SARA PERNIOLA | Ogni anno, tra agosto e settembre, la città di Andria si trasforma in un palcoscenico vivo, ospitando il Festival Internazionale Castel dei Mondi, rassegna teatrale di arti performative dalla natura profondamente trasversale, organizzata grazie al sostegno della Regione Puglia e del Teatro Pubblico Pugliese.                                    Giunto quest’anno alla sua ventottesima edizione (dal 30 agosto al 12 settembre), il festival – guidato anche quest’anno da Riccardo Carbutti – si pone da sempre l’obiettivo di modellarsi come un laboratorio creativo di stampo internazionale dove sperimentare nuove forme di relazione tra arte, pubblico e territorio, invitando il pubblico a partecipare attivamente e a scoprire nuove forme di espressione artistica.
Ispirato nel logo alla maestosa fortezza federiciana che si trova poco distante e con cui gioca sul nome, il festival Castel dei Mondi offre un ricco e variegato programma dove teatro, musica, danza, workshop e installazioni, si intrecciano tra loro, affrontando temi di grande attualità come l’identità, la sostenibilità e soprattutto la memoria, individuale e collettiva.

Raccontiamo di uno degli ultimi giorni del festival, partendo dalla mostra Exodus del celebre artista cubano Michel Mirabal. Militante e con 50 mostre personali alle spalle e circa 70 mostre collettive, già ospite della Biennale di Venezia nel 2013, stimato da personaggi come Fidel Castro e lo scrittore Gabriel Garcia, Mirabal approfondisce in questa occasione una vicenda politica ed umana – quella della migrazione – particolarmente intensa e urgente.  Il progetto Exodus – patrocinato dall’Ambasciata di Cuba in Italia – viene accolto nel prestigioso ed elegante Palazzo Spagnoletti in Piazza Catuma, adibito per l’occasione a contenitore culturale: l’insieme delle opere – quadri, sculture, video, grandi installazioni – riempie, così, gli spazi in stile tardo rinascimentale dell’edificio, esplorando l’interconnessione tra le opere d’arte e l’esperienza quotidiana.   

ph. Vincenzo Fasanella

Ciò che abbiamo di fronte sono frammenti di un puzzle esistenziale, dove il tema del distacco e della morte è affrontato con una drammaticità struggente: le centinaia di passaporti l’uno accanto all’altro testimoniano il passaggio da diverse realtà di vita; i fantocci paurosi, seduti come un pubblico in platea, che guardano un video sulla migrazione, sono identità fantasmatiche e lacrimanti, lacerate dal passato; la serie con le bandiere cubane, i fiori e il filo spinato rappresentano «le cose che ci fanno male, che sono irrisolte, le persone che lasciano», come ha affermato l’artista stesso.
Mirabal unisce, così, la forza del segno pittorico alla passione per le grandi e indimenticabili cause sociali, creando opere coerenti e coraggiose all’interno di un’esperienza estetica profondamente impattante. Un percorso che enfatizza i simboli di Cuba e che si direziona, poi, dappertutto, facendo comprendere come il fenomeno delle migrazioni interessi in modo crescente ogni regione del mondo e ogni individuo. 

ph. Vincenzo Fasanella

Assistiamo all’ultimo spettacolo del programma del festival – Quijote – della compagnia teatrale valenciana Bambalina, in scena presso l’auditorium della Biblioteca Comunale Giuseppe Ceci e riproposto in occasione della commemorazione del quarto centenario della pubblicazione della seconda parte del Don Quijote e della morte di Miguel de Cervantes.
Qui il capolavoro letterario viene reinterpretato in maniera metaforica e criptica, attraverso una lingua inventata ma profondamente espressiva, condensando i valori universali del romanzo in un’atmosfera suggestiva che mischia il gotico con l’espressionismo. Durante questa densissima ora di teatro di figura osserviamo le due marionette – che rappresentano Don Chisciotte e il fido servitore Sancho Panza – agitarsi sulla scena come se fossero vive, animate da un’intensità passionale, quasi esagerata, da parte dei performers manovratori: è come se costoro riuscissero a raggiungere la perfetta padronanza di sé, l’equilibrio tra tutte le loro emozioni e la capacità di rispondere con il loro corpo a tutti gli impulsi della mente e del linguaggio dei personaggi cui danno vita.

ph. Vincenzo Fasanella

Questa stretta e paradossale relazione tra le marionette e i corpi umani degli attori si risolve, dunque, nel constatare come l’aspetto organico (il corpo) e quello inorganico (la marionetta) non risultino in opposizione, ma, al contrario, inscindibilmente e intimamente connessi. Una logica correlativa determinata dalla bravura degli attori Pau Gregori e Jorge Valle, i quali, vestiti di nero, creano un gioco di luci e di ombre in una costante tensione tra due polarità che si sviluppa con gesti precisi, netti e travolgenti, e con una musica decisa e ricca di sfumature.
All’interno di questo meccanismo di perenne trasformazione – poiché marionette e attori vibrano, agiscono, pensano, entrano in relazione tra di loro in modalità sempre differenti – viene rappresentata l’immagine di un cavaliere errante in cerca di sé stesso, un personaggio complesso e sfaccettato che intraprende un viaggio interiore che lo porta a confrontarsi con i limiti della propria immaginazione.                                                                                                             
Una pièce, in conclusione, che nella sua totalità intriga moltissimo lo spettatore, e che ha come maggiore punto di forza l’espressività vocale degli attori, i quali, attraverso una lingua puramente inventata fatta di un grammelot di parole, urletti e sospiri dalla diversa tonalità, veicolano il contenuto e il messaggio di una rappresentazione sorprendente. 

ph. Vincenzo Fasanella

In questo squarcio finale dell’edizione 2024, il Festival Castel dei Mondi si conferma essere un incubatore di idee, un laboratorio di sperimentazione artistica, un luogo dove artisti e pubblico si incontrano per esplorare nuovi linguaggi e confrontarsi sulle costanti sfide del nostro tempo. Un evento ormai storico, che continua ad interessare un vasto pubblico, vestendosi di sempre maggiore interdisciplinarietà e arricchendo il panorama culturale non soltanto di Andria, ma di tutto il territorio. 

EXODUS 

di Michel Mirabal
curatore della mostra Nelson Herrera Ysla 
curatori associati Quique Alvarez, Gustavo Vilariño, Riccardo Carbutti 
video Alejandro Perez 
musica Frank Fernandez
produzione Ingenieria del Arte 
progetto di allestimento Ricardo Sánchez Cuerda 

QUIJOTE 

direzione Carlos Alfaro                                                                                          sceneggiatura Jaume Policarpo
musica Joan Cerverò
attori Pau Gregori e Jorge Valle 
costruzione delle marionette a cura di Miguel Angelo Camacho 
vestiario delle marionette ADAME  
fotografia Vicente A. Jiménez                                                                                  produzione esecutiva Ruth Atienza                                                                              video Sergio Serrano                                                                                              distribuzione Marisol Liminana

Castel dei Mondi, Andria – 10 settembre 2024