GIANNA VALENTI | Invisibili di Aurélien Bory è un’indagine sui corpi e gli spazi della scena e sulla loro capacità di incarnare ciò che non è immediatamente visibile; è un lavoro sul qui ed ora di presenze fisiche che si donano per richiamare l’assenza e l’invisibilità di ciò che sta oltre o di chi ci ha lasciati, sia nella forma di memorie raccolte nella contemporaneità che nella forma di un’immersione spazio-temporale che attraversa i secoli.
Invisibili, visto per Palcoscenico Danza al Teatro Astra di Torino, è una produzione Teatro Biondo di Palermo e Compagnie 111 e la città di Palermo, con i suoi artisti, i suoi personaggi, la sua arte, le sue architetture e la sua centralità nel Mediterraneo, è il territorio di osservazione e il seme del lavoro di Bory, che sceglie il grande affresco Il Trionfo della Morte (affresco staccato datato a metà Quattrocento e ora visibile alla Galleria Regionale di Palazzo Abatellis) come presenza drammaturgica centrale che magnetizza le azioni sceniche.

Invisibili, Aurélien Bory, PH Rosellina Garbo

L’affresco, riprodotto su tela in scala reale di sei metri per sei, è l’elemento spaziale bidimensionale che organizza le azioni dei sei performer: quattro danzatrici, selezionate dal coreografo a Palermo — Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi, Valeria Zampardi — un cantante — Chris Obehi — immigrato africano ora residente in Sicilia, e il sassofonista e compositore  palermitano Gianni Gebbia che ha lavorato insieme a Bory sul tema medievale del Trionfo della Morte.
L’immagine, che rimane osservabile per l’intera durata dello spettacolo, conduce lo sguardo su percorsi inattesi creati dalla gestualità codificata dei personaggi e dalla loro organizzazione spaziale, creando flussi di movimento che sono di una teatralità e di una spazialità coreografica inaspettate: «uno spartito drammaturgico vertiginoso», racconta il coreografo in un’intervista, «quando l’ho visto ci ho riconosciuto il teatro e le dimensioni del teatro: l’intero affresco è movimento, ci sono linee e spirali, è quasi una danse macabre

Quei tracciati spaziali e gestuali diventano per i performer materiali da reincarnare e con cui interagire, copie viventi di ciò che è scomparso e che pur mantiene una presenza nel visibile della rappresentazione pittorica. È così che dopo alcuni assolo che mettono in scena con semplicità, senza nessuna sovrastruttura compositiva, i gesti di alcuni personaggi rappresentati, un gruppo di figure femminili viene riproposto dalle quattro danzatrici nella formula contemporanea delle reiterazione e del fallimento. Oppure, in un’altra scena, un trio di damigelle viene danzato come un girotondo incrociato, segnalando altri dialoghi che Bory vuole aprire sul passaggio dal visibile all’invisibile, attraverso i temi medievali della danse macabre o dei tre morti e tre vivi.

Invisibili, Aurélien Bory, PH Aglaé Bory

In due parti più propriamente danzate, l’affresco si trasforma in un portale temporale, con i corpi delle danzatrici che fluiscono in un girotondo inarrestabile di figure singole che appaiono, scompaiono e ricompaiono da un lato all’altro della tela, come nella danza circolare di personaggi in un orologio astronomico a carillon. In una diversa scena, l’affresco si alza e riabbassa di continuo per aprirci a uno spazio di memoria che viaggia nel tempo, al 1989, alla Pina Bausch di Palermo, Palermo. Le danzatrici, che Bory vede come «le figlie della Bausch», toccano e manipolano un corpo inerme dandogli forma contro ogni sua volontà, riportandoci così a uno dei codici centrali del teatrodanza tedesco mentre, quando poco dopo lasciano la scena con i corpi percossi dal tremito e dal dolore che si spalanca in un canto quasi urlato, le sedie rimangono sole in scena, come agite e abitate da uno spirito, e la memoria viaggia alla Bausch di Café Müller.

