RENZO FRANCABANDERA | Un’altra grande stagione di danza quella pensata a Vicenza da Piergiacomo Cirella e Loredana Bernardi, i Direttori Artistici di Danza in Rete, rassegna dedicata al linguaggio della musa Tersicore, con una serie di eventi che da metà febbraio a inizio maggio animano il territorio del capoluogo veneto.
La rassegna è promossa dalle Fondazioni del Teatro Comunale Città di Vicenza e del Teatro Civico di Schio.

Anche questa edizione non vive solo nei teatri, ma anche in luoghi simbolici e negli spazi urbani delle due città, con la danza a sviluppare, anche in sedi inaspettate, il suo potenziale di relazione e di rintracciamento dell’identità del territorio.
Parliamo quindi di un evento diffuso, che si realizza in spazi diversi, sia nei teatri principali che in ambiti artistici e siti monumentali, con numerosi appuntamenti tra spettacoli, performances, incontri di approfondimento con esperti e artisti, che incrociano a loro volta operazioni di audience development e engagement, da tempo cifra di questa parte della programmazione del TcVi.

È un’edizione ricchissima anche per la sezione Off di Danza in Rete, affidata alla direzione artistica di Alessandro Bevilacqua, che in questi anni ha tessuto relazioni di calibro nazionale e internazionale capaci di dare il senso di un prezioso percorso pluriennale di crescita, portando la rassegna e la sua sezione sperimentale a divenire un vero e proprio incubatore-vetrina del meglio della giovane danza italiana e non solo.

Chiaro esempio di questo fermento la giornata del 9 marzo,​​ realizzata in collaborazione e con il contributo de La Piccionaia – Centro di Produzione Teatrale di Vicenza, dove ad alcune nuove giovani realtà italiane si sono aggiunte le esperienze della piattaforma israeliana 1|2|3, promossa dalla direttrice artistica del Centro Suzanne Dellal, Naomi Perlov; si tratta di una realtà concepita per dare nuove possibilità alle future generazioni di coreografi in Israele, per aiutarli nello sviluppo di strumenti di composizione e di un linguaggio originale.
Gli artisti che partecipano al programma provengono da esperienze molto differenti fra loro e in questo spazio a suo modo protetto, dentro l’intricato tessuto della cultura israeliana, cercano nuove tonalità aggiuntive rispetto al codice coreografico che in Israele ha interpreti già molto forti. A Vicenza hanno presentato alcune coreografie due giovani ma già interessanti artisti della piattaforma: Tamir Golan che ha proposto il solo di apertura del pomeriggio del 9 marzo, Wabi Sabi e il successivo duetto Oxytocin, interpretato insieme a Gil Elgrabli, e il talentuoso Reches Itzhaki con un suo assolo, Nitta.

Wabi-Sabi, danzato sulle note di Shinju di Hako Yamasaki, è la resa in forma coreografica di un concetto ben noto alla cultura giapponese di derivazione buddhista, ovvero quello di bellezza imperfetta, che nutre tutto ciò che è autentico, accettando tre semplici verità: nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto. Una sorta di bellezza triste che l’artista rende con movimenti lenti e calibrati e poi improvvise accelerazioni che ritornano su alcuni gesti ripetuti, come le due mani che si uniscono nella posa di chi sta cercando di sciogliere un nodo con l’indice e il pollice delle due mani uniti. Più animalesca e selvatica la postura di Itzhaki, che si muove in Nitta come fosse una piccola bestia suggestionata dallo spazio circostante in cui si muove curiosa, su una base melodica di ritmi di samba veloce, Pallett di Khosrow and Shirin.
Tamir Golan chiude la proposta delle tre brevi coreografie israeliane con il duetto Oxytocin, un incontro di fisicità ma anche di passioni, in cui emergono con chiarezza le dinamiche di relazione amorosa, con i suoi slanci ma anche con le sue dinamiche ripetitive e le nevrosi. L’ossitocina è un ormone che viene secreto nelle donne e negli uomini durante l’orgasmo ed è noto anche come “ormone dell’amore”. È anche un neurotrasmettitore che svolge un ruolo nelle relazioni sociali e può influenzare la formazione della fiducia interpersonale. E lo spettacolo che si apre su inseguimenti e intrecci ariosi, si chiude proprio in una posizione incastrata dove i due danzatori/personaggi si costringono l’un l’altro a soggezioni e dinamiche vincolate e vincolanti. Potenza e dannazione del sentimento.
Al danzatore la creazione di duetti è valsa il premio “Outstanding Creator”. Tamir è stato scelto per partecipare con le sue opere all’Holland Dance Festival (Den Hagg, Olanda) e a MILANoLTRE (Milano, Italia), e nell’autunno del 2023 ha creato un nuovo lavoro per il Conservatorio nazionale di Parigi, Francia.

