ESTER FORMATO | Nei precedenti mesi abbiamo approfondito la vocazione artistica di Zona K, che da oltre dieci anni, nella sua piccola e accogliente struttura (e non solo!) milanese non risparmia gli scambi artistici e culturali, cercando di rendere quanto più permeabili possibili i confini fra realtà differenti nazionali e internazionali. Ne è stato un esempio – nei pensieri sulla rigenerazione urbana che da sempre attraversano il laboratorio progettuale – Il mercato della conoscenza e della conoscenza, performance proposta qualche tempo fa e di cui aveva acquisito la licenza.
Solo pochi giorni fa Zona K, che si trova in Via Spalato nel cuore di Isola, noto quartiere milanese delimitato anni fa dal tracciato ferroviario, ha curato per merito di Valentina Kastlunger e Valentina Picariello e ospitato la versione italiana di un altro inedito prodotto internazionale, dal titolo “Borderline Visible”, una creazione artistica di Ant Hampton, coautore insieme a David Bergé, e inglobata in una seriale sperimentazione performativa dal nome di Time Based Edition.
Si potrà prendere parte ancora a tale performance fino al 26 maggio, presso la Casa degli Artisti nel vicinanze di corso Garibaldi.

È difficile sintetizzare in poche parole ciò che Ant Hampton vorrebbe trasferire al pubblico con questo tipo di performance; c’è un libro che diviene, attraverso la registrazione di una voce narrante, il passpartout per un lungo viaggio che l’autore ha compiuto attraverso complesse traiettorie geostoriche, emotive e culturali che dal Mediterraneo ci spingono verso l’Egeo, sino a toccare le coste greco-turche. C’è, dunque, questo libro le cui copie sono poste sulle sedie della sala, allestite apparentemente alla rinfusa, ma in realtà in modo che, una volta seduti, gli astanti si debbano guardare negli occhi. Per quanto si possa farlo; perché la voce narrante ci induce a prendere in mano quel libro, e guidandoci attimo dopo attimo, ad immergerci nelle relative pagine.

Assedio di Smirne di cui Hampton pubblica delle fotografie nella sua opera

È un’esperienza immersiva nel senso letterale della parola: difatti secondo un ordine che solo l’autore conosce e trasferisce mediante la voce-guida, le nostre mani voltano continuamente le pagine rincorrendo mentalmente la tessitura del racconto che è – a sua volta – testimonianza viva e profonda di questo viaggio attraverso l’Europa, lungo l’asse ovest-est. I fili della narrazione sono molteplici e tutti intrecciati da accordi emotivi; dalle pagine stampate al contrario, disseminate dei versi di The Waste Land, tanto amati dalla sorellastra Ninì e trasformati in labili fili che la tengono attaccata alla vita dopo la degenerazione dell’Alzheimer, ai retaggi familiari sefarditi e smirnioti della compagna di viaggio – e coautice del progetto – Rita Pauls, poi costretta a fermarsi a metà del percorso. Dove ci conducono questi fili che diventano connessioni emotive immortalate con fotografie e scritte sulle varie pagine? Soprattutto, come può tutta questa materia emotiva ed interiore trasformarsi in insieme armonico narrabile agli altri?
Se provassimo a sfogliare il volume di “Borderline Visible” senza alcuna narrazione uditiva, resteremmo intrappolati in una gestazione di immagini e vissuti impossibili da decifrare; perché tale è la complessità che si fa strada, con un ritmo sempre incalzante, in quel canale che ce ne concede comprensione. Vi sono vissuti familiari che si riscoprono avvinghiati al corso della Storia collettiva; vi sono squarci di poesie e di opere che ritrovano ragion d’essere in un luogo, in un accadimento, in un’esistenza. La fabula è un processo intrinseco, quasi a-logico per chi ascolta, è una cronometria intima all’autore che ne concede lo svelamento istante dopo instante, è un continuo dilatarsi e restringersi di quelle traiettorie esplicate sulla mappa in fondo al libro, nello spazio come nel tempo.
Hampton propone una riflessione con modalità inedite sul destino d’Europa ed in particolar modo su quello delle sue frontiere. Frontiere esterne ed interne nelle quali gli Ebrei sefarditi, i villaggi turchi dell’Anatolia ellenica sopravvissuta per millenni sino al 1922, e la stessa grecizzata Smirne fatta letteralmente a pezzi dall’esercito turco, sotto lo sguardo indifferente degli alleati occidentali, hanno incontrato un destino fatale. Tutto si intreccia, perché le origini turco-ebraiche della compagna di viaggio Rita o gli incontri con le persone spingono l’autore non solo verso confini geografici ormai opacizzati dal flusso delle migrazioni, per quanto ci si ostini a renderli cortine, ma anche verso profondità storiche di cui quei luoghi ne portano ancora dolorosi solchi.

