MARIA FRANCESCA SACCO* | Le radici sono la partenza di questa dodicesima edizione di Orizzonti verticali che punta alla cultura come uno dei valori sui quali fondare una società e la celebra attraverso spettacoli di danza, teatro e performance di varia natura.
I luoghi degli spettacoli si snodano tra le ripide salite di San Gimignano (Siena), cittadella che posa su una collina e che conserva incredibili ricchezze all’interno delle sue mura, come gli affreschi su Sant’Agostino di Benozzo Gozzoli e deliziose prelibatezze fuori, come la Vernaccia.
In questo quadro, che ha come sfondo il verde delle colline toscane, si articolano gli spettacoli del festival dal programma vario e peculiare che ha avuto luogo dal 31 luglio al 3 agosto, con la direzione, la dedizione e l’accoglienza di Patrizia De Bari e Tuccio Guicciardini. Noi abbiamo assistito agli spettacoli delle giornate del 2 e del 3 agosto.

Entanglement. Foto di Francesca Di Giuseppe

Il primo spettacolo è il mozzafiato lavoro di Zakuro con Jennifer Rosati e Lorenzo di Rocco vincitori, con questo studio sul corpo, del premio Twain_direzioniAltre 2021. Il titolo è Entanglement, una parola che significa «l’essere legato». Si riferisce a quel fenomeno della meccanica quantistica (che Einstein chiamava «azione a distanza») in cui si sostiene che due microparticelle, fatte entrare nello stesso spazio quantico, possono restare connesse, anche se dopo vengono poste a distanza. Non è necessario essere scienziati per comprendere: il fenomeno viene infatti narrato al pubblico attraverso l’incredibile indagine sul corpo che questi giovani danzatori fanno all’interno degli spazi del Sottomondo, una cripta nel centro del paese.
I due creano un’atmosfera elettrica, ma non ansiogena, e romantica, ma mai stucchevole, riuscendo a catturare lo sguardo dello spettatore attento a ogni minimo gesto. La performance inizia con i corpi dei due danzatori che, in momenti separati e soli in scena, si muovono, nudi e con i volti coperti da una maschera antigas: la danza è fatta di scatti meccanici e schianti al suolo e ogni piccola azione è accompagnata da lampi luminosi e dai suoni curati da Zack Hemsey.
La fusione tra gli elementi – luce, musica e movimento – è talmente ben riuscita che sembra che il suono sia prodotto dal corpo. Le particelle che si vedono nello spazio della scena sembrano sofferenti e fragili, quando sono sole, poi l’incontro che rappresenta la svolta ed è sancito da un abbraccio: la situazione cambia e la danza singola si tramuta in un duo.
Mentre prima tutto avveniva a contatto con il suolo, adesso i protagonisti si alzano in piedi ed esplorano reciprocamente i propri spazi, fondendosi in un unico corpo e invadendo tutta la scena con fluidità. Le due particelle si fanno una sola cosa in questa coreografia magnetica e sbalorditiva in cui, oltre alla perfetta sincronia e potenza dei corpi dei danzatori, tutti gli elementi dialogano in modo impeccabile. La scintilla iniziale dell’abbraccio produce connessioni a oltranza in grado di annientare le lontananze.

A man in a room, gambling. Foto di Francesca Di Giuseppe

Passando da Piazza del Duomo si arriva alla Galleria Continua per assistere allo spettacolo A man in a room, gambling (Un uomo in una stanza, a giocar d’azzardo), intrigante idea che vede sulla scena un quartetto di archi, il Quartetto Nous dell’Accademia Chigiana di Siena, insieme all’attore e ricercatore Angelo Romagnoli. Il progetto che viene proposto fu commissionato nel 1992 a Gavin Bryars, musicista londinese ed egli, insieme allo scultore Juan Munoz, concepì un programma radiofonico in dieci episodi da cinque minuti ciascuno, in cui un giocatore d’azzardo spiega al pubblico i trucchi nel gioco con le carte.
Nello spettacolo al quale assistiamo la struttura è la stessa del programma radiofonico e come scenografia si vede l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci nella versione di Ai Weiwei che con questa riproduzione ha operato una sorta di inganno al pubblico, un tradimento dall’originale, inserendovi elementi estranei (come i Lego) e richiamando così l’intenzione del giocatore d’azzardo. Sia i musicisti che l’attore si sistemano davanti al quadro, quasi prendendone parte e l’affermazione del direttore della Chigiana «questa è una scultura sonora» diventa vera più che mai: pare di avere davanti un’opera d’arte vivente.
Gli episodi prendono il via con la calda voce di Romagnoli (dall’ottima e chiara pronuncia inglese) che legge accompagnato dagli archi. L’impatto visivo iniziale non è, forse, sostenuto a pieno dalla struttura dello spettacolo che appare un po’ statico poiché tutti gli episodi risultano molto simili per la musica, per il ritmo e per le luci, sempre fisse.

