ELENA SCOLARI | Un cavallo solo accennato, una sagoma sfuggente, come i sogni. Le zampe sottili sono trampoli che non possono mai stare fermi, instabili come l’umore e come l’ignoto. Ed è su questo costante disequilibrio che Don Chisciotte, imbevuto di tante letture cavalleresche, avanzerà inanellando un fallimento dietro l’altro, sempre accompagnato e sostenuto dal fido scudiero Sancho Panza.
Il romanzo di Cervantes è una storia di ronzini promossi a purosangue, di rubiconde contadinotte trasformate in leggiadre principesse, di osterie scambiate per castelli e di mulini presi per giganti con cui battagliare. E allora perché non tramutare il centro storico di Carpi nella regione spagnola della Mancha? Teatro dei Venti, dopo il debutto in Belgio, ha portato la nuova produzione Don Chisciotte al festival Concentrico (organizzato dall’Associazione Culturale Appenappena) per la prima italiana.
Il narratore, Oxana Casolari in cilindro e abito da cerimonia, sale sulla sua scaletta da araldo, introduce le avventure del nostro hidalgo e ci guida sicura nel percorso tra le strade e i parchi della cittadina emiliana per seguire le tappe che il regista Stefano Tè e l’autrice dei testi Azzurra D’Agostino hanno scelto per adattare ‘alla strada’ il romanzo picaresco cui si sono ispirati.
Rendere teatro di strada una delle più grandi opere letterarie della storia dell’uomo è un’impresa grande, e una delle maggiori sfide di Tè è stata inserire cospicue parti di testo nelle azioni teatrali; non ha voluto sacrificare la parola – la materia di Cervantes – a beneficio della sola parte visiva e performativa. Ed è un’idea giusta perché questo consente ai personaggi principali, Chisciotte e Sancho, di assumere un carattere meglio disegnato, più rotondo, non appiattito sulla sola gestualità, ma articolato nei toni e nelle scelte linguistiche. Il cavaliere di Davide Filippi è svagato quanto basta, indossa la catinella di rame rubata a un barbiere che per lui è l’elmo di Mambrino; è convinto della sua personalissima lettura del mondo e non dà retta ai consigli e alle avvertenze affettuose dello scudiero Sancho/Francesca Figini, genuinamente preoccupato di avere sempre da mangiare e di guadagnare dinero.
La parata si snoda inscenando alcuni tra gli episodi più noti del romanzo, non sempre seguendo l’ordine cronologico dell’opera ma adattandosi alle caratteristiche dei luoghi scelti per l’itineranza. I mulini infatti arrivano alla fine, prima della chiusura. La lotta contro i caprai e le loro bestie è la prima grande azione, spettacolare per le pellicce che ricoprono i lunghi arti, e irreale perché le proporzioni impossibili rendono acrobatica e leggera anche una rissa tra uomini e animali.
Don Chisciotte diventa “il cavaliere dalla trista figura” e un tono più cupo ci porta, attraversando il verde fitto di un parco, alla scena del funerale notturno in cui le persone in lutto vengono scambiate per assassini di un cavaliere e qui portano un diavolo violaceo sulle spalle, tra i fumi di una cerimonia misteriosa. Non trascuriamo la perizia tecnica di tutti gli attori trampolieri (Alessandro Berardi, Esther Grigoli, Alice Mascolo, Antonio Santangelo, Cesare Trebeschi, Francesco Valli) che, di volta in volta, si devono saper adattare a terreni diversi, dal prato al pavé all’asfalto, senza falsare i movimenti; serve tanta attenzione per gli spettacoli di strada, in cui ognuno ha il proprio ruolo, ed è importantissima anche la squadra di assistenti che guida il pubblico, lo indirizza e soprattutto lo tiene alla giusta distanza.
Tra una tappa e l’altra seguiamo una macchinina, un trabiccolo che ricorda un po’ le automobili improbabili del cartone animato La corsa più pazza del mondo, guidata dal tecnico audio: sul macinino sono montate le casse e il mixer perché naturalmente c’è la musica suonata dal vivo (Igino L. Caselgrandi, Pietro Colliva, Diego Lancellotti, Nicola Raccanelli) a segnare gli spostamenti e a fare da colonna alle battaglie più animate. Questa è composta soprattutto da tamburi e percussioni ma potrebbe essere di carattere meno vicino ai ritmi d’oggi, più variata per richiamare un’atmosfera senza tempo.
Dopo il monumentale Moby Dick, Teatro dei Venti produce un nuovo spettacolo popolare, che mescola bene gli elementi testuali agli aspetti più tipici del teatro di strada, che affascina per colori, suoni, grandezza delle scenografie. Questo Don Chisciotte non usa mezzi straordinari, ha la dimensione dei sogni, racconta una storia fatta anche di stracci, di drappi sdruciti e di caciotte appese alla sella del cavallo. Una storia in cui i mulini sono rattoppati, sì, ma ognuno dovrebbe sempre avere il proprio mulino da combattere.
Le sconfitte di Don Chisciotte scalfiscono la sua baldanza, il suo slancio etico per riscattare le ingiustizie si sta accartocciando come le tante pagine che ha letto e che lo hanno spinto a “strappare la gioia ai giorni futuri” fino all’ultimo. Questo bellissimo motto, splendido proprio perché intriso della coscienza della fine, verrà ripetuto da Sancho al suo seňor quando questo comincia a perdere le speranze e dirà “a cosa serve lottare se poi non cambia niente?”. La celebre lotta con i mulini a vento scambiati per giganti sarà l’ultima scena prima del monologo finale di Sancho, che prenderà su di sè la missione del padrone in una identificazione graduale che ha portato lo scudiero a capire qual è il senso della romantica e vitale battaglia di Chiscia: tener vivi i sogni rendendoli realtà, a costo di sembrar folle, perché la vera follia è abbandonare l’utopia e arrendersi al mondo così com’è.
Prossime date: 22 giugno Santa Sofia (FC), 12 luglio Modena, 15 luglio Lecce, 19 luglio Dolo (VE), 31 agosto Rovereto (TN), 1 settembre Cuneo
DON CHISCIOTTE
ispirato a Don Quijote di Miguel de Cervantes
ideazione, regia e drammaturgia Stefano Tè
testi Azzurra D’Agostino
con Alessandro Berardi Oxana Casolari, Francesca Figini, Davide Filippi, Esther Grigoli, Alice Mascolo, Antonio Santangelo, Christian Sidoti, Cesare Trebeschi, Francesco Valli
musiche dal vivo Igino L. Caselgrandi, Pietro Colliva, Diego Lancellotti
musiche Igino L. Caselgrandi, Pietro Colliva, Diego Lancellotti, Nicola Raccanelli
macchine teatrali Dino Serra, in collaborazione con Paolo Romanini, Emanuela Savi, Chiara Pettenati
costumi e scenografie Maria Scarano – Atelier Polvere di Stelle
consulenza artistica Mario Barzaghi
assistente alla regia Francesco Cervellino
progettazione audio Luigi Pascale, Tonino La Distruzione, Nicola Raccanelli
bozzetti costumi e macchine teatrali di F.M., detenuto della Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia, nell’ambito del progetto europeo AHOS All Hands on Stage.
produzione Teatro dei Venti
in co-produzione con Solares Fondazione delle Arti Teatro delle Briciole
con il sostegno del Ministero della Cultura
Festival Concentrico, Carpi | 8 giugno 2024