CRISTINA SQUARTECCHIA | La forza delle narrazioni, prima ancora di incuriosire chi ascolta, è quella di attivare la memoria in chi racconta. La danza, arte povera di narrazioni per sua natura effimera, non lascia traccia ed esiste nel momento in cui la si esegue. La curiosità e l’interesse di domandare e domandarsi cosa è accaduto risveglia e fa esistere per una seconda volta ciò che è stato. Ogni forma di narrazione storica parte da qui. Archivi viventi, progetto a cura di Laura Delfini va in questa direzione e racconta le storie di quei protagonisti, pionieri e innovativi coreografi della scena coreutica anni ’80 recuperando storie, memorie e pensieri coreografici. Il progetto, che ha inaugurato la rassegna Matta in scena 2024 lo scorso febbraio per la sezione danza a cura di Anouscka Brodacz allo Spazio Matta di Pescara, ha portato alcuni protagonisti a raccontarsi, a ricordare parte delle loro creazioni, inizi e percorsi sulla scena danzante di quegli anni. A Pescara hanno preso parte: Anouscka Brodacz, Claudia Monti, Giovanna Summo Alessandro Certini e Giorgio Rossi. Raccontare partendo da un aneddoto, un oggetto, un costume, un qualsiasi tratto distintivo della loro ricerca coreografica ha attivato la micronarrazione in uno scenario più ampio delle storie di allora. Mettere in moto la memoria raccontando significa dare una seconda vita al vissuto individuale e collettivo.
Abbiamo ascoltato le narrazioni di tutti e Laura Delfini, esperta di coreologia e analisi del movimento nella visione labaniana, studiosa di danza, danzaeducatrice e counselor, ci ha raccontato come è nata e si è sviluppata questa avventura in danza.
Com’è nata l’idea di questo progetto?
L’idea è nata durante il 2020, nel periodo in cui eravamo chiusi in casa per via della pandemia ed eravamo abituati a connetterci via computer. Ho cominciato a dialogare con alcuni coreografi, in particolare con Claudia Monti, Giovanna Summo e Ian Sutton, che mostravano il desiderio di fare qualcosa per contrastare il rischio di perdita della memoria del lavoro di un’intera generazione di danza di ricerca attiva in Italia sin dai primi anni Ottanta. Con loro ci siamo incontrati più volte online finché si è definita una modalità di ricerca. Archivi Viventi vede il suo numero zero nascere nel dicembre del 2020 attraverso un incontro online con ospiti esperti a cui chiedevamo un feedback. La loro restituzione fu estremamente positiva e ci incoraggiarono a proseguire. Attraverso il supporto di Silvana Barbarini e di Vera Stasi nel 2021 abbiamo avuto l’opportunità di realizzare una prima residenza a Tuscania che ha contributo fortemente a una definizione più puntuale della ricerca. Da allora il progetto procede in maniera intermittente anche in rapporto ai finanziamenti disponibili.
Quali sono i coreografi che hai incluso in questo progetto? E perché loro e non altri?
Gli artisti che hanno dato il loro contributo al progetto sino ad oggi sono Sisina Augusta, Paola Bianchi, Anouscka Brodacz, Alessandro Certini, Monica Francia, Claudio Gasparotto, Claudia Monti, Giorgio Rossi, Francesca Romana Sestili, Giovanna Summo, Ian Sutton, Ariella Vidach e Teri Weikel.
La scelta avviene prima di tutto in base a dati storici e stilistici. Incontro chi si occupa di danza di ricerca già a partire dagli anni Ottanta. Gli inviti ai coreografi si sono definiti anche in base ad una ricerca risalente a trenta anni fa. Nel 1994 curai assieme a Silvana Barbarini e a Giorgio Rossi una rassegna svoltasi al Teatro Vascello di Roma dal titolo Danza d’autore: memorie, realtà, prospettive. Furono dieci giorni molto densi di presentazioni danzate sia dal vivo sia in video, ma anche di momenti dedicati alla parola e al dialogo. Successivamente e in rapporto alla rassegna pubblicai Coreografie contemporanee un volume che raccoglie i dati delle coreografie di 52 artisti. Sono schede compilate dagli artisti stessi, ciascuna per ogni loro opera. Anche quella è una fonte a cui attingo. Infine la cosa più importante è il desiderio di raccontarsi. Da parte di tutti ho sentito la spinta data dal piacere della condivisione.
