CHIARA AMATO* | In occasione di Visioni in Danza 2024, al Castello Sforzesco di Milano, sono state messe in scena quattro performance di danza molto diverse tra loro: Taboo di Francesca PagninidancehALL e Endeca di Niccolò Abbattista e Christian Consalvo.
La manifestazione, a cura di ArteMente (Centro di Alta Formazione per la Danza) e Compagnia Lost Movement, ha ospitato in prima assoluta anche Seven Layers di Sharon Fridman, la creazione originale del pluripremiato danzatore e coreografo israeliano, residente in Spagna con la sua compagnia Sharon Fridman Company ormai dal 2006.
L’artista iniziò la sua carriera come danzatore nel 1999 (con Kibbutz Contemporary Dance Company e Vertigo Dance Company), per poi proseguire dal 2000 anche come coreografo.

ph. Pamela Rovaris
In questa breve performance i danzatori (Sara Cavada, Luca Filoscia, Alice Fornara, Elisanna Gagliardi, Sofia La Rosa, Benedetta Lupo, Angelica Maltese, Giada Motta, Francesca Pagnini e Laura Volta) compaiono in scena vestiti a lutto, uno di fianco l’altro e opposti al pubblico, con in sottofondo un assolo di chitarra sullo stile del flamenco. Si tengono al corpo del prossimo vicino mantenendo sempre un punto di contatto; alcuni stringendosi per mano, altri incrociando i corpi con le braccia e le gambe del compagno che segue.
Questa composizione crea una catena umana visivamente molto d’impatto: effetto, poi, amplificato dall’espressione facciale contrita e assorta dei ballerini. Sembrano legati da un filo invisibile e passano da una sequenza all’altra come all’interno di una rappresentazione di tableau vivant, in maniera molto rapida, poi più lenta e graduale. Le luci, durante tutta l’esibizione, giocano come nella pittura di Caravaggio, a evidenziare le parti illuminate in maniera molto netta e in contrasto rispetto alla scena e i costumi scuri, creando un gioco di figure plastiche.
L’abbraccio è sicuramente l’elemento che torna più spesso ed è accompagnato sempre da una reazione di rilassamento del volto e di abbandono dagli affanni.
I singoli danzatori restano connessi alla vibrazione e ai movimenti della collettività: in alcuni passaggi si appoggiano gli uni sugli altri, letteralmente a peso morto, come a comunicare la necessità di doversi affidare realmente al prossimo, in maniera totale. Alcune immagini ci ricordano la Pietà di Michelangelo, quella in San Pietro in Vaticano, dove il corpo defunto è portato inerme in braccio e mostrato sotto i nostri occhi emotivamente partecipi. In conclusione, i danzatori si dividono sparendo ai due lati del palco, lasciando in scena un’unica figura, in silenzio, forse a comunicarci che solo dopo il confronto con l’altro possiamo arrivare alla consapevolezza del dolore superato e alla quiete personale raggiunta.
Il risultato è uno spettacolo coinvolgente ed emozionante, che colpisce il pubblico per la sua estetica molto pulita e comunicativa: l’impatto è forte, anche grazie alla bravura dei performer, che fanno scivolare i loro corpi senza frizioni, gli uni sugli altri, diventando un unico “magma umano”.
La creazione dello spettacolo è stata pensata da Fridman per portare a galla gli strati più profondi dell’elaborazione del lutto, dall’analisi dei propri sentimenti, fino al bisogno di essere sostenuti dagli altri. I suoi lavori vogliono sempre toccare temi quali l’interazione sociale e il contatto umano, anche grazie l’utilizzo della tecnica della contact improvisation. Qui, proprio partendo dal contatto fra i corpi, che tale tecnica prevede, la forma si fa sostanza e contenuto.
SEVEN LAYERS
Prima assoluta
di Sharon Fridman
interpreti Sara Cavada, Luca Filoscia, Alice Fornara, Elisanna Gagliardi, Sofia La Rosa, Benedetta Lupo, Angelica Maltese, Giada Motta, Francesca Pagnini e Laura Volta
assistente alla coreografia Enrico Luly

Castello Sforzesco, Milano | 22 luglio 2024

*PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.