GIULIA BONGHI | Potere e Politica sono i fili che intrecciano il programma del Festival Verdi 2024, scelti per la loro attualità nel dibattito culturale e sociale (e quando mai non lo sono?). Le danze si aprono con Macbeth, nella sua versione francese, al Teatro Regio di Parma. Seguono i nuovi allestimenti de La battaglia di LegnanoUn ballo in maschera, Attila in forma di concerto, diretto da Riccardo Frizza, l’immancabile Messa da Requiem e il Gala Verdiano, diretti da Francesco Lanzillotta e James Conlon.

La Verdi Street Parade, com’è oramai da prassi, ha invaso la città, inaugurando il Festival e il Verdi Off. L’autunno a Parma, con i suoi colori caldi, le brezze fresche, le castagne e le zucche, vibra nell’aria accompagnato dalle melodie verdiane. Musicisti, cantanti, attori, ballerini, acrobati e artisti visivi, animano strade e piazze con performance ispirate alla musica e alla figura di Giuseppe Verdi.
Di ben più cupe atmosfere è il melodramma adattato dalla tragedia shakespeariana. Dopo l’iniziale insuccesso del 1847, l’opera fu eseguita a Parigi nel 1865, con il libretto di Francesco Maria Piave tradotto in francese da Charles Louis Étienne Nuitter e Alexandre Beaumont.

Ph Roberto Ricci

Il lavoro verdiano fornisce una lucida rappresentazione del potere, attraverso non un solo uomo – come succede in altre opere come Don Carlo o Simon Boccanegra – ma una coppia, che si isola dal resto del mondo perseguendo il proprio obiettivo. La strada da percorrere è brutale e sanguinaria; questa violenza distruttiva consuma i due protagonisti levando a poco a poco tutto ciò che c’è di umano in loro.
Per questo nuovo allestimento, Pierre Audi ha inserito il dramma in un teatro, dove l’ordine e il decoro nascondono le peggiori atrocità. Dietro il sipario di un rosso ematite – dalla parola greca haima che significa sangue – avvengono le cospirazioni segrete dei due usurpatori. Il terzo e il quarto atto mostrano invece un luogo della mente, una griglia inflessibile: la prigione dentro la quale sono reclusi i protagonisti.

Le scene, firmate da Michele Taborelli, scorrono fluide, con cambi semplici e rapidi. Pochi gli elementi scenici – per lo più sedie e piccola attrezzeria – ed essenziali i costumi di Robby Duiveman. A completare il team creativo: Jean Kalman e Marco Filibeck firmano le luci e Pim Veulings le coreografie.
Una delle grandi differenze dalla versione italiana dell’opera, è l’ampia sezione ballabile del terzo atto, caro al melodramma francese. In questo caso i ballerini rappresentano le dinamiche della coppia, il potere manipolatorio di Lady Macbeth e l’impotenza del marito soggiogato.

Ph. Roberto Ricci

Fin dall’inizio è evidente quanto Macbeth sia totalmente asservito; la figura giunonica di Lidia Fridman restituisce una Lady che prevarica e opprime gli individui maschili, come se la brama di potere enfatizzasse la sua forma. Macbeth emerge come personaggio debole, un burattino che sviene molto spesso nel corso dell’opera, ma intenso vocalmente grazie al timbro scuro e stentoreo di Ernesto Petti.
La recitazione nell’insieme è composta, trattenuta; anche i momenti più intensi e drammatici, come l’assassinio di Banquo, sono pacati. La forma del potere, in questo allestimento, è simmetrica, ordinata, con pochi colori: bianco e nero, il rosso del sangue e il verde della follia, l’oro degli oggetti iconici e l’argento delle lame. In qualche modo è come se tutto ciò che accade dovesse accadere, anche se deplorevole.
D’effetto sono i piccoli involucri di plastica che rappresentano l’infanticidio della famiglia Macduff, ma anche tutti i corpi innocenti vittime della guerra. «Il male passa presto» afferma, glaciale, Lady Macbeth.

Avendo assistito alla Prova Generale, sarebbe futile dare un’impressione sulla prova canora – così come su altri elementi di natura scenica di cui non ho fatto parola. Tuttavia, posso dire che complessivamente il cast è molto efficace: Riccardo Fassi (Banquo), Luciano Ganci (Macduff), David Astorga (Malcolm) e Natalia Gavrilan (La Comtesse), Rocco Cavalluzzi (Un Médecin), Eugenio Maria Degiacomi (Un serviteur/Un sicaire/Premiere fantôme).

Roberto Abbado è sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani. L’espressione, il timbro, il colore, quel nuovo tipo di vocalità che Verdi stava cercando, scostandosi dal belcanto, emergono grazie alla bacchetta abile del direttore, in questa musica dai forti contrasti, non priva di compassione. Come scrive lo stesso Abbado, «la grandezza di Verdi sta nel presentarci la Lady, nell’introduzione orchestrale – della scena del sonnambulismo – con un bellissimo tema, così triste, così intenso e carico di pietà. E qui Verdi ci mostra che riesce a provare un sentimento di pietà persino nei confronti di quest’assassina. Un sentimento, la pietas, che Verdi dimostra di provare in maniera anche più intensa per Macbeth, che nel suo complesso dipinge con tratti più umani».

