MARIA FRANCESCA SACCO* | Sul palco del Pacta Salone nella prima assoluta di Echi di luce e l’Universo bussò alle porte dell’Aria (26 gennaio/ 4 febbraio) i protagonisti sono molteplici: parola, movimento, suono e luce che, legati da una tematica comune, accompagnano il pubblico all’interno di un mondo inaspettato ma che anche grazie alla divulgazione sta tornando di moda, quello della fisica.
Il nucleo dello spettacolo, prodotto con il finanziamento dell’Unione Europea – Next Generation e commissionato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, è infatti incentrato su un fenomeno fisico: l’effetto Čerenkov, caratterizzato da una tipica luminosità azzurra accesa che si presenta quando fotoni e particelle ad alta energia entrano in contatto con l’atmosfera. Il palcoscenico sarà la atipica location dove si rifletterà sulla fisica attraverso percezioni e suggestioni che gli artisti, affiancati nella loro ricerca da astrofisici, vorranno consegnare al pubblico.
Del resto, l’effetto Čerenkov non è nuovo ad essere chiamato in causa da artisti: basti pensare alle ambientazioni di Star Trek dove le astronavi viaggiano immerse in un tunnel riconoscibile proprio dalla tipica radiazione azzurra.
Molteplici stimoli sia visivi che sonori, faranno riflettere il pubblico su questo particolare fenomeno luminoso, conducendolo verso la scoperta delle leggi fisiche dell’universo, fino a giungere, con un bel salto filosofico, all’interrogativo più antico del mondo, quello sul sé.
L’autore del progetto Riccardo Mini sottolinea come l’ispirazione del progetto venga proprio dall’immagine luminosa, una sorta di cascata, prodotta dall’urto di fotoni ad alta energia che si scontrano producendo lampi di luce blu. Da qui la suggestione di creare brevi scene indipendenti, come quegli sprazzi di luce visibili dall’effetto Čerenkov: quadri che sembrano non avere niente in comune, ma che lasciano lo spettatore essere il vero protagonista, cui viene dato il compito di riordinare i frammenti proposti, secondo la sua sensibilità.
Si raccontano momenti chiave della vita di di Pavel Alekseyevich Čerenkov, fisico sovietico vincitore del premio Nobel 1958, inframezzati a questa danza di luce cosmica che rivela qualcosa dell’Universo, mentre il pubblico resta in attesa di quell’energia blu che appare e poi sparisce, magica, penetrando le leggi dell’universo, contemplandone la vastità.
Ad accompagnare questo viaggio nel cosmo è la musica che il compositore Maurizio Pisati ha prodotto appositamente per Echi di luce, Asteria, risultato di sperimentazioni che, a partire da suoni prodotti con e dal mixer, senza altro input esterno se non l’alimentazione, riproducono sonorità innovative: unite poi alla strumentazione tradizionale, danno risultati del tutto inediti per lo spettatore e capaci di catapultarlo in una dimensione diversa.
In questa atmosfera evanescente e trascendentale le luci di Fulvio Michelazzi ricoprono un ruolo fondamentale: il blu, protagonista indiscusso, pervade lo spazio e lo riempie, trasformandosi continuamente. Fasci che diventano schegge, che diventano pioggia, che diventano lampi. La luce pulsa, sparisce, riappare, a volte fissa, a volte intermittente fino a che il tutto non si esaurisce e lentamente si torna allo stato iniziale: ed è subito il buio.
Ma comprendere meglio questa atmosfera abbiamo fatto qualche domanda a Maria Eugenia D’Aquino, direttrice de Festival e protagonista sul palco per lo spettacolo Echi di luce.
Lo spettacolo Echi di Luce viene presentato all’interno di un Festival Scienzeinscena: come nasce questo progetto?
Il festival nasce da una mia propensione a rivelare le trame scientifiche, che è partita dalla matematica per poi allargare l’orizzonte ad altre discipline, sempre scientifiche, come ad esempio la fisica. In questa occasione sono intervenuti come collaboratori gli astrofisici e le astrofisiche, ma è da anni che i nostri poli di collaborazione sono ad esempio il dipartimento di matematica di Milano e l’ istituto nazionale di astrofisica. Questo festival è la summa di tanti anni di collaborazione con INAF che ci ha visti protagonisti di vari spettacoli già in passato.
Cosa ha di speciale questo spettacolo che potremo vedere dal 26 gennaio al 4 febbraio? E qual è il vostro obbiettivo?
La cosa importante è che si tratta di uno spettacolo commissionato dal gruppo INDACO che ha vinto un bando per la costruzione dei nuovi telescopi Čerenkov. All’interno di questi progetti c’è una parte divulgativa e ci hanno chiesto, invece della solita conferenza spettacolo, una performance vera e propria. Io non mi occupo di divulgazione scientifica perché, del resto, il teatro non ha bisogno di essere divulgato: io mi occupo di rivelazione scientifica, portare cioè suggestioni con rigore scientifico. Il nostro obbiettivo è dunque incuriosire le persone, non spiegare, non essere didascalici: per questo ho voluto che questo spettacolo fosse composto da tutti gli elementi dello spettacolo, dalla danza alle luci alla musica.
Avete in cantiere qualcosa per il futuro?
Oltre agli spettacoli del festival che seguono a ruota Echi di luce, come progetti futuri stiamo lavorando ad uno spettacolo su una grande figura scientifica femminile del 700 che farà da contrappunto a Maria Gaetana Agnesi di cui ci eravamo occupati in passato. Per il momento, questa edizione del Festival si prospetta molto ricca.
ECHI DI LUCE E L’UNIVERSO BUSSÒ ALLE PORTE DELL’ARIA
testo Riccardo Mini
di e con Maria Eugenia D’Aquino, Lorenzo De Simone, Olimpia Fortuni, Riccardo Magherini, Giorgio Rossi
musica originale Astéria Maurizio Pisati
movimenti coreografici Giorgio Rossi
disegno luci e partitura Fulvio Michelazzi (AILD)
spazio scenico Fulvio Michelazzi
costumi Giada Casadei e Ayleen Löhse Accademia del Lusso – Alta formazione – Scuola di Moda e Design – Milano
consulenza scientifica INDACO (INAF per la Divulgazione di ASTRI e CTAO) – INAF
* PACLAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.