OLINDO RAMPIN | Non si sono ancora dissolti nella memoria gli echi della rivoluzione asinina narrata nelle sette e più ore di asses.masses, il binge-gaming teatrale e collettivo di Patrick Blenkarn e Milton Lim con cui Inteatro ha aperto la sua 45esima edizione, quando entriamo nel Salone delle feste del Teatro delle Muse di Ancona per assistere a Stanza #5 Hide, liberamente ispirata all’opera di Stevenson. L’appuntamento, firmato da Le stanze segrete di S. e presentato in prima italiana, apre il secondo giorno del Festival, e ad accoglierci è una sala completamente buia e silenziosa, dove assistiamo a qualcosa che somiglia a uno strano esperimento di cinematografia preistorica e pre-cinetica.
La sequenza in movimento delle immagini è creata artigianalmente da due attori che accompagnano il pubblico in un girotondo a piedi ripetuto più volte, illuminando con torce un polittico di disegni posti a cerchio e schizzati al carboncino su grandi pannelli verticali di carta. Nessuna parola, né pronunciata né scritta, nessun corpo d’attore visibile, nessuna combinazione di segni o figure, nessuna luce teatrale: solo una trama sonora registrata di passi, di risate, di automobili, di vita che scorre, associata ai disegni degli esterni della casa e del laboratorio del Dr. Jekyll e al poliedro di un volto che contiene le due espressioni del bene e del male. Ma basta questa breve e sensibile drammaturgia di disegni e di rumori per ricreare una credibile eco dell’atmosfera, del principio attivo di quel terribile apologo sulla lotta tra il bene e il male nell’animo umano che è The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson.
Un sottile filo potrebbe forse legare questo breve intermezzo costruito artigianalmente e con pochi mezzi a quel tripudio di meraviglie visive e pirotecnie tecnologiche che è Una isla, lo spettacolo della catalana Agrupación Señor Serrano che ha chiuso nella sala principale del Teatro delle Muse il prologo anconetano del Festival, dal giorno dopo migrato a Polverigi. E quel filo è la natura imprevedibile degli sviluppi dell’intelligenza artificiale, “assunta” come vera e propria co-autrice dai Serrano nel loro nuovo lavoro. La connessione è nella eterna domanda, che non deve sembrare apocalittica, se questa invenzione dell’uomo possa sfuggire al suo controllo, sopraffarlo e dominarlo, un po’ come il malvagio Mr. Hyde si rende infine indipendente dominando il suo creatore, il benintenzionato Dr. Jekyll.
Sono passati quattordici anni da quando uscì un bellissimo libro del saggista statunitense Nicholas Carr, intitolato The Swallows. What the Internet Is Doing to Our Brains. Carr ripercorreva uno degli episodi più strani nella storia dell’informatica. Nel 1966 Joseph Weizenbaum, un docente e programmatore del MIT, realizzò un software che chiamò ELIZA, capace di analizzare il linguaggio e di rispondere alle frasi digitate da un umano. Nelle prime perturbanti sequenze di Una isla, in cui una danzatrice vestita di bianco compie dei gesti tanto semplici quanto ipnotizzanti nella loro iterazione, il dialogo che i Serrano hanno con l’intelligenza artificiale, proiettato su un grande schermo, mi ha ricordato qualcosa della atmosfera che trapela dalla trascrizione della conversazione tra ELIZA e una giovane donna che sperimentò il software. Weizenbaum era impressionato da quanto velocemente chi utilizzava ELIZA si lasciasse coinvolgere emotivamente dal computer confidandogli i propri pensieri più intimi.
Ne La isla il dialogo prosegue con un atteggiamento ragionevolmente critico da parte dell’umano, ma anche di sua disponibilità ad adattarsi al diverso modo di “pensare” dell’IA, e si conclude con un accoglimento delle sue proposte: un patto di collaborazione per la costruzione di un’isola. Ma fino a questo punto, Una isla mantiene segreta la propria reale funzione, sembra la trascrizione di un dialogo stranamente calmo tra uomo e macchina. Invece lo spettacolo è destinato a riservarci due successive sorprese. Il grande schermo, a un certo punto, smette di essere il nudo “foglio di carta” su cui scorrono i botta e risposta un po’ inconcludenti dei due interlocutori, e si trasforma in un laboratorio alchemico in cui il volto della danzatrice-ginnasta diventa campo di sperimentazione di fascinose e inquietanti metamorfosi, che lo deformano facendogli assumere dimensioni abnormi, strane forme geometriche e cromie allucinatorie. Le forme dell’intelligenza artificiale sembrano aver preso il comando, e l’essere umano sembra diventare esso stesso una macchina, qualcosa di post-umano, tremendo e ammaliante a un tempo.
