GIULIA BONGHI | Possiamo dire senza reticenza che Idomeneo è un’opera che raggiunge la vetta del sublime, il culmine del dramma serio settecentesco, al tempo stesso oltrepassandone i limiti degli obblighi formali. Mozart venticinquenne affronta il rinnovamento essenzialmente attraverso un processo di ibridazione tra l’opera comica italiana e la tragédie lyrique francese. Nell’adattare ai canoni dell’opera seria il testo dell’Idoménée di Antoine Danchet, Giambattista Varesco prese come modello i contemporanei Gluck, Traetta e Jommelli. La struttura drammaturgica rimane fedele alle convenzioni del genere per quanto riguarda la suddivisione in tre atti, caratterizzati dall’alternanza di arie e recitativi e dal rispetto delle gerarchie di ruolo dei personaggi. Tuttavia, la notevole presenza di momenti coreutico-coreografici d’impianto corale, dal forte impatto visivo, risente chiaramente dell’influenza francese.
Il compositore reagisce a queste sollecitazioni stilistiche contrastanti esaltando le peculiarità delle rispettive tradizioni: da un lato le melodie cantabili di stampo italiano, dall’altro l’energia drammatica dei récitatif strumentali. Si realizza, per dirla con Tolstoj, una felice «unione dell’abilità francese e della teatralità italiana!». Non furono un ostacolo nemmeno le restrizioni del vecchio modello metastasiano, con la sua mancanza di continuità d’azione e profondità psicologica. Mozart intraprese una ricerca innovativa per rompere la rigida staticità del dramma gluckiano, orientandosi verso una narrazione più naturale e un’analisi emotiva più profonda.
Dopo numerosi rinvii e ritardi il dramma andò in scena il 29 gennaio 1781 al Teatro Nuovo di Corte di Monaco. Approda quest’anno a Genova, al Teatro Carlo Felice, l’allestimento scaligero firmato da Matthias Hartmann.
L’argomento deriva dalla mitologia greca. Idomeneo, Re di Creta, facendo ritorno nella sua terra, viene colto da una furiosa tempesta. Per scampare il naufragio fa voto a Nettuno – dio romano equivalente di Poseidone – di sacrificargli il primo uomo che incontrerà non appena sbarcato sul lido. Chi è il primo uomo che incontra? Naturalmente suo figlio Idamante. Questi, mal informato sul naufragio del genitore, era corso inconsolabile sulla riva e non si erano dapprima riconosciuti. Alla storia mitologica si affiancano umanissime e toccanti storie di affetti incrociati: l’amore, corrisposto, della prigioniera Ilia per Idamante e la rivalità con Elettra, anch’ella innamorata del ragazzo.
Sull’ouverture si apre il sipario e viene mostrata fin da subito la componente soprannaturale del soggetto: non essendoci nessuna divinità o prosopopea che canta, si tratta di prodigi naturali, le tempeste e i mostri famelici, qui interpretati dai ballerini della Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS, coreografati magnificamente da Reginaldo Oliveira. Vengono inoltre mostrati l’incontro tra Ilia e Idamante e l’arrivo dei prigionieri troiani.
Tutto questo mentre la macchina scenografica ha già iniziato il suo lavoro di seduzione. La scena imponente di Volker Hintermeier, fissa su un girevole, è formata dall’intelaiatura di una nave e una testa colosso di toro che allude a Nettuno, anche se richiama nelle fattezze il Minotauro – forse perché creato da Poseidone per punire un altro Re di Creta, Minosse. Le luci ben fatte di Mathias Märker e Valerio Tiberi si accordano e risaltano perfettamente la scenografia, assieme ai costumi giusti ed essenziali di Malte Lübben.
Il nucleo della vicenda rimane lo strazio di Idomeneo, interpretato da Antonio Poli, dalla bellissima e duttile voce, che mostra un re malinconico, un consapevole eroe della rinuncia, sottoposto al capriccio degli dèi e al fato. La regia sottolinea la sua estraneità in chiusura dell’opera: incapace di partecipare alla gioia del popolo e del figlio, questi cerca di trascinarlo in mezzo agli altri, ma qualcosa attrae il padre verso più mesti orizzonti.
Apre l’atto Benedetta Torre nei panni di Ilia, con un soliloquio tutto d’un fiato, in una situazione intensa e incalzante che restituisce l’idea della principessa straniera in mano al nemico. Mantiene un suono morbido per tutta l’opera, dal timbro elegiaco senza essere mai lamentoso.
Efficace a livello registico l’incontro tra due popoli, uniti da Idamante che libera e accoglie i troiani. Nel ruolo, il mezzosoprano Cecilia Molinari, che con eleganza e musicalità esprime i sentimenti che scuotono il personaggio lungo tutto lo spettro emotivo, convincendo pienamente sia vocalmente, sia a livello interpretativo.
Di altrettanto piglio interpretativo sicuro è Lenneke Ruiten, un’Elettra energica, che esprime la sua gelosia e disperazione con fraseggi molto accurati. Giorgio Misseri, nel ruolo di Arbace, non padroneggia pienamente le agilità e si cimenta in sovracuti inefficaci. Funzionano ottimamente i comprimari: Ugo Guagliardo come Voce, tonante dalla galleria – a impedire l’omicidio da parte di Idomeneo e ottenendo così il lieto fine; Blagoj Nacoski come Gran Sacerdote; Lucia Nicotra e Maria Letizia Poltini, due cretesi; Damiano Profumo e Franco Rios Castro, due troiani.
Eccellente la prestazione del Coro diretto da Claudio Marino Moretti. Soprattutto, la grande scena dell’imbarco fallito al porto di Sidone, alla fine del secondo atto, in cui il progressivo sfaldamento del tessuto polifonico fin quasi al silenzio mima la fuga generale davanti al «mostro formidabile» inviato da Nettuno, è restituita benissimo scenicamente e musicalmente.
La direzione di Simone Ori giostra perfettamente la sfaccettata tavolozza timbrica, la tensione espressiva della partitura e la scrittura orchestrale di grande mozartiana inventiva.
In definitiva, una grande opera, che il pubblico apprezza solerte ad applausi estesi ed entusiasmo per tutti gli interpreti.
IDOMENEO
Opera seria di Giambattista Varesco
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Idomeneo Antonio Poli
Idamante Cecilia Molinari
Ilia Benedetta Torre
Elettra Lenneke Ruiten
Arbace Giorgio Misseri
Gran Sacerdote Blagoj Nacoski
Voce di Nettuno Ugo Guagliardo
Due cretesi Lucia Nicotra
Due cretesi Maria Letizia Poltini
Due troiani Damiano Profumo
Due troiani Franco Rios Castro
Orchestra e coro dell’Opera Carlo Felice
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Riccardo Minasi
Maestro concertatore e direttore d’orchestra Simone Ori (25)
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Violoncello Antonio Fantinuoli
Clavicembalo Sirio Restani
Regia Matthias Hartmann
Scene Volker Hintermeier
Costumi Malte Lübben
Coreografie Reginaldo Oliveira
Luci Mathias Märker / Valerio Tiberi
Balletto Fondazione Formazione Danza e Spettacolo “For Dance” ETS
Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
16, 18, 23 e 25 febbraio 2024