Ph Roberto Ricci

La battaglia di Legnano è il secondo nuovo allestimento del Festival, in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna, con la regia di Valentina Carrasco, le scene di Margherita Palli, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Marco Filibeck.
L’opera, su libretto di Salvadore Cammarano da La Bataille de Toulouse di Joseph Méry, si distingue per il sentimento patriottico, presente nelle note di quasi tutta la partitura. Sullo sfondo di quella che è stata “la caporetto” dei tedeschi, la sconfitta di Federico Barbarossa da parte della Lega lombarda (1176), i sentimenti amorosi sono adombrati dalla vicenda politica.

Lida, la donna contesa – che è pure il titolo di un film del ’28 –, nella presentazione del suo personaggio le sue prima parole sono: «Amo la patria, immensamente l’amo». Nel ruolo debutta Marina Rebeka, molto generosa con il pubblico della Generale, che rivela la sua disinvoltura nella padronanza della tecnica, un colore nitido e brillante, nonché dinamiche espressive e agilità. Assieme a lei: Antonio Poli (Arrigo), Riccardo Fassi (Federico Barbarossa), Vladimir Stoyanov (Rolando), Alessio Verna (Marcovaldo), Emil Abdullaiev (Il Podestà di Como/Primo Console di Milano), Bo Yang (Il Console), Arlene Miatto Albeldas (Imelda), Anzor Pilia (Uno Scudiero di Arrigo/Un Araldo).
Diego Ceretta dirige l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna, preparato da Gea Garatti Ansini.

Se negli anni del debutto dell’opera – la prima esecuzione è del 1849 – i sentimenti nazionalisti erano anche senso di unione e identità, oggi conosciamo il prezzo delle guerre e delle lotte per le egemonie, avendo alle spalle dittature, due guerre mondiali e una guerra fredda.

Ph. Roberto Ricci

L’idea registica è stata di rappresentare l’iconografia della battaglia e insieme gli orrori che comporta. Carrasco ha scelto di concentrarsi sull’elemento equestre e il cavallo è diventato emblema di chi e cosa viene sacrificato. «Il cavallo è stato fino al XX secolo l’animale a più stretto contatto con l’uomo, il più addomesticabile e il più generoso. Al punto che lo accompagna a morire in guerra» afferma la regista. Continua: «in guerra il prezzo lo pagano spesso coloro che non l’hanno né iniziata né voluta. Coloro che, anche in caso di vittoria, non ne trarranno nessun beneficio».
Numerosi cavalli carrellati popolano le scene essenziali dell’opera, dapprima spazzolati e curati, poi stremati e abbattuti. Il potere e la politica hanno in questo allestimento la forma della distruzione generalizzata, della massa unita che va in guerra, del sacrificio. Hanno anche la forma visiva delle sagome in controluce e delle pose plastiche degli affreschi. I cavalli in questo allestimento, così come le giovani vittime del Macbeth, sono i rappresentanti di tutti gli innocenti coinvolti nelle brutali vicende provocate dall’ambizione.

 

MACBETH
Versione in francese, Parigi 1865

Melodramma in quattro parti di Francesco Maria Piave
Traduzione in francese di Charles Louis Étienne Nuitter e Alexandre Beaumont
Musica di Giuseppe Verdi
Revisione a cura di Candida Mantica sull’edizione critica a cura di David Lawton

Macbeth Ernesto Petti
Lady Macbeth Lidia Fridman
Banquo Michele Pertusi / Riccardo Fassi (13)
Macduff Luciano Ganci
Malcolm David Astorga
La Comtesse Natalia Gavrilan
Un serviteur/Un sicaire/Premiere fantôme Eugenio Maria Degiacomi
Deuxième fantome Agata Pelosi
Troisième fantôme Alice Pellegrini
Filarmonica Arturo Toscanini
Direttore Roberto Abbado
Coro del Teatro Regio di Parma
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia Pierre Audi
Scene Michele Taborelli
Costumi Robby Duiveman
Luci Jean Kalman, Marco Filibeck
Coreografie Pim Veulings

Teatro Regio di Parma | 21 settembre 2024

 

LA BATTAGLIA DI LEGNANO
opera in quattro atti su libretto di Salvadore Cammarano
Musica di Giuseppe Verdi

Federico Barbarossa Riccardo Fassi
Lida Marina Rebeka
Arrigo Antonio Poli
Rolando Vladimir Stoyanov
Marcovaldo Alessio Verna
Il Podestà di Como/Il Console di Milano Emil Abdullaiev*
Il Console Bo Yang*
Imelda Arlene Miatto Albeldas*
Uno Scudiero di Arrigo/Un Araldo Anzor Pilia*
*Allievi e già allievi dell’Accademia Verdiana
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Diego Ceretta
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
Regia Valentina Carrasco
Scene Margherita Palli
Costumi Silvia Aymonino
Luci Marco Filibeck

Teatro Regio di Parma | 22 settembre 2024