A questo punto lo spettacolo entra nella sua terza fase, riservandoci la seconda sorpresa. Inaspettatamente compaiono altre figure umane, ma nella forma e nel comportamento appaiono anch’esse come qualcosa di inedito, di mai conosciuto prima. Sembrano un ibrido tra uomo e macchina, le loro danze sono primordiali, ritmate, animalesche, come in un rituale magico. Prima danzano dentro un’enorme bolla trasparente, poi la bolla si sgonfia e appaiono altre figure che, vestite come atleti con maglie ipercromatiche, mimano le mischie del rugby, ma in un certo senso anche questi movimenti appaiono come rituali primitivi, magici. Così a poco a poco l’intera scena diventa il campo di gioco di questa esagitata umanità post-umana, che ha scelto di esercitare le proprie pratiche esoteriche in un’isola, che appare come uno sviluppo futuristico delle popolazioni immaginarie descritte da Swift nei Gulliver’s Travels.
Nel 1976, dieci anni dopo la presentazione di ELIZA, Joseph Weizenbaum nel libro Il potere del computer e la ragione umana provò a dare una risposta alla domanda che lo avrebbe preoccupato per tanti anni: “quali proprietà del computer hanno potuto portare a un nuovo livello di plausibilità l’idea dell’uomo inteso come macchina?” Il computer non era un prerequisito per la sopravvivenza della società moderna. Secondo Weizenbaum, il fatto di averlo adottato nel secondo dopoguerra in modo così acritico da parte della classe dirigente americana ne ha fatto un elemento essenziale alla stessa sopravvivenza della società nella forma che il computer stesso ha contributo a creare. Quel grido d’allarme di Weizenbaum fu tacciato di eresia e di moralismo: stava iniziando la produzione di massa dei computer e nessuno aveva voglia di dare ascolto alla solita Cassandra. Quasi cinquant’anni dopo quel monito, il potente e composito affresco di un’umanità nuova disegnata dai Serrano crea una strana risonanza, più che una vicinanza, con le tesi di un geniale scienziato e programmatore informatico che doveva rimanere inascoltato, insinuando nuovi interrogativi nello spettatore di oggi.
STANZA #5 HIDE
ideazione Le Stanze Segrete di S.
liberamente ispirato all’opera di R. L. Stevenson
installazione/disegno Daniele Catalli
regia luci Eleonora Diana
creazione sonora originale Guglielmo Diana
prima italiana
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UNA ISLA
una creazione di Agrupación Señor Serrano
regia e drammaturgia Àlex Serrano e Pau Palacios
assistente alla drammaturgia e alla regia Carlota Grau
interpreti Carlota Grau, Lia Vohlgemuth, Sara Montalvão, Bartosz Ostrowski, Andrea Baldassarri, Tony Flego, Riccardo Socionovo, Iole La Sala, Anna Schizzarotto Negroni, Diletta Brancatelli, Eleonora Greco, Dana Lozada e Bianca Latini
interprete olografico Eva Torróntegui
scenografia e costumi Xesca Salvà
disegno luci Cube.bz
musica Nico Roig
video olografici David Negrão
morphing video Boris Ramírez
programmazione video David Muñiz
autrice e performer Camille Latron
intelligenze artificiali utilizzate durante il processo di creazione GPT-3, Bloom, DALL-E, Stable Diffusion, Midjourney e FILM
coordinamento della produzione Barbara Bloin
produzione esecutiva Paula S. Viteri
direzione Art Republic
produttori GREC Festival de Barcelona, Câmara Municipal de Setúbal, Rota Clandestina, Festival Internacional de Teatro de Expressão Iberica (FITEI), Centro Cultural CondeDuque, Laboratorio de las Artes de Valladolid (LAVA), CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli-Venezia Giulia, TPE / Festival delle Colline Torinesi, SPRING Festival, Feikes Huis, Departament de Cultura de la Generalitat.
in collaborazione con Ajuntament de Terrassa e con Fabra i Coats Fàbrica de creació de Barcelona
Inteatro Festival, Ancona | 19 giugno 2024