RENZO FRANCABANDERA | Non è detto che guardare gli spettatori dia sempre un’idea giusta del fatto artistico, ma… al nostro fianco, mentre la performance giunge alla conclusione, una ragazzina accompagnata dal suo genitore è completamente assorta dalla combinazione di arte, natura e movimento che ha appena avuto davanti agli occhi sul ghiaccio del pattinodromo.
Ancora sulla pista, illuminata da luci soffuse, si staglia prima del buio finale la silhouette dei quindici danzatori della compagnia canadese Le Patin Libre. Vestiti con abiti tutti uguali che a inizio spettacolo sono caratterizzati da calzettoni bordeaux, giacca nocciola e pantaloni blu, i performer, dal gesto al confine fra sport e danza, sembrano fondersi con la bruma serale del paesaggio urbano invernale circostante.
Siamo in una struttura su terraferma, al Pattinodromo Arcobaleno del Parco Albanese di Mestre, per l’occasione trasformato in pista di pattinaggio su ghiaccio. All’arrivo, gli spettatori trovano già i 15 performer che si riscaldano sulla superficie di ghiaccio illuminata da tagli di luce che la dividono in quadrati, quasi una scacchiera. In scena con Alexander Hamel, ci sono i cofondatori e co-coreografi della compagnia Pascale Jodoin e Samory Ba, cui si aggiunge il nuovo solista David Billiau. A curare la particolare colonna sonora dello spettacolo il membro del gruppo Jasmin Boivin, per questo spettacolo in collaborazione con Philippe Le Bon.

Murmuration di e con Le Patin Libre / Courtesy La Biennale di Venezia – ph. Andrea Avezzù

È stata una prima nazionale che ha portato per la prima volta in Italia la compagnia canadese Le Patin Libre: Murmuration è andato in scena dall’1 all’11 febbraio per scelta del direttore artistico di Biennale Danza, Wayne McGregor, come anticipazione speciale della prossima edizione (che si terrà dal 18 luglio al 3 agosto 2024) e nell’ambito degli eventi previsti per il Carnevale di Venezia. È stata l’occasione unica per vedere per la prima volta una realtà attiva da quasi vent’anni e con base a Montréal. Le Patin Librediretta da Alexandre Hamel crea dal 2005 spettacoli e paesaggi coreografici applauditi in tutto il mondo.
La compagnia comprende oggi 15 artisti provenienti da 7 paesi diversi (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Repubblica Ceca, Svezia, Norvegia): tutti pattinatori professionisti, alcuni anche a livello agonistico, capaci di aprire la danza a gesti fluidi, diversi da ogni altra forma di coreografia. Fra i performer non solo pattinatori professionisti ma anche esperti di altre discipline, basate su abilità, velocità, fisicità, come le arti circensi o gli sport su ghiaccio, come l’hockey.

La musica, delicata e avvolgente, accompagna i danzatori, che si muovono con grazia e precisione sulla superficie ghiacciata. Le loro figure, ispirate alla semplicità e alla purezza di una geometria naturale, evocata da luci che rimandano a schematismi in stile Mondrian, si mescolano con il contesto. La tribuna è affollata da un pubblico interessato a un codice ibrido.
La creazione è suddivisa in scene, che si susseguono fluendo l’una nell’altra senza soluzione di continuità, se non per qualche piccola pausa volta a permettere agli artisti-atleti di prendere fiato. Inizia con un cerchio in cui i performer sono disposti a poca distanza uno accanto all’altro sul cerchio, con lo sguardo e il corpo rivolti verso il centro. I piedi sono paralleli e uniti e di lì cominciano a spostare il peso in avanti sui pattini (senza però caricare la punta dentata), per iniziare un volteggio di frenesia solo apparentemente caotica.

Murmuration di e con Le Patin Libre / Courtesy La Biennale di Venezia – ph. Andrea Avezzù

In una sostanziale penombra, solo una luce rende visibile la pista e una musica che crea un sottofondo di tipo ambientale di intonazione classica con fiati e archi, leggerissima, quasi a non esserci, l’azione si muove per progressivi raggruppamenti e allontanamenti. L’idea più vicina è quella dello stormo, un continuo separarsi e riunirsi di forze.
E anche per chi non avesse preso informazioni sullo spettacolo, la coreografia rimanda nitidamente a quelle visioni aeree, leggere, degli stormi di uccelli migratori che a grappoli si separano e si rimescolano, si cercano e si allontanano.