Dopo l’affollato incontro con il pubblico dei coreografi israeliani e la loro maestra, è stata la volta della proposta di Spellbound, con Sola Andata. Spellbound Contemporary Ballet nasce nel 1994 per volontà del coreografo Mauro Astolfi cui si è aggiunta alla guida dopo due anni Valentina Marini.
Lo spettacolo vive di ambientazioni d’antan in cui le figure protagoniste di questa vicenda, non spiegata ma sufficientemente esplicita, appaiono pian piano, quasi fossero fantasmi di una antica vicenda domestica che viene rievocata. I particolari costumi conferiscono alla situazione scenica l’atmosfera vintage, così come le luci, che creano un interno notte. Un tavolo, delle sedie. Una donna si avvicina al tavolo e mima il gesto di una carezza. Poco dopo entrerà il secondo performer in scena a dare materialità alla superficie su cui quelle carezze si ponevano, la sua testa, la sua nuca.
I due sembrano avere una relazione, ma poco dopo un’ulteriore figura femminile entra in questo spazio intimo. Non è chiaro mai il ruolo perturbante di questa terza presenza che sconvolge la dinamica duale ma è sufficiente a creare un andamento narrativo a tre, che mantiene vivo lo sguardo sulla coreografia di Astolfi fatta di presa di distanze e sensuali avvicinamenti, i cui interpreti sono Maria Cossu, Giuliana Mele, Alessandro Piergentili.
Le note di regia parlano della tentazione, del richiamo di un viaggio di sola andata, del momento in cui ci si indirizza per qualcosa di definitivo, per quella scelta che sarà per tutta la vita. Una specie di strano dejavù dal gusto vagamente cechoviano quello a cui si assiste in scena, ma un po’ più perturbante.

La seconda parte della serata ha seguito al Teatro Astra, dove gi spettatori fruiscono in sequenza Danze Americane, un solo di Fabrizio Favale, presenza ormai salda nella coreografia indipendente italiana e che è a DIR Off con questo interessante progetto selezionato anche alla NID – Platform 2023 e da ResiDanceXL, e a seguire A Solo in the Spotlights, della giovane rivelazione Vittorio Pagani, una creazione selezionata anche per Aerowaves 2024 e per la Vetrina della giovane danza d’autore 2023 – Network Anticorpi XL.
Partiamo dall’assolo danzato da Fabrizio Favale che presenta 3 delle complessive 7 sequenze coreografiche, proposte come fossero evoluzione di esercizi dentro un training.
Il danzatore, partendo da alcune tecniche e modalità specifiche della danza moderna e postmoderna americana (da cui l’autore stesso proviene per formazione, come chiarisce in un messaggio letto in italiano e inglese ad inizio spettacolo) propone esercizi di maestri come Josè Limon, Tricia Brown e Merce Cunningham, proposti al pubblico dapprima, per così dire, in purezza; poi lo stesso esercizio viene riproposto su base musicale e successivamente sviluppato in una versione arricchita da spunti e stimoli più vicini al segno coreografico contemporaneo, mostrando il legame fra questi meravigliosi germogli originari del secolo passato e le declinazioni gestuali e artistiche che da quelle ancora vivono nel presente della danza.
Dalla tecnica del grande maestro messicano Limon, che si sviluppa attraverso una suddivisione in isolamenti di impulsi localizzati, indirizzati in tutte le direzioni, passando per la successiva ricerca di Brown, fino a chiudere con l’Adagio di Cunningham, andando così ad attraversare con pochi ma chiarissimi segni i decenni centrali del secolo scorso, quelli fra gli anni Trenta e gli Anni Cinquanta. Full Scholarship presso American Dance Festival 1990, Favale, giovanissimo, nel 1996 è stato nominato “miglior danzatore italiano” dal Premio G. Tani e dopo aver portato il suo codice in Italia e all’estero, nel triennio 22-24 Fabrizio Favale è Artista Associato di MILANoLTRE.
Qui negli esercizi, al principio dei quali vengono abbassate alcune quinte e il fondale per lasciare visibile la scatola nuda del palcoscenico e quindi lo spazio dell’arte svuotato di artifici, viene usato come concetto di fondo il principio per cui la tecnica ha condotto il linguaggio al presente.
È un commovente viaggio nella storia dell’arte della danza, a ben guardare, con i frammenti proposti non a caso in avanzamento cronologico: questo rende visibile ad esempio il passaggio dalle forme ancora ibridate con la gestualità del balletto di Limon, a quelle più psicologiche e libere di Brown fino al rapporto di Cunningham che libera il movimento dal bisogno di “spiegare” la musica, facendo esplodere il corpo in tutto il suo potere significante.
Il lavoro ha un suo nitore, particolarmente leggibile da chi è appassionato di storia, di evoluzione dei segni, di comprensione del loro farsi, mescolarsi, riprendersi e lasciarsi per andare oltre. Sotto questo profilo Danze Americane, un po’ come Lezioni Americane di Calvino, vuole tornare su alcuni concetti chiave per riportarli all’oggi con uno sguardo al futuro.

