CHIARA AMATO* | Heiner Müller è stato una figura eclettica nel panorama della scrittura del ‘900 tedesco: drammaturgo, poeta, scrittore, saggista e direttore teatrale. Il suo contributo al teatro postmoderno è stato assai significativo, tanto da essere secondo alcuni il massimo esponente del teatro vivente dopo Samuel Beckett, ed è considerato il più importante drammaturgo tedesco del XX Secolo assieme a Bertolt Brecht.
Al Teatro della Contraddizione di Milano è andato in scena per pochi giorni il suo Quartett (scritto nel 1980), con la regia di Gaddo Bagnoli e affidato nell’interpretazione alla sua storica compagnia Scimmie Nude, che con questo allestimento vuole celebrare i vent’anni di attività.
Il testo è una riscrittura delle Relazioni pericolose di Choderlos de Laclos. Qui i due protagonisti, Merteuil e Valmont (interpretati rispettivamente da Claudia Franceschetti e Andrea Magnelli), si confrontano in uno spazio-tempo aperto e indefinito: l’azione si trasferisce drammaturgicamente su un lungo dialogo, come a ripresa dello stile epistolare del testo ispiratore, in cui i due interpreti vestono anche i panni di altri personaggi cardine della vicenda, la castissima Madame de Tourvel e la giovane verginella Cécile de Volanges.
La ben nota trama del romanzo epistolare di de Laclos racconta il perverso ritorno di fiamma e gioco sadico tra due ex amanti, cinici manipolatori che con crudeltà complottano e organizzano inganni alle spalle delle loro incaute vittime.
La scena si presenta come un quadrato bianco ben delimitato, come se fosse un ring che racchiude il massacro verbale tra i due amanti: lo sfondo e lo spazio scenico calpestabile si specchiano perfettamente e sono arredati da pochi oggetti (un bicchiere di vino rosso nell’angolo destro, un varco rettangolare e un parallelepipedo) multifunzionali. Gli oggetti, come i costumi, non hanno un singolo aspetto funzionale: il varco presente in scena, ad esempio, dapprima è una porta poi uno specchio; il poggiapiedi, prima un letto poi una seduta.
Di pari passo i costumi (di Francesca Biffi), in total black e tessuto broccato, durante l’esibizione ci segnalano il cambio di personaggi, in quanto gli attori con piccoli movimenti ne modificano la forma: l’uomo diventa donna e viceversa. Questo espediente viene anche dichiarato al pubblico e in rari momenti cade la quarta parete, si svela il gioco teatrale con frasi come ‘penso che potrei abituarmi ad essere una donna’/’continuiamo a giocare? giochiamo!’: il gioco altro non è che l’atto recitativo.
Li muove una ‘danza macabra (…) in cui i due si scambiano i ruoli di vittima e carnefice, interpretando a turno tutti i personaggi: da qui il titolo Quartett‘, come afferma Bagnoli nelle note di regia.
I passaggi sono scanditi dalle musiche originali di Sebastiano Bon, che richiamano la Francia dell’epoca, con sonate a pianoforte, e dal buio in scena. Le luci, di Massimo Mennuni, sono sviluppate con semplicità: due illuminazioni laterali sul confine con la platea e tre poste sullo sfondo, che accentuano il contrasto tra il bianco della scenografia e dei loro volti mefistofelici, e il nero degli abiti.
Lo spettacolo ha lo sviluppo temporale giusto affinchè il duello fra amanti non diventi ridondante: la tensione verbale, sfacciata si rispecchia anche nella fisicità, molto sensuale e appassionata. In taluni passaggi Magnelli ricorda Chaplin, con la sua forte espressività mimica, mentre la Franceschetti mantiene il ritmo verbale intenso e pieno. I due personaggi sono vera avanguardia per la loro epoca e lo restano in questa riscrittura novecentesca: emancipati e liberi da pensieri bigotti sul matrimonio e la fedeltà monogamica. I corpi si toccano con mani moleste, i doppi sensi sessuali continui, e le parole non risparmiano né i sentimenti dell’altro, né Dio e la religiosità, che molto spesso sono oggetto di un’ironia massacrante. Non a caso i testi di Müller vennero spesso censurati o proibiti mentre era in vita.
Proprio questa crudeltà si avvicina ed esalta lo stile Scimmie Nude: la compagnia, costituitasi a Milano nel 2003 e diretta da Bagnoli, fonda la sua metodologia su di un’attenta scelta tra le tecniche di recitazione teatrale di tutto il Novecento (Mejerchol’d, Grotowski, William James), e la poetica di Antonin Artaud con il suo lavoro sulla crudeltà. L’esigenza della ricerca di intimità e rigore dell’attore verso sé stesso, dei limiti dell’umanità, è schiacciata tra la materialità istintiva della vita e l’impalpabilità dello spirito. Solo la morte, a cui assistiamo alla fine dello spettacolo, può liberare i due protagonisti dalla schiavitù dei corpi, dal tormento di vivere e non essere Dio. Nella morte trovano riposo dagli affanni del complotto e dalla limitatezza della corporeità.
Un lavoro ben riuscito quello di Bagnoli, che riesce con la sua regia ad appassionare il pubblico del teatro milanese con questo omaggio al nichilismo; si ride cinici sull’amore, sentimento ritenuto adatto al popolino ‘di basso rango’.
QUARTETT
di Heiner Müller
traduzione di Saverio Vertone
regia di Gaddo Bagnoli
con Claudia Franceschetti e Andrea Magnelli
musiche originali di Sebastiano Bon
direzione tecnica e disegno luci di Massimo Mennuni
collaborazione tecnica al debutto di Luna Mariotti
ideazione e realizzazione costumi di Francesca Biffi
video di Alberto Sansone
una produzione Scimmie Nude
Teatro della Contraddizione, Milano | 10 febbraio 2024
* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.