SOFIA BORDIERI* | Sabato 16 marzo si è tenuta a Viagrande Studios a Viagrande (Catania) la prova aperta della prima residenza promossa da Iterculture grazie al Network Anticorpi XL svolta nell’ambito di ResiDance. Fondata, tra gli altri, da Dario D’Agata e Valerio Verzin, direttori artistici del Festival Teatri Riflessi di Zafferana Etnea, Iterculture, da gennaio, è la prima associazione siciliana a far parte del noto circuito nazionale. Viagrande Studios (partner dell’associazione) ha fornito gli spazi per il primissimo studio condotto da Giulio Petrucci e Jari Boldrini (C.G.J. Collettivo Giulio e Jari).

Petrucci e Boldrini hanno lavorato per una settimana sul nuovo progetto Nubla che nasce in collaborazione con Fabrizio Favale. Il nuovo lavoro sarà un’opera satellite di Danze Americane (ne abbiamo parlato qui), il solo in cui Favale si rapporta con le tecniche e i codici di movimento della danza Moderna e Post-moderna Americana di Limón, Cunningham e Brown, ovvero con quegli insegnamenti da lui appresi negli Stati Uniti negli anni Novanta.
Durante la restituzione i due danzatori Giulio e Jari hanno mostrato una pratica-sperimentazione basata sull’improvvisazione, accompagnata da un tappeto sonoro di Simone Grande, utile per comprendere, proprio durante l’azione, alcuni concetti cinetici.

Abbiamo incontrato, attraverso una videochiamata Zoom, Favale, Petrucci e Boldrini per approfondire il contesto della loro collaborazione e la genesi di questo processo creativo.

Un momento della prova aperta a Viagrande Studios

Fabrizio Favale, come è nata l’idea di creare un nuovo lavoro legato a Danze Americane e come hai scelto gli autori a cui affidare questa ricerca?

Tutto è partito appunto da Danze Americane, dove ho codificato delle sequenze costruite a partire dalle tre tecniche o modalità di movimento che successivamente in scena scompongo, decostruisco e ricostruisco, sperimentando liberamente. Presto ho avvertito l’esigenza di passare questo materiale sperimentale ad altri corpi, altre intelligenze. Per me è stato abbastanza spontaneo pensare a Jari e Giulio, perché, oltre a essere dei danzatori interpreti, sono anche degli autori creativi.
Con Nubla l’intento è quello di creare una condizione di evoluzione di questi materiali sperimentali. Jari e Giulio stanno facendo già da diversi anni un lavoro autoriale che a me interessa molto, perché lo trovo molto libero, sperimentale e legato a dei criteri che in qualche modo si identificano nell’astrazione similarmente a come ha fatto la danza americana Post-moderna. Non è facile trovare autori in Europa che vanno in quella dimensione di astrazione e loro lo fanno in maniera molto puntuale e fresca. La proposta, quindi, è avvenuta in modo naturale: speravo tanto che loro la accettassero, non era scontato per me.

Danze Americane di Fabrizio Favale ph. First Rose

Giulio Petrucci e Jari Boldrini, dopo il periodo passato con Favale, avete visionato e studiato dei materiali video di archivio? Avete sviluppato un discorso sul tema del reenactement?

GP: Il lavoro di Fabrizio si è basato sulle tecniche, più che su vere e proprie opere di repertorio. Io e Jari abbiamo visto diverse cose, abbiamo ascoltato anche delle interviste di questi autori per capire cosa avessero da dire riguardo il movimento, l’approccio spaziale e il giudizio di una tecnica che hanno creato. Da lì siamo andati a vedere degli esempi a titolo informativo, senza essere canonicamente interessati a riadattare un movimento o una modalità di costruzione di una coreografia. Abbiamo osservato per captare quelle cose che emergono in modo più trasparente e che suggestionano l’occhio. Fabrizio ci ha passato degli strumenti di sperimentazione che hanno nutrito il corpo portato a esplorare principi del dettaglio, della qualità, della cura. In questo step iniziale ci siamo concentrati sulla dinamica dei corpi insieme, cioè su come si connettono tra loro, su come possono costruire un dialogo senza dover sottolineare un principio di dualità. Un video interessante per noi, in tal senso, è stato Set and Reset di Trisha Brown.

