SOFIA BORDIERI* | Dopo aver partecipato ai giorni d’apertura del Performare Festival, raccontiamo la seconda parte della settimana. Il week end ha inizio con Viva la mamma di Gioia Morisco, visto lo scorso anno a Catania (ne ho parlato qui). Il lavoro si è presentato con un’altra maturità che ha portato ad alcuni cambiamenti relativi soprattutto alla durata, ora allungata, di una partitura fisico-espressiva privata dalla voice-off che rendeva la messa in scena più narrativa. La danzautrice bolognese, che in questi giorni ha condotto un laboratorio per donne di tutte le età incentrato sulla figura della Madonna, è tornata con il suo corpo presente e ricettivo. Lo spettacolo, lo ricordiamo, è incentrato sulla figura della madre post partum. In un momento finale su La Cavalcata delle Valchirie, passando dalla finzione alla realtà, Morisco si è rivolta direttamente a un gruppetto di giovanissimi spettatori rumorosi in prima fila, rendendo la temperatura estremamente tragicomica.

Foto di Giovanna Mangiù

A condividere la serata sono state due performance di Nicola Simone Cisternino. La prima è stata la restituzione del laboratorio di movimento fatto con otto ragazze tra i 16 e i 22 anni guidate in scena da un testo evocativo-immaginativo, sussurrato dall’autore in regia (le stesse giovani studentesse hanno partecipato al Tavolo PAC, il laboratorio di scrittura critica che abbiamo curato per il festival). Cisternino ha guidato un montaggio delle pratiche esperite durante i cinque giorni di studio e ricerca. Tra coriandoli e sorrisi, la scena è stata abitata da corpi che ho più volte osservato durante le giornate di lavoro, e che sono risultati via via più coraggiosi e più consapevoli della loro presenza, sollecitati verso una direzione performativa per loro nuova.
A seguire lo stesso Cisternino, in leggins di pelle e stivaletti da boxe, ha dato vita a Billi, parte della ricerca in corso relativa al lavoro ROI che abbiamo seguito durante la residenza a Scenario Pubblico (intervista qui).
La sua presenza è ambiguamente divina, rotea come un oggetto che si mostra dentro una teca di cristallo. Vortica virtuosamente, ora in velocità, ora in lentezza, accompagnato da sonorità che spesso si configurano come manifestazioni di un caos eccitante e drammatico. Il lavoro è in progress, pertanto la resa scenica ha bisogno ancora di tempo per maturare, ma il concept e gli elementi di questa prima restituzione promettono già un interessante lavoro di ricerca.

Foto di Giovanna Mangiù

La sera seguente veniamo accolti durante l’ingresso da una serie di “doni danzanti”. Le danzatrici sono quelle che hanno seguito il laboratorio di Silvia Gribaudi e che girano tra noi con delle cuffie che vengono offerte alla spettatrice o allo spettatore scelto, a cui viene chiesto: «Posso regalarti una danza?» I loro corpi in scena, poi, rimettono in azione A corpo libero di Gribaudi, che abbiamo visto due giorni prima in versione site-specific.
Stavolta in ensemble, l’oggetto centrale è sempre quello gribaudiano: la libertà e la gioia del corpo – adattivo a spazi, situazioni, altri corpi – intese come condizioni da ricercare, raggiungere e mantenere nell’esposizione in scena. Così ha luogo una festa di corpi (allenati) disinteressati alle preoccupazioni di una resa estetica canonica.
Prima di questo momento abbiamo assistito a Striptease di e con Claudio Cremonesi, la cui presenza è stata per alcuni momenti minacciata dall’eruzione dell’Etna e dalla temporanea chiusura dell’aeroporto di Catania. La scena è abitata solo dalla sua figura curiosa, in completo fucsia e sneakers bianche, che gioca con una pallina bianca. Ne perde una, poi tante, ma alla fine ci chiede sempre sorridendo: «Cosa perdo?».
Tra tricks di giocoleria con oggetti e indumenti che via via toglie, il suo spogliarello non seduce i sensi, ma produce riflessioni immerse in un’atmosfera di comicità. Il “giocoliere a perdere”, infatti, accompagna l’intera performance con domande sull’utilità delle cose, smascherando il feticismo con cui “vestiamo” gli oggetti.

Passiamo all’ultima giornata. Nell’ambito del progetto Paesaggio e Comunità si è tenuta una mini-residenza di Cie MF | Maxime & Francesco che con Chef D’œuvre ha intrapreso una ricerca sulle tradizioni, la memoria, gli archivi effimeri nell’ambito della cucina.
La performance è iniziata con una breve passeggiata. I due danzatori con grembiuli e guantoni da cucina hanno poi coinvolto il pubblico in una serie di assaggi di produzione del Caseificio Terra Mia, chiedendo ai presenti di tradurre il sapore dei formaggi con il movimento delle braccia.
Dopo una serie di domande rivolte ai presenti, i due danzatori hanno sviluppato una breve coreografia ispirata al processo di caseificazione e agli stadi del latte, da liquido a solido, utilizzati come task di movimento.

