RENZO FRANCABANDERA | Dopo il grande successo delle scorse edizioni, torna nel borgo medievale di Framura (SP), fra il 17 e 19 agosto, FraleMura Festival, ideato e diretto da Livia Grossi, giornalista del Corriere della Sera, uno degli appuntamenti del cartellone estivo del Comune di Framura: tre giorni di eventi a ingresso libero tra orti, cortili e piazzette a picco sul mare.
Il Festival è realizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale “Tutta un’altra musica – TamTam” e prevede tre giorni di Teatro, Musica, Giornalismo, Comicità, Arte con interviste-spettacolo pensate esclusivamente per il Festival: dall’aperitivo a tarda serata il borgo sarà quindi animato da performance teatrali e musicali con artisti di primo piano, in scena nei Palchi Naturali di Framura, con un focus, per questa edizione che è “Stereotipi. Viaggio tra luoghi comuni e non”, un’occasione per riflettere sui tanti pregiudizi che consciamente o meno abitano dentro di noi.

Ce ne parla la direttrice artistica Livia Grossi, che abbiamo intervistato.

Livia, che storia è quella fra te e Framura e quando è nata l’idea del Festival? 

La storia con Framura nasce 20 anni fa quando stavo cercando un luogo dove rilassarmi e scrivere nel silenzio vicino al mare e non troppo distante da dove abito, Milano. Quando ho scoperto Framura me ne sono innamorata e cosi è iniziato tutto. FraleMura Festival è nato dal desiderio di voler restituire una piccola parte di quella immensa pace e Bellezza che questo luogo mi dà. Un regalo enorme che a mio modo tento di ricompensare con ciò che posso fare. La prima volta è stata un’azione un po’ folle, “situazionista”, in una frazione di Framura: in modo del tutto spontaneo una sera di anni fa ho messo in scena il frammento video di un video reportage teatrale che avevo realizzato in Albania sulle vergini giurate. Nella mia piccola “pazzia” ho coinvolto anche una cara amica attrice, Lucia Vasini.
Il tutto è accaduto senza nulla, zero palco, zero sedie e neanche un volantino per comunicare l’evento, alla fine a vedere lo spettacolo con il solo passaparola c’erano più di un centinaio di persone (in piedi), persone molto interessate che mi dicevano “ma che meraviglia, devi continuare, c’è bisogno di queste cose!”.
E così è partito tutto, da una coraggiosa proposta di autoconvocazione in piazza, un’iniziativa che non solo ha avuto l’incoraggiamento delle persone presenti, ma anche del primo cittadino.
Da quel momento mi sono detta “ok, allora si può fare” e ora siamo alla sesta edizione.

Di Festival ce ne sono tantissimi, alcuni nascono anche per il bisogno di avere sempre l’arte vicina, anche in vacanza. È un po’ anche qui così?

Questo Festival nasce davvero dal cuore, dal desiderio di creare comunità. L’unico obiettivo di FraleMura Festival è la gioia dell’incontro e la riflessione collettiva su determinati temi. Un momento condiviso, realizzato in modo semplice e in collaborazione con chi abita il borgo, dai residenti agli habitué e i turisti, il tutto a ingresso gratuito e in totale rispetto del territorio.
Un festival senza palchi, a impatto zero, con musicisti che suonano in acustico e artisti che si incontrano a stretto contatto con il pubblico nella piazzetta centrale del borgo (frazione Setta) e nell’antica Corte di Casella tra orti, carruggi, lumini e ulivi a picco sul mare.


Non ho una struttura che si occupa di cercare bandi o finanziamenti, sarebbe opportuno, lo so. Chissà magari in seguito… Per ora il Festival è possibile grazie alla passione e alle numerose ore di lavoro che sono riuscita a ritagliarmi, e agli artisti che partecipano in modo “solidale” dimostrando una grande generosità. E infine grazie al fondamentale contributo di FramuraTurismo e di chi ha voluto sostenermi quest’anno, Sesta Terra Resort di Framura, Iren, Centro Autostima Donne Dr. Paola Leonardi-Framura e di tutti coloro che stanno dando la loro concreta solidarietà ospitando gli artisti nelle loro case.

Cosa hai proposto in questi anni al pubblico e che pubblico c’è stato in questi anni?

