GIULIA BONGHI | Avventuroso, bohémien, refrattario alla disciplina familiare, poeta e commediografo: questo era Luigi Illica. Tra i principali librettisti di fine Ottocento e inizio Novecento, i suoi lavori sono espressione della cultura letteraria del tempo e delle correnti che la percorsero. Giuseppe Giacosa è anch’esso librettista e drammaturgo prolifico, brillante conversatore di vasta cultura e buon carattere, interprete del disagio morale dell’ambiente borghese della sua epoca. La loro felice collaborazione con Giacomo Puccini realizza i libretti de La bohème, Madama Butterfly e Tosca.

Quest’ultima è stata proposta al Teatro Regio di Parma nell’allestimento del 1999 di Alberto Fassini, per il Teatro Comunale di Bologna, ripreso da Joseph Franconi Lee.

Ph Roberto Ricci

Tutt’altro che agevole, la stesura del libretto durò quattro anni, dal 1892 al 1896. Illica dapprima ridusse il dramma di Victorien Sardou, scremando i personaggi, da ventitré a nove, compattando gli atti, da cinque a tre, e facendo emergere il dramma amoroso a discapito del contesto storico e politico, comunque essenziale nello sviluppo dell’azione drammaturgica. Passò poi nelle mani di Giacosa che, tra l’irritazione e la minaccia di dimissioni, consegnò a Puccini dei versi, rimaneggiati nuovamente da Illica, alle prese con un altro libretto, Iris per Pietro Mascagni, e il matrimonio imminente. Il compositore stesso e persino l’editore Giulio Ricordi scrissero dei versi. Infine, il libretto, puramente melodrammatico e per nulla verista, viene terminato e musicato tra il 1896 e il 1899. Tosca viene rappresentata il 14 gennaio 1900.

Un’imponente scalinata domina nei tre atti la scena firmata da William Orlandi, che cura anche i costumi ottocenteschi di sapore e severità vittoriani. Il sipario si apre sui primi tre irruenti accordi, che ci introducono nella Chiesa di Sant’Andrea alla Valle. L’enorme ritratto della Maddalena, calpestabile, è posato sulla gradinata al termine della quale vi è una cupola in prospettiva obliqua, che si sfonda rivelando la processione durante il Te deum. A sinistra vi è l’altare, ricolmo di candelabri. Nella composizione scenica spicca una verticalità solenne.

Scarpia, che da subito incute un grande timore, si presenta sotto una luce marmata. Diversi effetti enfatici sono stati introdotti dal disegno luci di Andrea Borelli, densi e determinanti, un po’ eccessivi nel finale. Nel secondo atto spicca dietro il tavolo, pieno di croci e crocifissi, la riproduzione della Crocifissione di San Pietro di Guido Reni, pericolosamente inclinato. Nell’ultimo atto la scalinata è completamente sgombra e la sporgenza in cima è evidenziata dalla luce. Vi è monumentale sulla sinistra l’arcangelo Gabriele di Castel Sant’Angelo, e sullo sfondo un cielo fosco.

Ph Roberto Ricci

Causa indisposizione, Anastasia Bartoli e Brian Jadge sono stati sostituiti alla prima da Maria Josè Siri e Fabio Sartori, rispettivamente nei ruoli di Tosca e Cavaradossi. La soprano ha un bel timbro e la sua interpretazione mostra ottime qualità musicali. Regala al pubblico un dolcissimo e commovente Vissi d’arte. Il tenore ha anch’esso un timbro molto piacevole, ma difetta di dinamica, soprattutto dei piano. Scenicamente è spesso fuori dal ruolo; è, certamente, un sostituto, ma qualche sguardo in meno al direttore se lo sarebbe potuto permettere.

Luca Salsi, baritono molto amato dai parmigiani, si conferma nel ruolo di Scarpia espressivo e possente, dalla voce morbida, ampia e scura, facendo largo ed efficiente uso del declamato.

Belle voci ed efficaci a livello interpretativo Luciano Leoni nel ruolo di Cesare Angelotti, Marcello Nardis in quello di Spoletta ed Eugenio Maria Degiacomi come Sciarrone. Bene Roberto Abbondanza, sagrestano, Lucio di Giovanni, carceriere, Sofia Bucaram, pastore.

Daniel Oren guida la Filarmonica Arturo Toscanini con gesti plastici e precisi, un’eccellente resa agogica e varia dinamica. Il risultato ottenuto è ottimo, grazie anche al totale investimento che fa di sé stesso durante l’esecuzione. Forse anche troppo, arrivando persino a cantare e a respirare sonoramente. Incita il pubblico che chiede, e ottiene, il bis a Sartori di E lucevan le stelle; si batte la bacchetta sulla mano ed esclama «bravo!», prolungando gli applausi. Un’indole impetuosa, senza dubbio, quella del Maestro, che ci spiega come «all’autenticità dei suoni e delle melodie, all’infinita gamma di colori e di indicazioni espressive che rendono unico il suo stile, Puccini affianca un carattere compositivo rivoluzionario».

Ph Roberto Ricci

Si dimostrano all’altezza il Coro e il Coro di Voci bianche del Teatro Regio di Parma, diretti da Martino Faggiani il primo, e Massimo Fiocchi Malaspina il secondo.

In definitiva un allestimento godibile musicalmente, ma registicamente monotono. Il pubblico ha comunque apprezzato e chiuso la serata con applausi scroscianti e ovazioni al baritono parmense.

Da venerdì 31 maggio e per i sei mesi successivi l’opera sarà disponibile sulla piattaforma streaming gratuita di Opera Europa: https://operavision.eu/.

Per chi ancora non conoscesse Giacomo Puccini – grande fumatore, poco famelico e raramente consumatore di vino e di caffè con il cognac – può sempre iniziare con Tosca.

TOSCA

Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini
Floria Tosca Maria José Siri (17, 19), Anastasia Bartoli (23, 25)
Mario Cavaradossi Fabio Sartori (17, 19), Brian Jagde (23, 25)
Il barone Scarpia Luca Salsi
Cesare Angelotti Luciano Leoni
Il Sagrestano Roberto Abbondanza
Spoletta Marcello Nardis
Sciarrone Eugenio Maria Degiacomi
Carceriere Lucio di Giovanni
Un pastorello Sofia Bucaram

Filarmonica Arturo Toscanini
Direzione d’orchestra Daniel Oren
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del Coro Martino Faggiani
Coro delle Voci Bianche del Teatro Regio di Parma
Maestro del Coro di voci bianche Massimo Fiocchi Malaspina
Regia Joseph Franconi Lee da un’idea di Alberto Fassini
Scene e costumi William Orlandi
Luci Andrea Borelli

Teatro Regio di Parma | 17 maggio 2024