MARIA FRANCESCA SACCO * | L’autunno riconsegna tutti ai propri doveri, all’abitudinarietà, alle agende da riempire, ma anche alle nuove stagioni teatrali che attendono il proprio pubblico. Quella di Pacta dei Teatri, quest’anno, si presenta ricca e dinamica: dal 2 ottobre il calendario comprende sessantuno spettacoli, tra cui venti prime assolute, tre progetti speciali e ben due festival internazionali.
Abbiamo parlato con Annig Raimondi, direttrice artistica del Pacta dei Teatri, associazione sempre alla ricerca di nuovi linguaggi che Raimondi fonda nel 2008 e che, dal Teatro Oscar di Milano in cui stanziava dal 20210, arriva nel 2016 al Salone di via Dini nel bel quartiere di Ticinello (Milano) dove oggi si assiste agli spettacoli.
Questa ricca stagione è alle porte e ha come filo conduttore ciò che voi avete trovato nel concetto di affordance. Cosa si intende?
Mi interessava sviluppare l’idea di quel filo che ci lega agli spettatori, noi come ambiente e come azione all’interno di un ambiente. Questa parola, affordance, viene usata in psicologia, ma anche nel design per intendere opportunità di azione: la traduzione in italiano sarebbe “permettere, donare una possibilità”. Non si parla del soggetto o dell’oggetto, nel senso attore e spettatore come entità separate, ma della relazione che si crea tra i due durante gli spettacoli e tutti i nostri progetti.
Avete in programma una serie di progetti che abbracciano tematiche molto varie, dalla scienza alla filosofia, passando per i diritti delle donne.
Si, questo ci permette di spaziare e allargare le proposte, ma d’altra parte dà la possibilità al pubblico di orientarsi su più proposte, seguendo lo sviluppo dei diversi progetti. Ad esempio, c’è quello della musica sperimentale, Pactasoundzone, in cui la scena si fonde con le sperimentazioni musicali dal jazz all’elettronica. Per quanto riguarda la danza, c’è Apriamo le gabbie che si sta allargando a livello internazionale con compagnie giovani che hanno collegamenti fuori dal nostro Paese. Del resto, il nostro è un palco adattissimo alla danza ed io ne vorrei sviluppare sempre di più questa potenzialità: c’è, infatti, nello spazio del Pacta Salone, questo livello che accomuna e fonde spettatore e ballerino, dando una levatura diversa alla danza e permettendo al pubblico di sentirsi dentro a quel momento. Anche per il teatro è cosi, ma la danza è un diverso fluire e fruire, e ha bisogno di questi respiri che il palcoscenico all’italiana non riesce a dare.
Come tutti gli anni proponete molte attività didattiche.
Si, infatti, sia nelle scuole, ma anche a livello più professionale, come ad esempio il Master di Regia. Questo è fondamentale perché ci permette di sviluppare progetti come la Vetrina contemporanea e La Crême de La Crême che è la rassegna che presenta giovani compagnie che hanno, qui con noi, l’opportunità di mettere in scena le loro ideazioni. Diamo, insomma, gli strumenti a chi ha talento per iniziare una strada in modo consistente.
Con tutti questi progetti accogliete sicuramente tanti pubblici diversi: qual è l’idea di teatro che perseguite?
Penso che il teatro sia un luogo di ritrovo in cui avviene una fusione delle conoscenze e dei saperi, dove si discute di problemi: per questo, per noi, una linea importante è quella delle reti internazionali con cui confrontarsi. Presentiamo, infatti, un festival biennale, Clashing Classics, vincitore di un progetto europeo che vede Francia, Germania e Italia come protagoniste, ciascuna con una reinterpretazione di un grande classico nazionale che poi viene seguito in streaming, in contemporanea nei tre Paesi: tre pubblici uniti in uno solo grazie alla tecnologia. Quello che noi abbiamo scelto di portare in scena è Il gioco delle parti di Pirandello che è la firma filosofica del pensiero dello scrittore e che non è altro che la commedia che rappresentano i sei personaggi ne I sei personaggi in cerca d’autore, quando appunto entrano in scena.
E poi ci sono gli altri progetti, per esempio quello sulla scienza.
Nell’ambito della scienza, è importante per noi ScienzaInScena – Teatro Matematica che unisce il linguaggio del teatro a quello scientifico facendole dialogare, raccontando anche alcune personalità di spicco in materia.
All’interno della rassegna DonneTeatroDiritti, invece, vorrei ricordare lo spettacolo Dalser La Mussolina con Michela Embriaco che racconta della prima moglie di Mussolini che lui rinchiude in un ospedale psichiatrico in quanto un po’ scomoda.
Nella stessa rassegna presentiamo una riscrittura di Dorian Gray di Oscar Wild, Il ritratto di Dorian Gray, ovvero la moda dell’eccesso, in cui si indaga su come il protagonista abbia fatto della sua bellezza una malattia. Tema attualissimo basti pensare a quello che ritroviamo nei social, divenuti specchio attraverso i quali il narcisismo si riconosce.
Per quanto riguarda la categoria New classic avremo Progetto Kafka: quattro giorni dedicati a Kafka, per celebrarne il centenario dalla morte. Ci sarà la presentazione del libro Kafka: “fino al nervo scoperto” di Patrizia Crippa e Pietro Andujar e due proiezioni di Lorenza Mazzetti, restaurate di recente. Ci saranno anche due spettacoli teatrali, La passeggiata improvvisa con la regia di Giovanni Battista Storti e Il cane, presentato dall’allievo di Grotowsky, François Kahn. Insomma, una serie di stimoli per riflettere sulla scrittura di Kafka e per omaggiarne l’ecletticità.
E qual è il primo appuntamento della stagione?
La stagione parte con Witch is, nel progetto Vetrina Contemporanea, il 2 ottobre. Questo spettacolo è realizzato da una giovane compagnia di Firenze che vuole riflettere sulla figura della strega e il modo di percepire la sessualità femminile durante lo sviluppo della società capitalistica. La drammaturgia è di Francesca Mignemi per un cast tutto femminile ma soprattutto giovane, che è una scelta non casuale per noi che apprezziamo e valorizziamo il punto di vista dei più giovani.
Associazione culturale Pacta.dei Teatri
* PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture in collaborazione con docenti e università italiane per permettere la formazione di nuove generazioni attive nella critica dei linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac accoglie sul sito le recensioni di questi giovani scrittori seguendone la formazione e il percorso di crescita nella pratica della scrittura critica.