Ogni anno ho chiamato artisti a confrontarsi su temi differenti, lo scorso anno al focus “EmigrazionI, dentro e fuori di noi” hanno partecipato l’attore senegalese Mohamed Ba con Sono incazzato bianco, il suo monologo sugli Italiani a metà, ma anche Dario Vergassola con il suo libro di favole ribaltate pensato per le Cinque Terre: qui a parlare sono gli invisibili, dalle acciughe alle conchiglie.
Per riflettere sulle ragioni delle migrazioni ho avuto ospite Eyitemi Ejoh, lavoratore africano residente nel nostro Paese, l’attore Valerio Bongiorno con un frammento sull’emigrazione sud-nord Italia e Lucia Vasini con testimonianze che parlano di migranti di oggi; e infine c’è stato anche il mio reportage teatrale Italia-Senegal. Emigrazioni al contrario con le testimonianze video che ho raccolto in Africa di senegalesi che dopo anni di lavoro in Italia hanno lasciato il nostro Paese perché “il gioco non vale più la candela” e i pensieri degli italiani residenti in Africa in fuga da precariato, solitudine e pensioni al minimo.
Porterò in scena questo lavoro anche il 23 settembre a Milano, al Ciq Centro Internazionale di Quartiere, per la rassegna estiva del Teatro Menotti, “La città senza porte” in collaborazione con il Comune di Milano.
Tra i protagonisti delle edizioni precedenti ho avuto, tra gli altri, Antonio Cornacchione, Paola Tintinelli, Elena Arvigo, Emanuele Villagrossi, Elena Guerrini, Carlo Fava, Folco Orselli, Flavio Pirini, Giorgio Ganzerli, Andrea Labanca e dalla prima edizione sempre il trombettista Raffaele Kohler con il suo trio. Ogni anno il Festival è stato davvero accolto con entusiasmo dal pubblico!

E quest’anno che festival sarà? Con quali idee e risorse hai messo assieme il programma?

Questa volta il tema è Stereotipi, un viaggio tra i luoghi  comuni  che ci abitano più o meno inconsapevolmente. Tra gli argomenti (trattati sempre con leggerezza), stereotipi quotidiani e di genere declinati in diversi linguaggi, dalla letteratura alla comicità, alla musica.
Un’occasione per riflettere sulle nostre “abitudini” e guardare il mondo con altri occhi.
Per parlarne ho organizzato delle interviste-spettacolo che condurrò  nel Teatro Antica Corte di Casella.

Anche quest’anno ho chiamato a raccolta artisti provenienti da mondi differenti: sabato 17 agosto apre Sergio Sgrilli un comico per i musicisti e un musicista per i comici che tra un brano e una canzone ci svelerà aspetti inediti del suo lavoro; il giorno dopo l’attrice Laura Pozone è protagonista di Donne che se la ridono, ironico percorso a ostacoli tra aspettative e diritti mancati a cui partecipa anche Diana De Marchi. A precederle la regista Laura Sicignano, che legge alcune pagine del suo libro La lingua bruciata.N.Y1911 sulla tragedia della fabbrica newyorkese. Il gran finale è lunedi 19 agosto con l’attesissimo attore Gioele Dix qui con un divertente viaggio nella letteratura del 900, tra un aneddoto di vita personale e uno sketch che parla di oggi.

Segnalo, sempre sul tema Stereotipi, il 18 anche il talk Quelle che se la cercano con Barbara Biscotti, docente universitaria, e l’autrice Valeria Russo; il giorno dopo Un prete fuori dalle righe, l’incontro con Don Giulio Mignani ex parroco di Framura e Bonassola espulso per le sue posizioni in tema diritti civili.
Ma attenzione, le tre giornate di Festival ogni sera sono aperte dagli attesissimi aperitivi musicali di Raffaele Kohler, Fabio Giorgy, Camilla Barbarito e i suoi musicisti (Fabio Marcone, Lucio Sagone e Alberto Turra) che dopo il concerto si trasformeranno in pifferai magici e condurranno il pubblico lungo il sentiero che porta nell’antica corte di Casella dove si tengono le interviste-spettacolo.

Ph. Laila Pozzo

Infine nella Frazione Costa anche due Mostre nella torre carolingia, Album di Famiglia, progetto foto-video di Alex Pardi sui femminicidi e la ”banalità” del male” e The Fall, progetto fotografico di Laura Majolino sulla fragilità e la potenza mito-poetica dei corpi femminili.

Il teatro per te è più un salvagente o una maschera per guardare i fondali?

Entrambe le cose, direi. Ho sempre preferito i contenuti al posto dell’apparenza, credo ci sia molto bisogno di incontri veri: lo sento, lo intercetto non solo qui, ma anche a Milano e in altre città dove il mio lavoro di informazione in scena mi ha portato. L’incontro vero con il pubblico è sempre la parte più interessante.
Accorciare le distanze, insomma: è questa la mia filosofia in teatro e nel Festival, accorciare le distanze per un reale incontro tra chi sta sul “palco” e chi in platea, tra giornalisti e lettori, per una reale convivenza tra persone, antichi residenti e nuovi vicini di casa.
Conoscersi, ascoltare, guardarsi in faccia, non giudicare da lontano, lavorare insieme per creare una vera Comunità, questa è la meta.