Bodyscaping/Architetture dinamiche per il corpo. Foto di Alessio Bianciardi

Nella loggia del Teatro dei Leggieri, in Piazza del Duomo, si assiste allo spettacolo di Teatro Studio Krypton. Bodyscaping/Architetture dinamiche per il corpo è il titolo della performance di Massimo Bevilacqua con il Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze: non si tratta di teatro e neanche di danza. Non è un concerto o un’opera di videoarte, eppure è un po’ tutte le cose. La riflessione alla quale ci invita Bevilacqua è la connessione tra tecnologia e performance dal vivo, campo attuale e decisamente da valorizzare: si mette egli stesso in scena al centro della loggia con dei sensori addosso, un lungo vestito e un casco sul viso che gli danno un’aria da robot. Ad ogni suo movimento corrisponde un suono e sullo sfondo vi sono degli schermi che proiettano immagini di contesti diversi con vari suoni e rumori (città, mare, parchi). Al contempo, i musicisti maneggiano le loro strumentazioni tecnologiche con le quali creano questa «magia» di suono-movimento.
Una tale performance, che potrebbe essere davvero stimolante, per poter funzionare, richiede che lo spettatore si immerga nell’esperimento e si senta trascinato dentro questa realtà: qui ciò non avviene, forse per le troppe distrazioni come la luce (del sole) che ha impedito di creare un’atmosfera più immersiva, o la confusione della piazza. Non essendoci un messaggio chiaro da voler trasmettere, ma essendo un’operazione puramente estetica e di ricerca, la performance gioverebbe di uno spazio diverso, più intimo, affinché sia valorizzato. Ad esempio, un luogo nel quale il pubblico abbia la possibilità di avvicinarsi, andare e tornare liberamente, per indagare e riflettere su questa architettura dinamica.

Non tutti sanno che… Foto di Francesca Di Giuseppe

Proseguendo verso la parte più alta della città, si arriva alla Rocca di Montestaffoli, che domina la collina dove si assiste allo spettacolo di ResExetensa, Non tutti sanno che… Si tratta di una lezione di danza che l’elegante coreografa Elisa Barucchieri impartisce al suo variegato pubblico. È un’esperienza didattica coinvolgente, in cui Barucchieri smonta le parti di una coreografia di danza, mostrandone segmento per segmento, gli elementi costitutivi. Per farlo ci sono in scena otto ballerini che, improvvisando, seguono le indicazioni della coreografa a seconda che si vogliano indagare le luci, il ritmo, lo spazio o la musica. Ogni spiegazione è seguita da una dimostrazione pratica, che si concentra sull’elemento analizzato.
Il punto di partenza, l’omaggio al maestro della danza Alwin Nikolais, determina l’inizio del viaggio nella costruzione della partitura del movimento in scena e sottolinea il legame con chi ha contribuito all’evoluzione di questa disciplina. Si esplora il processo creativo all’interno del quale molti elementi devono trovare un equilibrio e in cui i dettagli fanno la differenza (ad esempio, le luci che nel passato appiattivano molto la scena). Lo spettacolo, costruito su musiche sempre diverse, risulta piacevole, grazie anche all’uso di oggetti di scena, come teli in grado di creare sorprendenti effetti sul palco e variazioni costanti.
Adesso, sarebbe bello approfondirne l’aspetto interpretativo, dando uno spessore più teatrale a questa esperienza didattica: in tal modo la scena non sarebbe solo un luogo per trasmettere delle nozioni, ma permetterebbe al pubblico di empatizzare con più consapevolezza con chi pratica la danza come strumento di comunicazione con il mondo.

ENTANGLEMENT
coreografia  Jennifer Lavinia Rosati, Lorenzo di Rocco
musiche  Zack Hemsey
interpreti  Jennifer Lavinia Rosati, Lorenzo di Rocco
produzione Giardino Chiuso/Orizzonti Verticali, Fondazione Fabbrica Europa/PARC Performing Arts Research Centre con il supporto diTWAIN Centro di Produzione Danza, PERIFERIE ARTISTICHE – Centro di Residenza Multidisciplinare del Lazio 

Sottomondo, San Gimignano | 2 agosto 2024

A MAN IN A ROOM, GAMBLING
Quartetto Nous Ekaterina Valiulina violino,  Alberto Franchin violino, Sara Dambruoso viola, Riccardo Baldizzi violoncello, Giuseppe Ettorre contrabbasso
voce recitante Angelo Romagnoli

Galleria Continua, San Gimignano | 2 agosto 2024

BODYSCALPING/Architetture dinamiche per il corpo
ideazione e performance di Massimo Bevilacqua
suono e sistemi interattivi e live electronics di Piero Bindi, Irene Fortunato, Lorenzo Milani e Simone Pistolesi
realizzazione abito/scultura Benedetta Orsoli/Lab.Gallery Studio
progettazione tessuto in maglia Eleonora Vizzi/Linea Più
elaborazioni video Massimo Bevilacqua e Alessio Bianciardi
elementi scenici Loris Giancola
riprese e montaggio video Roberta Isopi e Alice Imbriani
un progetto di Teatro Studio Krypton in collaborazione con Conservatorio Luigi Cherubini

Loggia dei Leggieri, San Gimignano | 3 agosto 2024

NON TUTTI SANNO CHE…
con ResExtensa Dance Company
ideazione e direzione Elisa Barucchieri

Rocca di Montestaffoli, San Gimignano | 3 agosto 2024

* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.