RENZO FRANCABANDERA e LEONARDO DELFANTI | Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento con il Festival Internazionale della Sostenibilità GiardiniAperti 2024, alla sua diciassettesima edizione e organizzato da Abaco Teatro. Un festival multidisciplinare che dal 22 giugno al 4 agosto propone un fitto programma di eventi multidisciplinari diffusi tra Cagliari, Villaspeciosa, Elmas, MaracalagonisMonserrato, Quartucciu, Quartu S. Elena e Siliqua.
Questa edizione enfatizza le abilità degli artisti chiamati ad animarla proprio grazie alla varietà dei linguaggi con cui i grandi temi del presente vengono affrontati, attraverso opere e autori che attingono al contemporaneo ma anche al passato.

Tantissimi gli appuntamenti pomeridiani anche per bambini, da sempre oggetto di particolare attenzione da parte della direzione artistica, tra rivisitazioni di antiche fiabe, miti sardi allestimenti interattivi, ma anche i più grandi, i preadolescenti, cui sono dedicati laboratori creativi a cura di Legambiente, Unicef e Operazione Africa ODV. Si parlerà di tutela ambientale, riciclo, acqua e diritti dei più piccoli. Delle 51 rappresentazioni ben 20 sono dedicate ai bambini e 31 al pubblico adulto, tra teatro, musica e danza.
Ma ci saranno anche 4 incontri letterari, 4
 laboratori creativi, 2 mostre fotografiche e la proiezione di un documentario, oltre a flash mob e bizzarre incursioni artistiche nel centro urbano.


Abbiamo parlato di questa edizione, ma anche di alcune questioni fondanti di politica culturale, con la Direttrice Artistica Rosalba Piras.

Rosalba, Giardini aperti è un appuntamento ormai rituale per la città, pensi che negli anni abbia permesso a una parte della città di ripensare, prima ancora che all’arte, alla sua geografia?

Credo che le due cose vadano parallelamente,  perché l’utilizzo creativo degli spazi della città favorisce la frequentazione e la riscoperta degli stessi. Infatti l’obiettivo del Festival non è solo quello di proporre spettacoli, ma anche di favorire la vivibilità dei quartieri, delle piazze e dei parchi per una migliore qualità della vita all’aria aperta.

Andiamo invece all’arte. A quale edizione del Festival siete arrivati? Quale filo rosso lega le scelte della direzione artistica?

Il festival è giunto alla sua diciassettesima edizione, seguendo sempre i temi della sostenibilità ambientale e proponendo quindi eventi che creano attenzione su questi argomenti di vitale importanza. In particolare quest’anno abbiamo messo in evidenza due filoni narrativi con 4 giornate di spettacoli dedicati alla scienza e tre serate incentrate sulla bicicletta, mezzo green per eccellenza. Riguardo alla scienza abbiamo in cartellone rappresentazioni che vedono protagonisti illustri scienziati, due donne e due uomini, che hanno segnato la storia di ieri e di oggi. Parliamo della botanica Eva Mameli Calvino messa in scena da Abaco Teatro e presentata in prima nazionale, Margherita Hack nell’interpretazione di Laura Curino. E ancora, per quanto riguarda gli uomini, focus su Galileo Galilei in un allestimento molto originale, ITIS Galileo,  su testi di Marco Paolini firmato da Teatro d’Inverno, per finire con il popolarissimo Mario Tozzi che assieme al matematico Lorenzo Baglioni parlerà dell’emergenza climatica che minaccia tutto il pianeta nello spettacolo “Al clima non ci credo”.

I 3 giorni invece dedicati alla bicicletta vedono protagonisti campioni del ciclismo ma non solo: in calendario “Ottavio Bottecchia – vite in volata” di Abaco Teatro tutto dedicato a questa indimenticabile figura sportiva, immerso in uno spaccato storico che emerge nell’allestimento. E poi Alfonsina Strada nella pièce “Perdifiato”,  coproduzione Meridiano Zero, Teatro Tabasco, Compagnia Vaga, unica donna nella storia a correre il Giro d’Italia, nel 1924. Infine ci sarà l’acrobata – performer Jessica Arpin che a cavallo della sua bicicletta stupirà il pubblico con incredibili evoluzioni.

Il sistema delle arti performative è in notoria sofferenza di fondi e risorse. Come pensi possa evolvere questa situazione? Che tipo di dialogo si può instaurare con le amministrazioni?

Purtroppo ultimamente la tendenza da parte degli enti preposti è quella di tagliare le risorse destinate allo spettacolo a causa delle contingenze politiche  e del bilancio delle stato, sempre più a debito. Una situazione certamente grave che comunque credo non frenerà più di tanto la crescita dello spettacolo dal vivo, laddove la passione degli artisti spesso supera i deficit economici, sebbene comporti parecchi sacrifici. Riguardo alle amministrazioni locali, l’importante è tenere sempre aperto il dialogo, proponendo attività che agiscano a vari livelli, muovendo anche l’economia, le potenzialità turistiche dei territori, gli scambi con l’estero e l’incremento  delle opportunità lavorative soprattutto per i giovani. Tutto questo per far sì che la cultura si innesti sempre più nel tessuto sociale per una vera crescita collettiva.

Quali linguaggi coinvolgono maggiormente il pubblico giovane?

Oggigiorno i giovani prediligono gli  influencer e i personaggi che hanno grande visibilità sui social. Noi però abbiamo riscontrato un notevole gradimento e partecipazione del pubblico più giovane, puntando su spettacoli di alto livello caratterizzati da stili e linguaggi vivaci, brillanti, che trattano temi contemporanei, animati da giovani attori. Inoltre i ragazzi hanno l’opportunità, durante il Festival, di vivere in prima persona il clima e l’ambiente dello spettacolo dal vivo, visto che gran parte dello staff tecnico/organizzativo è reclutato proprio tra i più giovani. Il coinvolgimento poi nei laboratori che proponiamo, è un’altra carta vincente per catturare l’attenzione delle nuove generazioni.

I festival estivi non riescono, per stagionalità, a intercettare il tempo scolastico, ma è sempre possibile creare progetti specifici per le generazioni future. Che cosa avete pensato in questa edizione su questo fronte?

I laboratori sono in generale il mezzo più efficace per arrivare ai più giovani e il Festival, ogni anno, propone un ampio ventaglio di opportunità in questo senso in collaborazione con Unicef, Legambiente e Operazione Africa. I progetti specifici riguardano il coinvolgimento costante dei ragazzi delle scuole primarie, secondarie, superiori e università nell’arco di tutto l’anno. Abaco Teatro infatti propone tanti laboratori nelle scuole, il cui esito finale approda poi al Festival estivo. Ci sono poi attività che portiamo avanti come vero e proprio excursus su singoli temi. Per esempio insegniamo ai bambini a costruire dei pupazzi e sveliamo i segreti della loro animazione. Alla fine, assistendo durante il Festival, al Teatro di figura, i bambini completano il ciclo di apprendimento verso questa arte.