Invisibili, Aurélien Bory, PH Aglaé Bory

La tela del Trionfo della Morte mantiene la sua centralità scenografica e di partitura scenica per l’intera durata spettacolo e vive di azioni proprie: si alza progressivamente nella verticalità, avanza, indietreggia, si abbassa, si alza, si accartoccia, si piega diagonalmente, abbraccia corpi, li aggroviglia, li inghiotte, li veste, li lascia passare, li rivela, li nasconde. Ed è il dialogo tra i corpi sulla scena e quelli rappresentati sulla tela l’identità drammaturgica e coreografica che guida la costruzione dello spettacolo — un’identità che cresce e si spalanca in un finale in cui gli sguardi, quelli fisicamente presenti dei performer e quelli rappresentati sulla tela, si avvicinano, dialogano, finiscono per sovrapporsi e confondersi. Il passato si fa contemporaneo, ciò che è vivo assomiglia a ciò che non lo è più, ciò che è incarnato non si distingue da ciò che è solo rappresentato e dipinto, in un crescendo di sorprendenti avvicinamenti tra sguardi e gesti che attraversano spazi, secoli e dimensioni, sino a un vero e proprio ribaltamento percettivo tra ciò che è solo tracciato o ricordato e ciò che è vivo, fisicamente presente. 

Invisibili, Aurélien Bory, PH Aglaé Bory

L’umano, nella semplicità e nella bellezza di uno sguardo incarnato sulla scena, si sovrappone e si sostituisce alla grandezza, alla complessità e alla bellezza di un’affresco gotico trionfale (Renato Guttuso raccontava che Il Trionfo della Morte di Palermo sarebbe stato l’immagine ispiratrice per il Picasso di Guernica), mentre l’affresco, nella bellezza degli sguardi e dei gesti dei corpi rappresentati, incontra l’umano incarnato, in un gioco che non conosce più separazione tra vita e morte, incarnazione e rappresentazione, presente e passato. Nel finale, la morte e la possibilità di guardarla e raccontarla attraverso la creazione artistica è La morte per acqua, è boat people, affondamento, naufragio; è l’impossibilità a dirsi diversi da ogni altro umano che condivide il nostro presente e a dirsi distanti da ogni altro umano che ci ha preceduti, mentre l’invisibilità si manifesta come ricchezza collettiva che condividiamo attraverso le maglie spazio-temporali del nostro presente e di ogni passato.

Invisibili è un appuntamento di Palcoscenico Danza diretta da Paolo Mohovich all’interno della stagione TPE cecità 2023-2024

 

INVISIBILI
progetto, scenografia e regia Aurélien Bory
collaborazione artistica e costumi Manuela Agnesini
collaborazione tecnica e artistica Stéphane Chipeaux-Dardé
con Blanca Lo Verde, Maria Stella Pitarresi, Arabella Scalisi, Valeria Zampardi, Chris Obehi
e Gianni Gebbia
musiche Gianni Gebbia, Joan Cambon
luci Arno Veyrat
scene Pierre Dequivre, Stéphane Chipeaux-Dardé, Thomas Dupeyron
direzione tecnica Thomas Dupeyron
direttori di scena Mickaël Godbille, Thomas Dupeyron
direttore del suono Stéphane Ley
direttori delle luci Arno Veyrat, François Dareys
produzione Teatro Biondo Palermo / Compagnie 111 – Aurélien Bory
in coproduzione con Théâtre de la Ville-Paris / Théâtre de la Cité – Centre dramatique national Toulouse Occitanie / La Coursive scène nationale de La Rochelle / Agora Pôle national des Arts du cirque de Boulazac / Le Parvis scène nationale Tarbes Pyrénées / Les Théâtres de la Ville du Luxembourg / La Maison de la Danse – Lyon / Fondazione TPE – Teatro Piemonte Europa