La sera ci rincontriamo al Cliché, un pub in una delle vie principali del paese. Siamo immersi in un via vai di gente che passeggia, bambini che giocano, ragazzi e ragazze che chiacchierano davanti a una birra. Nella veranda esterna del pub, dove è stato ritagliato un piccolo angolo teatrale, è posizionato un bancone con sopra e intorno diverse bottiglie di alcolici.
Emanuela Serra in jeans, felpa, cappellino e anfibi, striscia una bottiglia sul tavolo producendo un rumore metallico riverberato, un’eco distorta. «Il concetto dei soldi ha fottuto i miei amici»: inizia così il fittissimo flusso di coscienza di Loose Dogs che occupa tutto il tempo e lo spazio dell’azione. La parola è nel corpo e si esprime attraverso esso con movimenti spezzati e fluidi, ebbri e lucidissimi.
Serra è “un malato d’umano” e la sua performance è come una lama in quella bolla di vita serale, tra il rumore dei locali vicini, le persone che si fermano, ma poi proseguono, e la spensieratezza di chi per caso si trovava già seduto al pub, ma non ha prestato troppa attenzione a questa opera maestra firmata da Serra/Balletto Civile.

Foto di Giovanna Mangiù

Concludiamo con un passo indietro. Tra terra e luna: per un’e(est)etica del margine è stato l’incontro curato la prof.ssa Simona Scattina dell’Università di Catania che ha dato avvio alla giornata di domenica. Il dibattito incentrato su danza, territorio e buone pratiche ha coinvolto diversi ospiti, tutti e tutte legate a realtà culturali fuori dai grandi centri.
Insieme si è dialogato delle molteplici esperienze, sul senso dell’operare con la cultura in luoghi difficili, e su quali possibili direzioni intraprendere. Durante l’incontro sono stati proiettati tre cortometraggi di videodanza a cura di COORPI e del Contest Internazionale di videodanza La danza in 1 minuto: Wasteplanet di Susanna della Sala, BreathIn di Roberto Zuccalà ed Eros Brancaleon e Study on the Faun di Giuseppe Tiralosi.

VIVA LA MAMMA
coreografia, drammaturgia e danza Gioia Morisco
disegno sonoro Ricardo de Sonis
produzione Scenario Pubblico
con il sostegno di Habitat, Rete per gli Spazi Urbani
in collaborazione con AlmaDanza, Crexida, Fienile Fluò, Leggere Strutture

BILLI
di e con Nicola Simone Cisternino
assistente alla drammaturgia Elena Giannotti
ambienti sonori Spartaco Cortesi
light designer Massimiliano Calvetti
produzione Twain Centro di Produzione Danza
co-produzione Movimento Danza – Organismo di Promozione Nazionale
vincitore di bando ACASA, progetto di residenze coreografiche Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la Danza Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Festival Racconti di altre danze – Atelier delle arti Supporto al progetto Company Blu danza
con la partecipazione di Allieve del Liceo Coreutico R. Settimo di Caltanissetta e GEMA corpo contemporaneo di Annalisa Di Lanno

A CORPO LIBERO
di e con Silvia Gribaudi
elaborazioni musicali Mauro Fiorin
disegno luci David Casagrande Napolin, Silvia Gribaudi
produzione Associazione Culturale Zebra

STRIPTEASE
di Claudio Cremonesi e Silvia Gribaudi
con Claudio Cremonesi
regia coreografica Silvia Gribaudi
testi e giocoleria Claudio Cremonesi
assistente alla regia Francesca Albanese
luci Alessandro Palumbi
styling Erica Sessa
musica autori vari e LSKA/ Luca Scappellato
produzione Ass. Cult. Piazzato Bianco e Zebra
con il sostegno di Spazio Magnete (ECATE), Milano e Centro Culturale Rosetum, Milano

CHEF D’OEUVRE
regia, coreografia e interpretazione Francesco Colaleo, Maxime Freixas
produzione CIE MF | MAXIME & FRANCESCO
progetto realizzato da Performare Festival 2024 nell’ambito della residenza Paesaggio e Comunità

LOOSE DOGS
ideazione Emanuela Serra, Alessandro Pallecchi, Guido Affini
interpretazione Emanuela Serra
suono Guido Affini
testi Emanuela Serra
produzione Balletto Civile
grazie al Teatro della Tosse Fondazione Luzzati

Performare Festival | 2-13 Luglio, Serradifalco (Cl)

PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.