Ora un gruppo prende velocità e si muove separandosi dagli altri, ora con grazia ne interseca l’andare: dinamiche rese ancora più stupefacenti dalla velocità. A volte alcuni di loro si proiettano verso i bordi della pista quasi fossero in una pista di short track, la disciplina olimpica della velocità, mentre altri si muovono lentamente per poi raggrupparsi e creare cerchi.
Dopo un quadro rapido e gorgogliante, ne segue uno di lentezze e più esplicite linee, dove, al comando di una voce che dirige i danzatori, gli stessi da fermi si allungano di pochi metri, per poi, al richiamo ducale, cambiare improvvisamente direzione ad angolo retto, quasi a seguire le tracce luminose sul ghiaccio. L’incedere si esaurisce, ed ecco un altro piccolo sforzo di movimento, e poi ancora la voce e il cambio di direzione. Eppure mai un contatto: dentro questa armonia celestiale di intersezioni invisibili, tutto pare ordinato al millimetro, a evitare che la velocità vada fuori controllo.
E poi ancora cerchi e rotazioni, di pulizia quasi informale, sebbene la postura delle mani, in diversi momenti del danzato, ricordi la postura della danza classica: alla rappresentazione di una camminata, di uno spostamento del corpo data dall’inerzia dello spostamento su ghiaccio, segue la danza, sebbene qui le posizioni non vengano tramutate in passi, ma in fluidità gestuali che possono essere consecutive, oppure bloccate e frazionate. L’arabesque o l’attitude del gesto classico, si trasformano in axel e lutz.

Murmuration di e con Le Patin Libre / Courtesy La Biennale di Venezia – ph. Andrea Avezzù

I gesti sono coerenti, come una piccola sinfonia.
Ora il gruppo in fila avanza di pochi metri da posizione ferma, spostandosi con microscopici movimenti dei piedi che quasi fanno venire in mente la beriozka a seguire linee euclidee immaginarie.
Due sequenze appaiono più narrative e leggibili, dentro questo movimento perenne che ha qualcosa di ipnotico: nella prima un breve racconto di emarginazione, con uno dei protagonisti che viene allontanato degli altri e fatto oggetto di schizzi di ghiaccio ottenuti con repentine frenate a ridosso del danzatore che viene letteralmente ricoperto di un nevisichio ghiacciato e finisce poi sul ghiaccio dove resta come esanime. Gli altri, fermi, vengono poi spinti in movimento da un membro del collettivo che spinge via e li allontana per lasciare solo quel corpo alla vista del pubblico, in un momento di pathos.
Un’altra scena più formale è quella in cui il gruppo unito e compatto solleva progressivamente le braccia unendo le dita delle mani quasi a formare il collo e il becco di un gruppo di cigni che nuotano con lentezza.

Murmuration di e con Le Patin Libre / Courtesy La Biennale di Venezia – ph. Andrea Avezzù

Verso la fine dello spettacolo, i danzatori si tolgono la giacca, rivelando canotte arancioni ed esponendo il corpo al rigore del freddo esterno. Si guarda il sudore dei corpi, la fatica che il manto nascondeva, gesto che aggiunge un ulteriore tocco di naturalezza e spontaneità umana alla dinamicità della performance, catturando ancor più gli spettatori, che diventano partecipi della fatica e dello sforzo di resistenza per gli ultimi minuti della performance.
La giovane spettatrice, seduta sugli spalti insieme al padre, cerca di contenere tutta la pista nello sguardo: la sua attenzione prorompe in un genuino applauso per la bellezza semplice e autentica dei movimenti di questo notevole gruppo di performer danzatori, fulcro assoluto del lavoro.
Una composizione che fonde gesto classico ed energia atletica, capace di stare negli schemi tradizionali della danza ma anche di unirli all’arte del pattinaggio, ai volteggi, agli axel, ai lutz, con estrema naturalezza e immaginifica forza compositiva. Una creazione coerente e ispirata.

MURMURATION

coreografia Alexander Hamel, Samory Ba, Pascale Jodin
consulente artistico Yaron Lifschitz
con Oktawia Ścibior, David Billiau, Kristýna Mikulášová, Taylor Dilley, Sophie Blomqwist, Garrett Kling, Jennifer Edwards, Isaac Lindy, Maude Poulin, Jacqueline Benson, Haley Alcock, Imogen Croft, Samory Ba, Pascale Jodoin, Alexandre Hamel
musiche Jasmin Boivin, Philippe Le Bon
luci Yoann Tivolicostumi Charlyne Guay, Pascale Jodoin
coproduzione Fonds nationalde création du Centre national des arts, Fonds de création CanDanse/Danse Danse (Montréal), Centre national des Arts, Dance House, Fall for Dance North
in collaborazione con TO Live, La Rotonde, Théâtre de la Ville de Paris