Nel diventare narrazione visiva e uditiva si comprende ben presto che l’ordine materiale, quello delle pagine, viene continuamente smentito dal vortice di esperienze, di passaggi e fermenti che non possono fissarsi su carta stampata, ma che si riversano l’uno nell’altro di continuo, generando così un racconto performativo che la voce-guida incarna.
In una graduale climax cui corrisponde una progressiva scoperta e consapevolezza della complessità che caratterizza i luoghi visitati, Ant Hampton sembra smarrirsi nel mare della Storia che con durezza lo riporta al presente; un presente fatto di respingimenti, di annegamenti in mare che si sommano ai migliaia di corpi violentati e fatti affogare degli assediati di Smirne (settembre 1922) al culmine della guerra greco-turca. Le pagine che sfogliamo al ritmo sbilenco fatto di richiami rapidi e di pause lunghe, ricostruiscono e decostruiscono una sagoma di un continente che sembra implodere ed esplodere al contempo.
Come un diaframma, le traiettorie avvicinano e allontanano luoghi all’apparenza privi di corrispondenze; il vortice immaginifico, sollecitato anche dal corredo fotografico che caratterizza l’oggetto del libro, si fa sempre più incalzante. Un flusso di eventi, trasformazioni, processi storici immanenti modellano uno spazio geografico che attraverso l’esperienza performativa, si trasforma in un intreccio di vicissitudini interiori individuali e collettive per poi confluire in incontri decisivi, come quello alle porte del fronte orientale greco: lì, l’artista conosce un giovane africano scampato alla morte e che comunica con il telefono della sorella morta annegata, e che si immerge nel mare nel quale, nonostante l’orrore vissuto, impara dolcemente a nuotare.
La vita e la morte a quelle latitudini pontificano strade ignote e complicate, fra passato e presente, le stesse che forse lastricano il percorso che l’artista vuol tradurci in un linguaggio a tutti noi accessibile, fatto di un connubio visivo ed uditivo che si intreccia con avantesti, stralci di articoli, di opere, fotografie e mappe, come una congerie che trova una ragione ed una ratio narrativa inedita, tramite una piena immersione dalla quale un turbine di input, riferimenti e storie fanno capolino nella nostra capacità di percezione e di visione.

BORDERLINE VISIBLE 

di Ant Hampton, David Bergé
Progettazione del libro Roland Brauchlias, basato su un progetto ideato con Rita Pauls
Musica Perila, Oren Ambarchi Grazie a Pieter Ampe, Giorgos Antoniou, Sae Bosco e Samos Volunteers, Yannick Christian, Hani Dunia, Effi & Amir, Tim Etchells, Katy Fallon, Martin Hampton, Britt Hatzius, Leo Kay, LAPS, Camille Louis, Eva Neklyaeva, Beyhan Onur, Anelka Tavares, Prodromos Tsinikoris, Giulia de Vecchi, Anny Y
Versione e traduzione italiana Valentina Kastlunger
Editing Valentina Picariello
Voce Astrid Casali
Registrazione Luca Ciffo
Montaggio e suono Ant Hampton
Un ringraziamento a Flora Pitrolo per aver riletto e corretto la traduzione Prodotta da Quarantasettezeroquattro, Teatro Bastardo e ZONA K

TIME BASED EDITIONS è un marchio di Photographic Expanded Publishing Athens creato con il supporto di The Resonance Foundation (Los Angeles) Bimeras (Istanbul / Berlin) Théâtre Vidy (Lausanne) Sostegno alla ricerca e ai prototipi Lita House of Production and Kundura Stage (Istanbul) National Theatre of Northern Greece (Thessaloniki).

Milano, 17 maggio 2024, Zona K