RENZO FRANCABANDERA | Come ogni anno,  la programmazione di Inteatro Polverigi è sempre ricca di eventi di danza e performing art, codici ibridati che nel tempo hanno abitato Villa Nappi e le zone limitrofe.
Apriamo con Atoms for peace, coreografia di Annalì Rainoldi, ospite piuttosto costante del Festival negli ultimi anni, danzatrice e coreografa formatasi alla Paolo Grassi e artista associata a DancehausPiù Centro Nazionale di Produzione della Danza dal 2019 al 2023 e sostenuta dal CCN di Nantes e Inteatro Polverigi. Ha danzato negli spettacoli di MK, Emio Greco, Lucinda Childs, Susanna Beltrami, Luciano Padovani, Emanuel Gat, Helen Cerina.
Sicuramente suggestionata dalla natura e al suo darsi fenomenologico ma anche strutturale, se l’anno scorso aveva dialogato in solo con il paesaggio di Villa Nappi, quest’anno ha proposto una coreografia affidata a un trio in cui lei stessa è accompagnata in scena da altre due interpreti. Qui l’ispirazione è epicurea, e guarda all’atomo: gli atomi dice Rainoldi sono “soggetti sociali”, non amano stare da soli e si legano tra loro formando delle molecole attraverso diversi tipi di legami chimici: avviene quindi una reazione al termine della quale gli atomi sono gli stessi ma legati tra loro in modo diverso e così gli umani.
Le tre incominciano in una nudità che viene poi superata con dei costumi di colore vivace. Una iniziale concettualizzazione verbale lascia poi spazio al gesto, fatto di movimento, per lo più in posizione eretta, e giocato su equilibri di ordine e disordine, di schiere e rotture degli equilibri, di approssimazioni e distanze. Seppur con momenti di vibrazione, la performance non arriva a svilupparsi in profondità e a comporre un evolvere dinamico e ritmico capace di una caratterizzazione univoca e decisa. Sicuramente c’è spazio per una ulteriore indagine.

Annalì Rainoldi – Atoms for peace – ph Giulia Di Vitantonio

Passiamo a Interloop di Oroboro, una nuova associazione culturale di arti perfomative e new media, formata da Ludovico Paladini, selezionato nell’ambito del progetto Marche Accende, Guglielmo Diana, musicista e compositore torinese, e Alessandro Cecchi, giovanissimo film maker e fotografo indipendente marchigiano. Iterloop è un progetto performativo multidisciplinare che nasce dall’incontro di danza, musica e video e che prende spunto dalla lettura del saggio La scomparsa dei riti di Byung-chul Han e si sviluppa nell’indagine di concetti come l’ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), il multitasking, il rito e l’eccesso (di azioni, di tempo, di dati…).
All’interno della scena si muovono quattro performer: le danzatrici Emma Paciotti, Veronica Vagnoni che sono immerse in un ambiente sonoro elettroacustico, realizzato dal vivo con sonorizzazioni dal vivo di Guglielmo Diana,cui si aggiunge la presenza come videomaker in diretta di Alessandro Cecchi, presenza perturbante e che riverbera il suo sguardo- camera in una grande videoproiezione sulla parete alle spalle delle due danzatrici, le quali, insieme all’ambiente e al pubblic,o sono oggetto della ripresa assai dinamica e in continuo movimento.
Un turbine di suoni e immagini che sono proposti in tempo reale in modo tumultuoso, per trasportare volutamente lo spettatore in un ambiente voyeuristico e distorto, simile alla realtà ossessivamente multitasking in cui siamo immersi quotidianamente, in cui non si sa cosa guardare, su cosa focalizzare l’attenzione. Si tratta, nell’intenzione del collettivo, di porre in una condizione di scelta delle informazioni e delle prospettive, di interrogare sul concetto di attenzione e sulla nostra capacità di selezionare le informazioni alla quale siamo sottoposti tutti i giorni. Alcuni aspetti della creazione effettivamente incuriosiscono e creano un interessante indagine sul glitch di sistema nel quale siamo immersi, quell’errore, quel senso di sfasamento che porta a stare in continuazione ora dentro ora fuori dalle cose. Che è anche però il rischio della creazione stessa, nel rapporto con lo spettatore.

Oroboro – Iterloop – ph Giulia Di Vitantonio

Intrigante nella sua semplicità installativo-performativa, che ricorda in miniatura quella di un padiglione d’arte contemporanea in una rassegna d’arte, è Saluti e baci, progetto che affronta tematiche socio-ambientali sotto forma di cartoline illustrate realizzate dal vivo dall’artista e illustratore Daniele Catalli. Insieme a Valentina Diana, da agni impegnata fra cinema e teatro a immaginare spazi di azione performativo-artistica, il disegnatore ha immaginato (e qui a Polverigi realizzato) un curioso dispositivo che, partendo dall’idea del viaggio, invita uno spettatore per volta a scegliere una destinazione nel mondo. Da quel momento, dopo aver fatto un finto biglietto, in tenuta da hostess, Diana ci porta all’interno di una cabina poligonale (che ospita il disegnatore stesso in tenuta da capitano d’aereo) e lì ci vene spiegato come in realtà il progetto nasca dall’idea di far conoscere le questioni relative alla respirabilità dell’aria e alle concentrazioni di Pm10. Gli stessi interpreti usano per questa installazione pitture e pennarelli ricavati catturando dall’atmosfera le micro particelle inquinanti. Il costo del pennarello è ancora insostenibile per tasche normali, ma questo fa anche capire come non siano ancora studiate tecnologie capaci di trattare il problema su scala globale. Chissà se ci arriveremo prima dell’estinzione di massa…

Daniele Catalli – Saluti e baci – ph Giulia Di Vitantonio

E comunque l’installazione performativa, realizzata nell’ambito del progetto europeo The Big Green, è accattivante e le cartoline di Catalli disegnate dal vivo su cartoncino di colore diverso a seconda della respirabili dell’aria delle destinazioni sono belle.

