EUGENIO MIRONE | Ci sono luoghi a Milano, ma sarebbe meglio dire sotto Milano, un po’ magici. Luoghi frequentati ogni giorno da migliaia di persone, lavoratori, studenti, cittadini e pendolari che, per spostarsi in città, prendono “i mezzi”. Tra i più famosi del capoluogo lombardo bisogna menzionare il celebre “passante”, vero e proprio cuore del servizio suburbano di Milano, che collega le linee di Nord-Ovest con quelle provenienti da Sud-Est.
Dodici anni fa l’idea: utilizzare spazi sotterranei, principalmente di gestione RFI (Rete Ferroviaria Italiana), come sedi di cultura e vita sociale. Nel 2012 nacque così l’associazione Artepassante per venire incontro all’esigenza di alcune realtà culturali di trovare una casa per la propria creatività. Nell’operazione vennero coinvolte sette stazioni del passante ferroviario, oggi spazi gestiti da altrettante associazioni che orbitano intorno ad Artepassante: Villapizzone, Lancetti, Garibaldi, Repubblica, Porta Venezia, Dateo e Porta Vittoria.
Negli anni la vita artistica sotterranea nella città si è consolidata; l’ultima iniziativa da parte del Comune è nata nel 2022, si chiama Sound Underground e permette a qualsiasi band di portare la propria musica in alcune stazioni della metropolitana, a testimonianza di come sia viva l’intenzione di portare la cultura nei luoghi dove non ce la si aspetterebbe.

Dal 2015, nella stazione di Porta Vittoria, vive e opera l’associazione culturale Dual Band che, in collaborazione con Artepassante, ha costruito e gestisce Il Cielo sotto Milano, il “primo teatro in un metrò”. Varcate le ampie vetrate, un bellissimo pianoforte a coda accoglie gli spettatori e i passanti nel “foyer” da dove, superato un ampio tendaggio rosso, si accede alla “sala teatrale”. Qui prendono forma le creazioni dell’associazione fondata nel 1997 dai compagni di vita Anna Zapparoli e Mario Borciani.
La Dual Band è una sorta di affare di famiglia: lei, di madre inglese e papà italiano, è cantante e attrice diplomata al Piccolo; lui, nato da famiglia di musicisti, è diventato, a sua volta, compositore e direttore musicale. La passione per il teatro e per la musica è stata poi trasmessa a entrambi i figli Benedetta e Beniamino, anch’essi membri stabili dell’associazione, che però accoglie anche altri collaboratori al suo interno. Così, nel 2015 viene colta la sfida di trasformare il luogo di passaggio per eccellenza in uno spazio vivo dove far accadere l’incontro teatrale: «Abbiamo creato un luogo per tutti, la cui vocazione è quella del servizio: di essere utile al proprio quartiere e a chi ci abita».
Il desiderio di fare un teatro popolare e divulgativo è testimoniato da un lavoro quasi decennale che rispecchia la natura poliedrica dei Dual. Dal 2016, fra un treno e l’altro, si sono susseguiti corsi di musica e teatro, laboratori e numerose stagioni teatrali composte da teatro in musica, in prosa, in inglese, concerti-racconto e un importante rapporto con molte scuole milanesi e lombarde.

Richard III nasce all’interno di Theatre in a Nutshell, rassegna in cui vengono proposti grandi classici del teatro inglese, tra cui alcune delle opere di Shakespeare, in lingua originale; peculiarità della compagnia è, infatti, quella di essere interamente formata da attori bilingue. Sul palco cinque attori: Benedetta Borciani, Beniamino Borciani, Nicholas Redding, Anna Zapparoli e Lucrezia Piazzolla (che ha sostituito, in tempi record, l’infortunata Valentina Scuderi) danno vita all’infinita mole di personaggi che popolano la tragedia di re Riccardo.

Dramma storico in cinque atti composto verosimilmente tra il 1590 e il 1592, il Riccardo III narra la cruenta storia dell’ultimo dei sovrani Plantageneti la cui morte pone fine alla Guerra delle Due Rose. Seconda solo all’Amleto per numero di versi, la tragedia condivide con quest’ultimo il grande numero di personaggi e di vicende, tale da rendere la trama “un casino” come dichiarato da Al Pacino nel suo celebre film-documentario Looking for Richard.
Eppure, la complessa impalcatura shakespeariana riesce a stare in piedi, merito soprattutto della grandezza del personaggio di Riccardo III, manipolatore del proprio destino e di quello altrui, capace con le sue lucide e spietate macchinazioni di mettere ordine nel caos in cui è sprofondata la corona d’Inghilterra. Venuto a conoscenza del piano per ottenere lo scettro, lo spettatore assiste alla progressiva caduta di ogni personaggio coinvolto negli intrighi di potere, fino all’ultima tragica morte, quella di re Riccardo sul campo di Bosworth, e all’insediamento della dinastia dei Tudor.

Per affrontare il testo sostanzioso in maniera agile Anna Zapparoli dichiara di affidarsi a una regia d’ispirazione brechtiana. A essa possono essere accostati un paio di elementi, come la divisione della trama in tredici quadri scenici introdotti da un titolo, e l’inserimento di alcune filastrocche cantate da re Riccardo (Beniamino Borciani), che riassumono in rima alcuni eventi della vicenda.
Sul palco pochi oggetti, essenziali: un ramo rinsecchito con germogli di rose bianche e rosse, un podio e un telo appeso alla parete di fondo. Il ritmo è veloce e scandito dall’alternanza sulla scena dei quasi cinquanta personaggi (qui ridotti a 28) interpretati dai cinque attori. I combattimenti, tra le sequenze più delicate da realizzare in teatro, non risultano eccessivamente artificiosi; è il caso, soprattutto, del finale drammatico, che raggiunge un alto grado di tragicità grazie a un utilizzo sapiente degli elementi di scena: in mezzo a uno spazio buio illuminato da lampi di luce intermittenti, re Riccardo combatte contro delle ombre nere proiettate sul telo color rosso sangue, fino a esser trafitto poco dopo aver pronunciato la sua celebre battuta finale: «A horse! A horse! My kingdom for a horse!»
Anche i costumi di Susan Marshall si aggiungono come nota positiva del lavoro. In particolare, risulta molto efficace la scelta di rendere la deformità di Riccardo con uno stivale-zoccolo, che ricorda fin dall’inizio, per allusione profetica, la tragica fine del re. Lascia qualche perplessità, invece, il vestito da battaglia di Riccardo: un gilet militare abbinato con un passamontagna mimetico, che poco ha a che fare con la linea allusivamente storica seguita fin da principio.

Avere la possibilità di presentare i versi di Shakespeare in lingua originale è sempre un valore aggiunto, a maggior ragione se essi si integrano in un disegno drammaturgico che permette di far vivere in scena un testo in modo funzionale. È il caso del Richard III, un lavoro pienamente in linea con il tipo di teatro frugale proposto dall’associazione.
Oltre i tornelli di Porta Vittoria si respira un’aria familiare, non è scontato per un luogo di passaggio come una stazione. Il merito è del teatro, ma soprattutto delle persone, come i Dual e i loro associati, che scelgono con impegno questa forma come scusa per passare un po’ di tempo insieme, peccato non aver avuto modo di assaporare il classico minestrone di fine spettacolo!

RICHARD III

regia di Anna Zapparoli
costumi di Susan Marshall
musiche di Mario Borciani
assistente alla regia Matteo Conti
con Benedetta Borciani, Beniamino Borciani, Nicholas Redding, Lucrezia Piazzolla e Anna Zapparoli

Il Cielo sotto Milano | 16 marzo 2024