A Solo in the Spotlights di Vittorio Pagani è un tuffo nei meandri dello spazio scenico, affidato alla esuberante e piena corporeità viva di un giovane talento, che proprio in quanto giovane, si pone il tema centrale del proprio posto sul palco che, in quanto artista, è anche il proprio posto nella società.
Pagani è artista formatosi negli ultimi anni in Inghilterra. Dal 2023 fa parte del collettivo LARVÆ, gruppo di professionisti dello spettacolo supportato dalla Compagnia Equilibrio Dinamico: performer e coreografo originario di Milano, nel 2018 si è unito al Ballet Junior de Genève dove ha ballato le creazioni di alcuni tra i coreografi più influenti a livello internazionale. Nel 2021 ha creato il passo a due Around 5:65, selezionato per RIDCC2022. Laureatosi in Expanded Dance Practice nel 2023 presso la University of the Arts London, a The Place London ha creato l’anno scorso A Solo in the Spotlights, selezionato poi per Resolution2023, la Vetrina della Giovane Danza d’Autore 2023 e Aerowaves2024.

Lo spettacolo lo vede solo in scena a giocare con il corpo e la parola, in una drammaturgia che lo spinge a raccontare il suo essere giovane danzatore oggi, fra contraddizioni, pulsioni, tensioni al futuro, fallimenti. In questo raccontarsi, mentre alcune proiezioni di matrice testuale scandiscono la narrazione, il giovane pare affidarsi alla sua giovanile esuberanza barocca, in questa ostentazione del proprio sè portata all’estremo. Pregevole il disegno luci di Mark Webber e i costumi di fluorescenza pink di Bruna Scazzosi. Il solista esplora così, dentro un mélange di musiche techno pop contemporanee, gli aspetti della vita da danzatore, ma anche come si cambia quando si finisce sotto i riflettori, fino quasi al bisogno di doversi nascondere per tornare ad essere se stessi. La coreografia ha diversi spunti di interesse e il corpo di Pagani ha una fisicità interessante e capace di declinare molteplici identità, che in questa creazione appaiono leggibili. Si tratta di un artista promettente a cui rivolgere attenzione.

 

WABI SABI
coreografia e performance Tamir Golan
musica Shinju di Hako Yamasaki
costumi Tamir Golan

NITTA
coreografia e performance Reches Itzhaki
musica Pallett di Khosrow and Shirin
costumi Adam Elezrah, Achinoam Cina

OXYTOCIN
coreografia Tamir Golan
danzatori Gil Elgrabli, Tamir Golan
musica Mica Levi
editing musicale Tamir Golan

 

SOLO ANDATA

coreografia Mauro Astolfi
interpreti Maria Cossu, Giuliana Mele, Alessandro Piergentili
luci Marco Policastro
musiche autori vari
produzione Spellbound Contemporary Ballet
coproduzione Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza

DANZE AMERICANE

coreografia e danza Fabrizio Favale
set, costume e art work First Rose
coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, Festival Danza in Rete, Festival MILANoLTRE, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk
con il contributo di MIBAC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna
con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza
il progetto è stato realizzato con il contributo di ResiDance – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione del Network Rete AnticorpiXL

> Progetto selezionato alla NID – Platform 2023 / sezione Open Studios
> Progetto selezionato da ResiDanceXL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione del Network Anticorpi XL

A SOLO IN THE SPOTLIGHTS

coreografia Vittorio Pagani
interprete Vittorio Pagani
aiuto alla drammaturgia Hannes Langolf, Martin Hargreaves
testi originali Vittorio Pagani
video Vittorio Pagani
produzione The Place London
coproduzione LARVÆ
produzione esecutiva Equilibrio Dinamico Company
disegno luci Mark Webber
costumi Bruna Scazzosi
musiche di Adolphe Adam, Tomat, kwajbasket, Patti Smith e Allen Ginsberg e Queen

> Creazione selezionata per Aerowaves 2024
> Spettacolo selezionato per la Vetrina della giovane danza d’autore 2023 – Network Anticorpi XL