LEONARDO DELFANTI | Assistere a SID-FIN QUI TUTTO BENE spettacolo prodotto da CUBO Teatro e vincitore del premio IN-BOX 2023 è partecipare al dramma di una generazione di ragazzi e ragazze preparati a mordere la vita, ma che il momento del pasto non lo vedranno mai.
I giovani, infatti, sono al centro della decima edizione del Festival Non C’è Differenza, festival veronese dedicato all’altro da sé, diretto e ideato da Isabella Caserta. Eppure, il disagio inscenato da SID è una verità scomoda che risuona tra le mura del Teatro Laboratorio di Verona, con cui l’Europa, se non l’Occidente intero dovrà prima o poi fare i conti e che monta dalla rabbia di quanti uccidono, si uccidono, e buttano al vento la raffinata conoscenza faticosamente raccolta in anni di sacrifici e riflessione, non solo loro.
Vi ci ritrovate? Non dovreste.
Perché SID è l’antieroe degli ultimi, degli scarti delle periferie italiane dove i migranti di seconda generazione, mai riconosciuti e mai davvero emarginati, giocano a impietosire e burlarsi di una società che li vuole “belli e carini” salvo poi lasciarli marcire alla periferia della ricchezza della città.
Nascosto dal colore della sua pelle, in netto contrasto con il bianco splendente della sua tuta firma, SID si inventa di sana pianta, grazie all’estro e intelligenza, il suo passato da “sbarcato” e rifugiato di guerra Somalo, Iracheno, Afghano, Algerino… solo per vedere se “lo yenkee” appena atterrato all’aeroporto di Malpensa se la beve. Una prova d’attore che Alberto Boubakar Malanchino, provetto ballerino funky e impeccabile autore di slam poetry, può permettersi perché SID è il ragazzo che ieri ha letto Proust, Pasolini, Pascal, Foucault e Dante per intero, salvo poi sfondarsi di canne con gli amici oggi. Gli stessi amici con cui, “guardandosi bene negli occhi” gioca a masturbarsi mentre si soffoca con un sacchetto firmato Nike, Prada, Vuitton perché “così è più forte”.
SID è incisivo, irriverente, e minimalista come le proiezioni di Niccolò Borgia e il tappeto sonoro di Ivan Bert e Max Magaldi, che mostrano un’abilità non comune nel saper supportare l’immediatezza di un one-man-show lungo più di un’ora senza mai perdere il contatto diretto con il loro front-men sregolato.
Lui, che è cresciuto nel segno “della dignità”, all’americano che viene in Italia convinto di incontrare Benigni che gli stringe la mano, alla maestra-missionaria che sogna l’integrazione senza conflitto, e al padre-padrone che vede nel lusso e la raffinatezza la massima espressione della decadenza occidentale, dice di no.
Vi infastidisce? Eppure, sono in tanti i ragazzi e le ragazze in Italia che nel pieno della loro gioventù parlano tre lingue agevolmente ma non sapendo cosa farsene, usano i loro talenti per giocare con il fuoco. SID ha solo continuato su quel tracciato già segnato per lui e per voi. Ha visto il suicidio dell’amico, la morte dell’amante e il rifiuto dell’amata. Tre fratture insanabili per uno che è troppo sveglio per lasciarsi inquadrare dentro le definizioni dello psicologo d’ufficio che gli è stato affidato.
E allora chi è SID?
SID è il nome di una società che si suicida. Il nome di un ragazzo che “non riconosciamo” perché non ha il nostro colore ma che se non fosse per la pelle olivastra, rivedreste nel figlio del vicino. Non servono le statistiche dei suicidi giovanili per capire che i nostri ragazzi non trovano più un senso di esistere. Non è nemmeno necessario citare l’ultimo dato sulla disoccupazione per comprendere a quanti giovani sia letteralmente tolta la possibilità di mettersi in gioco.
Solo che SID, a differenza di tanti altri, una cosa la fa. Uccide la noia, il tempo, la tristezza e, a volte, le persone. Lo fa con il suo stile modaiolo, vestito di candido bianco, un po’ anticonformista, ma lui qualcosa la fa.
E in questo SID è un monito. L’urlo funky e indie allo stesso tempo di una generazione di ragazzi “off” che non staranno mansueti ad aspettare di vedersi valorizzati dopo l’ennesimo tirocinio mal retribuito e in attesa di una persona che li comprenda; la forza di un gruppo sociale sempre più consistente di persone che non solo capiscono le regole del gioco, ma cinicamente le sfruttano per il loro tornaconto personale. Questo è uno spettacolo sull’insofferenza di quanti sono stanchi delle belle parole, e che vogliono farsene qualcosa di quella cultura che gli adulti gli hanno propinato, una carezza alla volta.
SID-FIN QUI TUTTO BENE
Scritto e diretto da Girolamo Lucania
Con Alberto Boubakar Malanchino
Musica live e sound design Ivan Bert e Max Magaldi
Concept scenografico Ivan Bert
Direzione Tecnica Alessandro Vendrame
Videoproiezioni Niccolò Borgia
Da un’idea di Ivan Bert e Girolamo Lucania
Produzione CUBO TEATRO
Festival Non c’è Differenza, Verona | 17 Maggio 2024