RENZO FRANCABANDERA | Un evento festoso ed emozionante nell’ex-manicomio di San Salvi, a Firenze. Nel segno di Franco Basaglia, lo psichiatra veneziano che realizzò il superamento dei manicomi in Italia, di cui ricorre il centenario della nascita, i Chille de la balanza hanno realizzato il Festival MANICOMIO, ADDIO! Franco Basaglia 100.
Basaglia è considerato il fondatore del concetto moderno di salute mentale e, ancora oggi, le sue teorie hanno un forte peso in ambito psichiatrico. Restituì dignità alla malattia mentale, non considerando il paziente come un oggetto da aggiustare, ma una Persona da accogliere, ascoltare, comprendere, da aiutare e non da recludere o da nascondere. Non è un caso che l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia definito l’esperienza basagliana al manicomio di Trieste “spunto di riferimento mondiale per la presa in carico dei disturbi mentali”.
I Chille de la balanza da oltre 25 anni abitano il presidio culturale di San Salvi, ex-città manicomio di Firenze. Vi entrarono il 13 dicembre 1998. Così volle l’allora direttore, Carmelo Pellicanò, che intese accompagnare l’uscita dell’ultimo matto con il contemporaneo ingresso della compagnia diretta da Claudio Ascoli e la nascita di un presidio culturale permanente: di un luogo cioè capace di realizzare giorno dopo giorno quel percorso – Entrare fuori/Uscire dentro – necessario per il definitivo superamento dei manicomi. Il rapporto tra la cosiddetta rivoluzione basagliana, la cultura e il teatro ha profonde radici e straordinari esempi: tra tutti, il lungo percorso avviato da Giuliano Scabia e dal suo Marco Cavallo.
Non è un caso che all’interno del Festival sia stata prevista la creazione e l’installazione, sul prato che costeggia la ferrovia, di un ‘Marco Cavallo del XXI secolo’, una creazione dell’Artista Edoardo Malagigi, realizzata in plastica riciclata, il cui vernissage è avvenuto proprio l’11 marzo, giorno di nascita di Basaglia e che ricorda la parata del 1973 della omonima scultura pensata da Giuliano Scabia, simbolo allora della liberazione dei matti, della lotta all’istituzione e a ogni forma di esclusione. Lo scultore ha creato il Marco Cavallo del XXI secolo a partire dal disegno di Leonardo per la scultura equestre ideata per gli Sforza e mai realizzata.
Un’altra opera gigante per Malagigi, dopo le diverse già realizzate negli anni dall’artista utilizzando materiale di riciclo, scarti della lavorazione industriale o artigianale se non addirittura casalinga. È materia inerte che sta sul confine fra la fine dell’utilità specifica e altre possibili destinazioni. Malagigi raccoglie la sfida e realizza da metà del decennio scorso grandi installazioni in tutto il mondo, come il ciclo dedicato a Pinocchio. Questa di San Salvi è realizzata in plastica riciclata da R3direct, anche grazie al sostegno di Fondazione CR Firenze (Bando Partecipazione culturale), Revet e soprattutto di tanti cittadini che hanno sottoscritto il crowdfunding Produzioni dal basso – Banca Etica.
Nel finesettimana ha debuttato inoltre MANICOMIO, ADDIO! Contro tutti i muri, il nuovo spettacolo di e con Claudio Ascoli e Sissi Abbondanza. In scena anche Salomè Baldion e Sara Tombelli, che affondando la loro presenza nel pubblico intervengono dialogicamente.
Nello spazio tra scena e platea anche alcuni altoparlanti per aumentare la potenza percettiva del dialogo tra le figure in scena e quelle evocate dal materiale di repertorio video. Come sempre in questi allestimenti che si muovono fra documentarismo, narrazione e autobiografica, la composizione si avvale di maestranze specifiche che collaborano all’allestimento: le musiche originali sono di Alessio Rinaldi, l’elaborazione video di Marco Triarico, le luci di Teresa Palminiello e i suoni di Francesco Lascialfari.
Lo spettacolo, come alcuni altri recenti (ricordiamo quello realizzato per ricordare l’anno scorso la figura di Don Milani), rimane interattivo e dialogante con la funzione dello spettatore: prima dello spettacolo c’è la distribuzione a tutti di piccoli quaderni per annotare domande o commenti, il pubblico interverrà infatti nella creazione per domandare, stimolare lo spettacolo ad andare avanti.
Al centro, il legame quotidiano che unisce il lavoro di Ascoli e Abbondanza, compagni di vita e di teatro da oltre 45 anni. La messa in discussione giorno per giorno, la verifica “crudele” delle invenzioni, dei progetti è un fatto raro, se non unico in teatro, ed è paragonabile, facendo le debite proporzioni, a quanto avvenne in casa di Franco Basaglia e della moglie Franca Ongaro negli anni di Gorizia e Trieste, sino alla prematura morte dello psichiatra.
Rifuggendo l’idea di interpretare le due figure, i Chille intendono raccontare attraverso di loro l’oggi e i suoi problemi, a partire proprio dalle parole dei Basaglia: gli esclusi, il lavoro e la morte sul lavoro, la parità uomo-donna, la necessità della libertà nella reciprocità. Per fare questo, come Basaglia e Ongaro chiamarono a partecipare alle loro riflessioni e ai loro sogni giovani psichiatri, psicologi e sociologi, spesso totalmente privi di esperienze, così Ascoli e Abbondanza sono sollecitati dalle domande dal pubblico di Salomè Baldion e Sara Tombelli e di tante altre voci per continuare a imboccare la strada del sogno e della libertà.