Quante puntate ha avuto Archivi viventi dal 2020 a oggi e dove?
I luoghi di presentazione ad oggi: Tuscania 2021 e 2023, Roma, Modena, Sesto Fiorentino, Genova, Pescara. Personalmente sono stata invitata a parlarne in due convegni e ad un talk curato da Stefania Di Paolo (TalkwithDance). Ne ho scritto in un’intervista che mi ha fatto Paolo Ruffini nel 2021 consultabile qui.
Aggiungo qui qualche dato. Sino ad oggi il progetto è stato sostenuto da:
Vera Stasi/TUSCANIA DANZA 2021 grazie al sostegno del Ministero della Cultura, Promozione Danza Art. 41 e della Fondazione Carivit;
Associazione per lo sviluppo della danza Arbalete (Genova)
Vera Stasi/DARE LUOGO 2023 grazie al sostegno della Chiesa Valdese/Bando 8×1000;
ed è stato supportato e presentato dal vivo:
Progetti per la Scena curato da Silvana Barbarini / Supercinema (Tuscania, 2021)
Cosmonauti curato da Alicja Ziolko / Spazi Urbani (Tuscania, 2021)
Interazioni curato da Salvo Lombardo / Chiasma (Roma, 2021)
CineDanza Festival, Drama Teatro (Modena, 2021)
Art Lives Matter a cura di Company Blu (Sesto Fiorentino, 2022)
Festa per la Cultura a cura di Associazione Controchiave (Roma, 2022)
Resistere e creare con il sostegno di Fondazione Luzzati/Teatro della Tosse, Associazione Sarabanda, Associazione Arbalete (Genova, 2022)
Dare Luogo curato da Associazione Vera Stasi / Casanave alle Mura (Tuscania, 2023)
Matta in Scena curato da Artisti per il Matta (Pescara, 2024)
Prossima tappa?
Le azioni si svolgono su più fronti: da una parte continuo a raccogliere le narrazioni, dall’altra cerco e accolgo con gratitudine gli inviti di chi sceglie di investire sul progetto, infine cerco finanziamenti per ampliare la ricerca e per creare un sito internet dedicato; su questo ultimo fronte la mia preziosa partner è Silvana Barbarini. Nel caso della presentazione a Pescara, abbiamo risposto ad un caloroso invito della coreografa Anouscka Brodacz, curatrice della sezione danza di Matta in Scena 2024. Per quel che riguarda i materiali rintracciabili online attualmente siamo ospiti di Vera Stasi che ci ha dedicato un’intera sezione nel sito www.progettiperlascena.org. Nel 2011 Marinella Guatterini avvia il progetto Ric.Ci Reconstruction Italian Choreography Contemporary anni ‘80/’90 con lo scopo di rimettere in moto la memoria attraverso la ripresa di alcune delle coreografie storiche che hanno segnato la danza d’autore e contemporanea di quegli anni. Nel 2016 viene pubblicato il volume Le pioniere della nuova danza italiana. Le autrici, i centri di formazione, le compagnie., un altro progetto, questa volta editoriale, che cerca di recuperare una parte degli inizi della storia della danza moderna e contemporanea in Italia, poco raccontata. Archivi viventi è una di queste operazioni di recupero. Quanta danza è rimasta ancora da raccontare?
La danza da raccontare è ancora tantissima. Concentrarsi sulla quantità, però, non è utile perché si sviluppa solo frustrazione e senso di impotenza. Personalmente ho scelto una strada molto diversa in cui parto dal dato certo che la mia ricerca non sarà mai esaustiva; e ciò non mi preoccupa. Sono impegnata a migliorare costantemente la comunicazione in modo che ciò che viene narrato sia ricevibile da chi ascolta e osserva. Come studiosa convertita a processi creativi di ricerca so che questo progetto ha una infinita potenzialità sia per l’affermazione e il consolidamento di identità artistiche trascorse, che per la trasmissione alle future generazioni.