JB: L’immaginario che suscitano queste coreografe e coreografi è illimitato. Vorrei menzionare anche Watermotor, sempre di Brown; importanti anche delle interviste che abbiamo visto su Raiplay di Cage e Cunningham inerenti al rapporto suono-spazio-corpo e alcuni video di archivio visti su Eclap (European Collected Library of Artistic Performance), dove ci sono una serie di documenti audiovisivi molto interessanti su alcune classi.

Vi sono arrivati commenti molto vari dal pubblico, riguardanti diversi aspetti, da quelli più tecnici a quelli più concettuali. Dopo l’incontro avete avuto modo di chiedervi che tipo di relazione vorreste scaturire nel pubblico?

JB: Il nostro discorso di interesse, almeno iniziale, è quello di avere una sorta di esercizio che mettiamo in atto. Quello che facciamo adesso è una sperimentazione scevra da una drammaturgia, un significato ben preciso o una connotazione. Per ora ci piace lasciare questa apertura. Quindi, la risposta è che quello che vogliamo comunicare parte unicamente dal corpo, dallo spazio.

GP: Le suggestioni che si spostano su piani emozionali sono molto interessanti, anche perché noi non andiamo a toccare quell’argomento. Lasciamo che la ricezione sia qualcosa che fluisca all’interno di un flusso di pensieri, scaturita da decisioni molto chiare che facciamo. Chiaramente non abbiamo alcuna intenzione di manifestare una forma di emotività o di espressionismo, però è bello che accada, che si tocchino le corde altrui. Non andiamo a seguirle. Però, anche da queste sensazioni in arrivo ci rendiamo conto di cosa può essere funzionale.
Sono emerse questioni per noi molto interessanti come la riflessione inerente allo spazio, che per noi è ancora un dilemma, sicuramente lavoreremo massivamente su questo e anche sulla musica. Abbiamo usato un brano di Simone Grande, non composto per Nubla, ma che ha quelle caratteristiche che a noi interessano per esplorare un territorio di questo genere, che sicuramente riprende anche il lavoro di Danze Americane, dove i brani fungono da tappeti sonori che non vengono seguiti. C’è un lavoro di astrazione, coabitazione del suono e del movimento che crea già un dialogo tra loro, ma che non li costringe a rimanere sullo stesso binario.

Dunque, Fabrizio Favale ha assegnato materiali di base ai due danzatori concedendo loro libertà creativa e interpretativa, in un viaggio di ricerca sviluppato comunque attraverso un assiduo dialogo a tre. Le domande che più sono emerse hanno riguardato la curiosità di capire chi sono stati i grandi maestri, di esperirne le dinamiche, ma soprattutto di comprendere il dialogo che si instaura tra due corpi anche quando non viene indotto.
Petrucci e Boldrini sono stati selezionati dal Network anticorpi XL anche per il programma Prove D’Autore, grazie al quale lavoreranno con i danzatori e le danzatrici della MMCDC di Michele Merola. Con loro avranno l’opportunità di sperimentare e osservare dall’esterno quei principi che ricercano dall’interno, in quanto danzatori. Nubla si svilupperà nei prossimi mesi tra Firenze e Bologna, per poi passare alla seconda tappa di ResiDance a settembre a Sansepolcro.

NUBLA

ideazione Fabrizio Favale
una collaborazione Fabrizio Favale & C.G.J. Collettivo Giulio e Jari
danzatori Jari Boldrini e Giulio Petrucci
muscihe originali Simone Grande
co-produzione Fondazione Teatro Comunale di Vicenza, Festival Danza in Rete, Festival MILANoLTRE, KLm – Kinkaleri / Le Supplici / mk
con il contributo di MIC / Regione Emilia-Romagna / Comune di Bologna
con il sostegno di h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza
Il progetto è stato realizzato con il contributo di ResiDanceXL – luoghi e progetti di residenza per creazioni coreografiche, azione del Network Anticorpi XL

Viagrande Studios, Viagrande (CT) | 16 marzo 2024

* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.