direzione tecnica musicale di Luca Volontè e il coordinamento musicale di Daniele Sozzani Desperati, abbiamo le musiche registrate di Mattia Bossio, Lorenza Merlini, Antonio Papetti, Rita Pepicelli, Fausto Polloni, Carlotta Raponi, Paolo Sartori, che ci calano in un’atmosfera fiabesca e magica. Le melodie sono classiche e ricordano il cartone animato della Disney Fantasia e si torna bambini in questo utilizzo di suoni che già mostrano sentimenti e momenti della vita quotidiana dei personaggi: attesa, paura, gioia, aria di Natale.


I due registi e marionettisti Citterio e Schiavolin hanno grande esperienza: il primo entra in contatto con la Compagnia a soli nove anni e ci lavorerà con continuità dopo la maturità, è intagliatore, marionettista, dipinge le scenografie e, alla morte di Eugenio Monti Colla nel 2017, diventa Direttore Artistico della Compagnia. Anche Schiavolin, terminata la scuola, inizia a scolpire il legno, entra in Compagnia come apprendista e marionettista e dal 2017 inizia a occuparsi, insieme a Franco, della regia degli spettacoli.
Le scene, a cura di Citterio stesso, sono molto elaborate nei disegni e nei colori e cambiano spesso durante la messa in scena: entriamo infatti nel negozio di Scrooge (dentro e fuori), nella sua casa (la camera da letto e il portone di ingresso), negli scorci di strade londinesi come nel cimitero e nella casa del suo impiegato. Gli elementi scenografici calano dall’alto su binari fissi creando profondità, prospettiva e movimento; sono composte da più pezzi: un fondale, davanti al quale vengono poste diverse quinte per creare lo spazio di movimento per le marionette.
La scenografia è realizzata su carta e viene poi ‘fortezzata’ con rinforzi in tela lungo i bordi e lungo le pieghe per le parti più sottoposte a usura e attrito.

Nel complesso lo spettacolo, seppur breve, dura il tempo giusto sia per un pubblico bambino sia per gli adulti e riesce a mantenere la platea in un’atmosfera rarefatta che allontana dal mondo esterno: si perdono le coordinate spazio-temporali e si viene traghettati in questo luogo senza tempo, che è poi quello marionettistico, così antico nelle radici e così attuale nel riuscire a trasmettere emozioni pur nell’assenza del corpo umano sul palco. Si viene cullati dal sentimentalismo natalizio, dai buoni propositi di cambiamento, da un clima di gioia e serenità del quale Scrooge era la sola nota fuori dal coro prima della ‘redenzione’.

 

IL CANTO DI NATALE

liberamente tratto dal racconto di Charles Dickens
riduzione per marionette su appunti di Eugenio Monti Colla
musiche originali Danilo Lorenzini
nuove sculture, scene e luci Franco Citterio
costumi Maria Grazia Citterio e Cecilia Di Marco
marionettisti Franco Citterio, Maria Grazia Citterio, Piero Corbella, Camillo Cosulich, Debora Coviello, Carlo Decio, Cecilia Di Marco, Michela Mantegazza, Tiziano Marcolegio, Pietro Monti, Giovanni Schiavolin, Paolo Sette
voci recitanti (edizione registrata nel 2023) Loredana Alfieri, Marco Balbi, Maria Grazia Citterio, Lorella De Luca, Carlo Decio, Lisa Mazzotti,Gianni Quillico, Riccardo Peroni, Franco Sangermano, Giovanni Schiavolin
musicisti (edizione registrata nel 2023) Mattia Bossio, pianoforte; Lorenza Merlini, viola; Antonio Papetti, violoncello; Rita Pepicelli, violino; Fausto Polloni, fagotto; Carlotta Raponi, flauto e ottavino Paolo Sartori, clarinetto in Sib
coordinamento musicale Daniele Sozzani Desperati
direzione tecnica musicale Luca Volontè
tecnico di registrazione presso Il borgo della Musica, Paolo Sportelli
direzione tecnica Tiziano Marcolegio
regia di Franco Citterio e Giovanni Schiavolin
nuova produzione 2023 Associazione Grupporiani, Comune di Milano – Teatro Convenzionato
Next – Laboratorio delle idee per la produzione e la programmazione dello spettacolo lombardo

Teatro Studio Melato, Milano, 30 dicembre 2023

PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.