Terminiamo questo racconto con Lugar, installazione performativa frutto di una lunga ricerca condotta dal collettivo nyamnyam sulla nozione di paesaggio. Nyamnyam è sia uno spazio che un collettivo, creato ormai più di un decennio fa, nel 2012 dagli artisti Senaki Alvarez e Ariadna Rodríguez, artisti polivalenti che hanno messo in comune le loro diverse abilità performative per proporre interventi che si collocano in ogni contesto in cui operano. Hanno realizzato e condiviso i loro progetti in Spagna, Portogallo, Francia, Italia, Svizzera, Norvegia, Grecia, Usa, Colombia ed Ecuador.

Nyamnyam – Lugar – ph Giulia Di Vitantonio

Qui l’indagine è sul tema del paesaggio nel suo modificarsi per effetto dell’interferenza della presenza umana, capace di alterare in modo spesso irrimediabile le regole sistemiche e l’equilibrio delle forze naturali.
In una performance (un po’ lunga invero) che mescola questioni e conoscenze di geografia, climatologia, filosofia, arti visive, ci troviamo ad assistere in diretta a una trasmissione radiofonica. Dopo una perlustrazione della villa al seguito di un gruppo di esploratori fuori dal tempo, arriviamo nello spazio dell’azione vera e propria, dove è in atto la finta trasmissione radiofonica che si dissolve poi in una performance gestuale che si sviluppa attorno a una rete da pallavolo/badmington. Il pubblico si divide in due, e sta da un lato e dall’altro di questa rete, dove inizia ad assistere a una partita fra due performer con palline da badmington illuminate da led colorati (sono in scena Ariadna Rodriguez, Iñaki Alvarez e Manel Quintana, mentre va avanti la radiodiffusione di Moreno Roldán).
Man mano una serie di veli viene stesa sulla rete cosicché diventa impossibile per un giocatore vedere l’altro. Diventa una partita alla cieca affidata a due finti giocatori che man mano si perdono di vista dando luogo a un’azione surreale e che forse è il vero cuore immaginifico di questa azione, il punto creativo più interessante: l’idea che l’umanità stia continuando a giocare a un gioco insensato, perdendo di vista il contesto e il mutare delle condizioni in cui è iniziato. Di qui in poi la performance però continua e si disperde in una serie di rivoli successivi che fanno perdere di forza e intensità il messaggio, trasformando dapprima questo ammasso di veli in una tenda e poi in una superficie di proiezione su cui viene videoproiettato un breve documentario sul cambiamento di alcuni luoghi e pratiche legate alla cultura contadina per effetto dell’antropizzazione capitalistica. Forse troppe cose assieme che fanno perdere forza a quelle più nitide ed efficacemente enucleate.

 

Visti a Polverigi 21 e 22 giugno 2024

ATOMS FOR PEACE

concept e coreografia Annalì Rainoldi
danzatrici Erika Crivellari, Eleonora Gambini, Annalì Rainoldi
musiche Fabio Malizia
con il sostegno di Inteatro Residenze – Villa Nappi

INTERLOOP 

un progetto di Oroboro
coreografia Ludovico Paladini
danzatori Emma Paciotti, Veronica Vagnoni
audio e musiche Guglielmo Diana
video Alessandro Cecchi
produzione MARCHE TEATRO

SALUTI E BACI

performer: L’AGENTE Daniele Catalli L’ASSISTENTE DI VOLO Eleonora Diana
costumi Stefania Cempini
produzione MARCHE TEATRO
realizzato nell’ambito del progetto europeo The Big Green

LUGAR

un progetto di Ariadna Rodriguez e Iñaki Alvarez (nyamnyam)
appaiono in scena Ariadna Rodriguez, Iñaki Alvarez, Dani Moreno Roldán e Manel Quintana
disegno dello spazio sonoro e radiodiffusione Dani Moreno Roldán
disegno luci Manel Quintana
scenografia Laurent Driss
testo Ariadna Rodriguez e Daniel Moreno Roldán dalla compilazione di autori vari
costumi Iker Nafta
con la collaborazione di Josep Caldes e Estel Boada
produzione esecutiva Helena Febrés
accompagnamento e diffusione Alessandra Simeoni
comunicazione Olga Alvarez
produzione Coop Ny Ny SCCL
con la complicità dell’Osservatorio del Paesaggio della Catalogna
con l’appoggio del Festival Sismògraf (CAT), Fira Tàrrega (CAT) e Inteatro (IT)
con il sostegno di Departamento de Cultura de la Generalitat de Catalunya (ICEC) e Institut Ramon Llull