RENZO FRANCABANDERA | Teatro Magro, compagnia teatrale mantovana di lunga militanza artistica, arriva, proprio in questi giorni, al venticinquesimo anniversario dall’inizio delle attività: la cooperativa ha celebrato il 21 settembre scorso, con una festa, le proprie nozze d’argento con il palcoscenico, spalancando le porte della sua sede, nella prima periferia di Mantova. Lo spazio che accoglie i visitatori è un autentico gioiello di riconversione urbana: un’ex officina trasformata in uno scrigno drammaturgico. La sala prove, interamente avvolta in un nero profondo, si presenta come un ambiente austero ma versatile, emblema di una periferia che rinasce attraverso l’alchimia dell’arte.
A fare gli onori di casa, guidandoci attraverso questo tempio della creatività, è Flavio Cortellazzi, regista e cuore pulsante di Teatro Magro sin dalla sua nascita, fautore di una personale visione artistica che ambisce da sempre a sfidare le convenzioni e a ridefinire, spostandoli, i propri confini artistici all’interno del linguaggio della performatività contemporanea.
Com’è nato Teatro Magro?
Teatro Magro si è formato nel terreno culturale nel 1988, quando un gruppo di sei giovani, me incluso, diede vita a un’associazione: ciò che iniziò come un laboratorio teatrale sperimentale si è evoluto, nel 1999, in una cooperativa sociale, di cui oggi celebriamo il quarto di secolo. Il tempo ha portato a un fisiologico cambiamento nell’assetto societario: dei pionieri originari, solo due persistono. Gli altri hanno continuato a orbitare nel cosmo della cultura; tra loro spicca Andrea Caprini, ora assessore al Welfare del Comune di Mantova.
Qual è l’essenza di Teatro Magro e quali sono le vostre aspirazioni artistiche?
La nostra cifra stilistica, come suggerisce il nostro nome, è la ricerca dell’essenzialità. Teatro Magro rifugge il ridondante, gli stereotipi, l’archeologia teatrale. Le nostre produzioni sgorgano da concezioni originali e la nostra drammaturgia si radica nell’individuo, prima ancora che nel personaggio. Esploriamo il labile confine tra persona e personaggio, un territorio fertile per la creazione artistica. In questa dialettica, ogni individuo plasma un personaggio e, a sua volta, ogni personaggio trae vita dall’essenza di chi lo incarna.
Quali modifiche nel linguaggio dello spettacolo dal vivo ritieni importanti ai fini della vostra pratica?
Il teatro contemporaneo si è necessariamente sintonizzato sulle frequenze dell’attualità, scrutando le profondità dell’animo umano nel complesso scenario odierno. Teatro Magro incarna questa nuova direzione, portando la sua arte in luoghi non convenzionali: dalle aule scolastiche alle case di riposo, fino alle carceri. I protagonisti stessi si sono evoluti: da anni collaboriamo con rifugiati, amplificando le loro voci e narrazioni. Nonostante i mutamenti, il teatro non è in declino. Al contrario, la sua essenza rimane inossidabile. A differenza del cinema, la presenza fisica dell’attore teatrale è eterna, immune alle incursioni dell’Intelligenza Artificiale. Se il cinema potrebbe un giorno dissolversi, il teatro resterà sempre un baluardo dell’espressione umana.
Quale filosofia c’è dietro il vostro radicamento territoriale?
Il nostro legame con il territorio mantovano è viscerale. Non ci concepiamo come una compagnia nomade, bensì come un ensemble stanziale. Il nostro fine ultimo non è l’itineranza nazionale, ma la creazione di un dialogo vivido con la nostra comunità. Ciò non preclude collaborazioni con marchi di prestigio, anche internazionali, o performance aziendali. Tuttavia, Mantova rimane il nostro baricentro creativo. Ne è esempio il recente Walkie Talkie, parte della rassegna Virgilio Me Genuit, preludio all’apertura del museo virgiliano nel Palazzo del Podestà. Questo evento, che fonde performance e passeggiata urbana, mira a tessere un filo tra il pubblico, l’arte teatrale e il patrimonio culturale mantovano.
Quali sono le prossime tappe di Teatro Magro?
Ottobre sarà un mese particolarmente denso: oltre alla ripresa delle attività laboratoriali presso la nostra sede, ospiteremo un meeting europeo, nell’ambito del progetto Erasmus + Ex.tre.m., incentrato sullo scambio di buone pratiche nell’utilizzo del teatro come strumento di espressione e di emancipazione per persone con background migratorio. È un lavoro che si sta radicando e per noi è grande motivo di orgoglio ospitare partner dal Belgio, dalla Germania, dalla Grecia.
Un’altra progettualità fondamentale è della relazione con la rete 4D teatro, che vede collaborare quattro realtà mantovane del teatro contemporaneo. Presenteremo una rassegna dedicata nella seconda parte dell’anno, con artisti ospitati e nuove produzioni nostre tra cui Hit Parade, uno spettacolo per parlare della musica come linguaggio universale dell’umanità.
Come è stata la vostra festa di compleanno? Ci racconti come è andata la serata del 21 Settembre “D’ARGENTO”?
Il 21 Settembre è stata una serata evento nella nostra sede, per celebrare il quarto di secolo di Teatro Magro, una festa con il nostro stile particolare, con convivialità e musica. L’evento è stato impreziosito da un’installazione retrospettiva che cattura l’essenza dei nostri 25 anni di attività. Abbiamo esteso l’invito a personalità da tutta Italia, e abbiamo avuto un’affluenza significativa.
Qual è il frutto più prezioso di questo percorso venticinquennale?
La metamorfosi di una passione in una realtà imprenditoriale solida, capace di generare opportunità lavorative,09 è la nostra più grande conquista. Poter vivere della propria arte è un privilegio inestimabile. Siamo un’entità ibrida: gruppo teatrale e azienda, con le sue dinamiche economiche e creative. Ormai radicati nel tessuto culturale del territorio, perseguiamo un costante perfezionamento. Il nostro centro è l’ascolto attivo del tempo attuale, mantenendo un dialogo ininterrotto con la società. Questa osmosi tra vita e arte permea le nostre produzioni, è la sinergia tra il mondo e il teatro.