ELVIRA SESSA* | La Cenerentola messa in scena dalla compagnia Zaches Teatro lo scorso 14 gennaio al Teatro del Lido di Ostia, inquieta, meraviglia e svela al pubblico l’originaria perturbante natura oscura della protagonista nella fiaba, un tema peraltro di particolare attualità nel dibattito culturale di questi giorni.
Fin dalla sua fondazione, a Firenze nel 2007, la compagnia Zaches sperimenta nelle sue produzioni un sofisticato intreccio di linguaggi performativi come la danza contemporanea, il teatro di figura, musica e suoni elettronici dal vivo. I lavori più recenti, come Cipì e I racconti di Sybilla, si rivolgono ad un pubblico dai 5 anni in su, all’ infanzia intesa come universo simbolico più che anagrafico, ossia come fase della vita in cui siamo aperti allo stupore, all’immaginazione e meno manipolabili da pressioni esterne.
Parliamo, nel caso di Cenerentola, di una creazione particolarmente riuscita della compagnia, che è andata in tournée in tutta Europa, nelle lingue inglese, francese e spagnola e continua ora le sue date in Italia (prossime repliche il 21 gennaio al Teatro Titano di San Marino e l’11 febbraio al Teatro Ghirelli di Salerno). Il lavoro ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali per la regia, la produzione e il lavoro degli attori; tra questi il Premio del pubblico come miglior spettacolo e miglior disegno luci a Zagabria (Croazia) nel 2023 e il premio come migliore novità Eolo Awards 2022 (Italia).
La tensione serpeggia per tutto lo spettacolo, complici atmosfere notturne e spettrali, musiche dissonanti e incalzanti (Stefano Ciardi), danze grottesche di attori velati (Gianluca Gabriele, Amalia Ruocco, Enrica Zampetti), voci stridule e minacciose fuori campo, un fumo che nasconde e confonde i movimenti dei personaggi, e, soprattutto, la luce caravaggesca (Francesco Givone) che nel buio scolpisce e vivifica gli elementi scenici principali e i protagonisti.

ph Giovanni William Palmisano

Non mancano dei momenti buffi e divertenti, generati da colorite espressioni napoletane attinte dal La Gatta Cenerentola di Giambattista Basile.
La Cenerentola di Zaches non ha nulla della Cenerentola edulcorata e remissiva della versione cinematografica di Walt Disney, la fanciulla tutta dolcezze che aspetta il suo riscatto da un buon matrimonio.
È, invece, una eroina ingegnosa che, attraverso il potere del sogno e della fantasia, prende il coraggio di ribellarsi ai soprusi della matrigna e delle sorellastre e di emanciparsi dalla condizione servile in cui l’avevano relegata. In questo rischioso percorso di crescita, il principe non è il punto di arrivo ma un passaggio. Rappresenta l’incontro con la parte complementare di sé che, tuttavia, non esaurisce le aspirazioni della protagonista.
Una protagonista che turba innanzitutto per il suo aspetto: pur muovendosi con la raffinatezza e la grazia di una ballerina classica, Cenerentola non è un essere umano ma una marionetta (opera di Francesco Givone), abilmente manipolata dai tre attori Gianluca Gabriele, Amalia Ruocco ed Enrica Zampetti, secondo le tecniche del bunraku giapponese. La sua voce è quella di Ruocco e Zampetti, che si alternano con grande maestria. È sola, la matrigna e le sorellastre sono voci fuori campo. Dialoga con tre corvi – pupazzi manipolati dai tre attori – che rappresentano gli spiriti buoni, l’archetipo della madre defunta.

ph Massimiliano Mascagni

Avvolta nell’ombra, Cenerentola è illuminata solo da fasci di luce diagonali e verticali. “L’ombra è la parte del nostro io che più difficilmente riconosciamo” spiega Luana Gramegna, regista, drammaturga e coreografa della pièce, che abbiamo intervistato per l’occasione. Nel suo lavoro si è ispirata non solo alla fiaba dei fratelli Grimm, ma anche alle tradizioni orali asiatiche e al La Gatta Cenerentola di Giambattista Basile in cui la protagonista è una figura determinata, artefice del suo destino, addirittura un’assassina (la Cenerentola di Basile uccide la prima matrigna).
Sottolinea la regista: “Le atmosfere cupe e gli elementi stregoneschi, come i corvi al posto delle tortorelle dei fratelli Grimm, li abbiamo scelti per enfatizzare l’intento originario delle fiabe. Con questo spettacolo, come nei due precedenti, Pinocchio e Cappuccetto rosso – che insieme compongono la Trilogia della Fiaba – vogliamo infatti recuperare gli intenti originari di queste antichissime opere che nascono come racconti orali, dai tratti magici e fiabeschi, che avevano lo scopo di accompagnare i riti di iniziazione alla vita adulta. Con il tempo gli aspetti più terrificanti e cruenti sono stati volutamente censurati per non turbare la sensibilità del pubblico. È quanto ha fatto Perrault con le sue fiabe, rivolte ad una corte settecentesca interessata all’intrattenimento.”

Concorrono all’atmosfera misteriosa i pochi elementi di scena, tutti dalla forte valenza drammaturgica e simbolica: tre sedie di paglia e, al centro del palcoscenico, un caminetto che, con raffinati accorgimenti tecnici, si trasforma nella reggia del ballo principe (la facciata riproduce la reggia di Caserta) e, alla fine, in una casa di bambole. È in quest’ultima che, con un’accurata scelta registica, si intravede nell’ultima scena in controluce la sagoma del principe, mentre Cenerentola, ormai abbandonate le spoglie della marionetta e divenuta donna in carne e ossa (Amalia Ruocco), lancia dietro di sé la scarpetta dorata e, uscita dalla scena, si dirige correndo in mezzo alla platea. Sul palco lascia la sua marionetta, seduta in mezzo alle ceneri mentre i corvi gracchiano in coro: “Questa non è la fine ma è solo l’inizio”. Ci rivela la regista: “Ho voluto che la marionetta rimanesse lì per ricordare il personaggio da cui è uscita questa donna, un personaggio che continua a vivere al di là dell’attore”. Un personaggio che, come sembra dirci la folla di bambini curiosi che si avvicina al palcoscenico, continua a vivere e a interrogarci anche dopo lo spettacolo.

Cenerentola

regia, drammaturgia, coreografia  Luana Gramegna
scene, luci, costumi, maschere e pupazzi Francesco Givone 
progetto sonoro e musiche originali  Stefano Ciardi  
con Gianluca Gabriele, Amalia Ruocco, Enrica Zampetti  
collaborazione per scene, maschere e pupazzi  Alessia Castellano 
collaborazione alla drammaturgia  Daria Menichetti 
costumi Rachele Ceccotti
produzione Zaches Teatro
in collaborazione con Fondazione Teatro Metastasio, Fondazione Toscana Spettacolo onlus, Centro di Produzione della Danza Virgilio Sieni

Teatro del Lido di Ostia (Roma)| 14 gennaio 2024

* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.